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Gli Stati Uniti del tycoon non vogliono più fare da grande ordinatore globale. Pensano che 8 miliardi di abitanti siano troppi da controllare. E credono che l’Ue abbia portato a casa loro la guerra culturale del politically correct. Qando Vance dice a Zelensky «non siete grati» in realtà si rivolge a tutti noi
Gli europei cosa non capiscono dell’America? Le risposte possono essere molteplici ma qui se ne tentano solo alcune. Innanzi tutto gli europei sono abituati agli Stati Uniti come garanti dell’ordine mondiale. Da noi è quasi banale pensare che Washington sia il grande ordinatore, la superpotenza che si incarica di mettere o ristabilire l’ordine. Ci sono dei momenti della storia in cui l’America è sfidata da altre potenze (la Germania nazista, l’Unione sovietica, oggi la Cina), ma è indubbio che rimanga la principale e quindi la più responsabile fra le potenze.
Tuttavia la maggioranza degli americani non la pensa così. Molti (da sempre ma oggi di più) percepiscono tale ruolo come indigesto, gravoso e senza contropartite. Non credono che l’America possa “redimere” il mondo o cambiarlo in meglio. Di conseguenza non sopportano la postura irresponsabilizzata degli europei che rifiutano di impegnarsi.
Quando JD Vance dice a Volodymyr Zelensky «non siete grati» in realtà si rivolge a tutti gli europei. Questo è il pensiero della Middle America, quella interna, perlopiù bianca, protestante (oggi neo evangelicale), ultra-conservatrice e di ceto medio-basso, che ora è maggioritaria perché si è alleata ai ceti emergenti dei latinos e delle altre minoranze. Questa America “profonda” rinfaccia all’Europa anche di avere influenzato l’America urbana, quella mista delle coste (California e stati democratici della costa est) con la cultura politicamente corretta e wokista.
Pensare l’opposto
Mentre gli europei pensano esattamente l’opposto, la Middle America ci crede responsabili del cambiamento che l’America democratica ha subito in questi decenni, divenendo imbelle, ossessionata dall’odio di sé e revisionista di tutta la storia americana. Descrivere come fondamenti dell’America lo schiavismo, il suprematismo bianco (detto anche privilegio) e via dicendo; favorire il Black Lives Matter proponendo una coalizione tra minoranze: tutto questo è indotto da un’Europa decadente e ha svilito la grandezza dell’America.
L’ideologia europea dei diritti avrebbe infettato gli Stati Uniti facendo vergognare molti americani della loro storia e di loro stessi. In tal senso la Middle America è molto arrabbiata: per colpa europea è costretta a condurre una guerra culturale interna contro concittadini traviati che hanno abbandonato lo spirito guerriero delle origini negando la tradizione storica. Gli americani di Trump pensano che ciò sia una “europeizzazione” del loro paese. Trump lo dichiara apertamente: «Non dobbiamo diventare come gli europei».
Quel che dicono i numeri
Va detto che in tema di agenda progressista, le sinistre europee e il partito democratico Usa sono molto più simili che in passato. Esiste poi una ragione oggettiva che frema il desiderio di voler governare il mondo: i numeri. Al vertice della loro potenza gli Stati Uniti avevano a che fare con un globo di circa 3-4 miliardi di abitanti. Nel 1960 gli americani erano 180 milioni contro i 120 sovietici. Oggi un mondo di 8 e più miliardi non è ritenuto governabile.
Meglio quindi ritrarsi un poco nel proprio emisfero, anche se gli europei gridano al tradimento: l’importante è far fallire i tentativi degli altri due rivali di prendere il primo posto. Trump chiede il possesso di Canada e Groenlandia: se li ricevesse si riterrebbe soddisfatto perché avrebbe allargato il controllo sull’emisfero occidentale.
È il medesimo schema della lite con Zelensky: se si vuole che gli Usa si occupino della difesa dell’Occidente, quest’ultimo deve pagare e partecipare. Americani ed europei non danno lo stesso valore al termine “Occidente”. Per Trump e i suoi Occidente è sostanzialmente l’America con il suo estero vicino. L’Europa rappresenta una zona di frontiera (e quindi di attrito) con altri imperi: quello russo e per estensione quello cinese, cioè con il continente euroasiatico.
Visioni future
Questo non significa che a Washington non interessi l’Europa, ma certamente si fa una differenza tra Europa occidentale e orientale: non hanno il medesimo valore strategico. Cedere un pezzo di Ucraina alla Russia pur di ricucire con Mosca (allontanandola da Pechino), non fa scandalo, a Washington anzi: pare un prezzo piccolo da pagare.
Ce n’è anche per la vecchia destra Usa: per i trumpiani il conservatorismo (soprattutto quello compassionevole di Bush jr) ha fallito perché non è riuscito a contrastare efficacemente il liberalismo dei democratici, anzi l’ha favorito non opponendosi alla globalizzazione che è stata anti-identitaria e non ha protetto l’economia americana. Dal canto loro i neocon credevano nel regime change mentre i trumpiani accettano di dialogare con avversari e amici senza pretendere di cambiarli.
Chiarito ciò che non vuole fare, quello che ancora manca a Trump è un programma su ciò che desidera fare, la sua visione futura. Ma su questo tutto è ancora vago.
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