Ricchiuti: no al riarmo europeo. Il dialogo unica via per risolvere i conflitti

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Il presidente di Pax Christi Italia critica la scelta europea di voler destinare 800 miliardi per nuove spese militari: “La strada della contrapposizione bellica non è quella giusta. E tutto questo è un futuro che non ci dovrebbe appartenere e non ci piace”. L’obiettivo vero, indica l’arcivescovo, dovrebbe essere quello di ricostruire l’entità politica ed istituzionale dell’Europa in grado davvero di portare ad una reale pacificazione”

Federico Piana – Città del Vaticano

Difesa e sicurezza sono parole che in questo momento i vertici europei stanno usando “in modo ipocrita”. Anzi, di più, “le usano per prenderci in giro”.  Non usa mezzi termini, monsignor Giovanni Ricchiuti parlando a proposito del progetto che prevede “800 miliardi di euro per riarmare l’Europa, non certo per la difesa e la sicurezza”.  In un colloquio con i media vaticani, il presidente di Pax Christi Italia e arcivescovo emerito di Altamura—Gravina—Acquaviva delle Fonti denuncia con forza quello che a lui e al movimento cattolico internazionale per la pace in queste ore sta preoccupando di più: “Il fatto che il principio della deterrenza militare stia imprimendo all’Europa un’inversione di marcia rispetto ai valori fondativi che l’hanno caratterizzata finora, valori che hanno sempre negato l’utilità della guerra e hanno privilegiato il dialogo ed il confronto”.

Politica e diplomazia

È un no enorme il suo. Un no all’aumento delle spese militari per l’acquisto di nuove armi che dovrebbe spaventare tutti: credenti e non credenti, laici e consacrati, giovani ed anziani. Un no alla presunta ineluttabilità del destino di un’ Europa che, avendo fallito l’azione diplomatica per tentare di risolvere la tragica guerra in Ucraina, ora non vede altra soluzione che quella muscolare. “La strada della contrapposizione bellica non è quella giusta – è l’indicazione – e  tutto questo è un futuro che non ci dovrebbe appartenere e non ci piace. L’obiettivo vero dovrebbe essere quello di ricostruire l’entità politica ed istituzionale dell’Europa in grado davvero di portare ad una reale pacificazione”.

Escalation militare

Mentre in Francia, Gran Bretagna e Germania il dibattito sul riarmo sta entrando sempre più nel vivo con l’ipotesi di accelerare per ottenere al più presto dei fondi coinvolgendo anche le imprese private, monsignor Ricchiuti ricorda che le prime due sezioni di Pax Cristi — fondata ormai 80 anni fa dalle ceneri della Seconda Guerra mondiale — sono nate in Francia e Germania. “Sbalordisce vedere che oggi proprio i francesi ed i tedeschi siano i maggiori promotori di una pericolosa escalation militare aderendo ad un assioma che sembra essere tornato di moda: se vuoi la pace prepara la guerra. Ma noi, invece, stiamo con Paolo VI che ebbe a dire: se vuoi la pace prepara la pace”.

Ascolta l’intervista a monsignor Giovanni Ricchiuti

Maggiore coraggio

Quello che l’arcivescovo non ama è anche un termine, che giudica errato: “Non mi piace essere definito pacifista, preferisco il termine pacifico perché sta ad indicare un uomo che con i suoi comportamenti, con i suoi atteggiamenti, modella, forma, il mondo alla pace. E preparare il mondo alla pace vuol dire non rifiutare la diplomazia, non negare il negoziato”. Che però ci voglia molto coraggio per imboccare una strada così lui ne è fortemente consapevole. “Ma noi lo pretendiamo da chi governa i popoli, però non veniamo mai ascoltati. I nostri politici devono prendere il coraggio di camminare su altre vie, vie che conducono alla pace”. Come quella che lui considera l’unica possibile per risolvere il conflitto in Ucraina e che potrebbe essere lunga ma fruttuosa: “Ci vorrebbe l’opera di un soggetto pacificatore che si inserisca tra i due contendenti e li faccia ragionare perché i torti non sono solo da una parte. Oggi la soluzione è una pace che salvaguardi le esigenze di entrambi i contendenti. L’Europa, insieme a Cina e Stati Uniti, deve farsi ambasciatrice e non pensare al riarmo”.

Diritti fondamentali

C’è un’altra questione per la quale il presidente di Pax Cristi è contrario quell’investimento iniziale di 800 miliardi di euro destinato a scopi militari: quei soldi verrebbero sottratti alle spese per il welfare, sanità compresa. “Io vorrei che i governanti di Francia, Germania e Italia, guardassero negli occhi i nostri malati, i nostri anziani, i nostri giovani e lungo la loro schiena corresse il brivido della pietà perché non è possibile che in nome del riarmo si possa derogare ai diritti fondamentali delle persone. Davanti ai me ho Gesù, il mite, l’umile il pacifico e di Lui devo dare testimonianza”.



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