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LO SCENARIO DOPO I RISULTATI DELLE ELEZIONI GROENLANDIA 2025: IL REBUS TRUMP E LE TERRE PREZIOSE
Non era preventivato e con gli occhi del mondo addosso i risultati delle Elezioni Groenlandia 2025 appaiono ancor più sorprendenti: la vittoria di Nielsen, leader dei Demokraatit di Centrodestra, assieme all’importante affermazione dei nazionalisti di Naleraq (della influencer “pro-Trump” Qupanuk Olsen) al 23% rappresentano una svolta imponente che affossa i partiti del Governo ambientalista uscente, e che rilanciano la corsa verso un’indipendenza dalla Danimarca seppur “lenta”.
«La gente vuole il cambiamento, le aziende vogliono finanziare il nostro welfare», rivendica subito il potenziale prossimo Premier Nielsen dopo aver esultato nel quartier generale dei Demokraatit, «Non vogliamo l’indipendenza domani, vogliamo una buona base per costruirla». L’impressione è che dopo questi risultati gli Stati Uniti di Trump possano avere qualche chances in più non tanto per una “conquista” della Groenlandia, ma per una contrattazione su alcune parti di territori e su quelle terre preziose tanto ambite.
Entro il 2028 ci sarà il voto sull’indipendenza dalla Danimarca, ma nel frattempo il margine di trattare per aziende, welfare ed estrazione delle materie prime potrebbe essere il vero prossimo punto all’ordine del giorno per l’improvvisa impennata di interessi attorno all’isola più grande del mondo.
COS’È SUCCESSO IERI IN GROENLANDIA E CHI HA VINTO
Sono arrivati i risultati ufficiali in merito alle elezioni in Groenlandia 2025, nazione che è finita al centro del dibattito politico internazionale dopo i, tutt’altro che velati, interessi manifestati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ebbene, a trionfare, come si legge anche sulla Cnn, sono stati gli esponenti di Demokraatti, che a discapito di quanto si possa pensare è un partito di centrodestra, fino a poche ore fa all’opposizione.
Il movimento politico ha ottenuto il 29,9 per cento dei voti, di conseguenza quasi un cittadino della Groenlandia su tre ha votato per lo stesso durante le recenti elezioni parlamentari. La Groenlandia, ricordiamo, è una nazione che fa parte della Danimarca, e praticamente ogni partito dello stesso Paese ha basato la sua campagna elettorale sull’indipendenza proprio dal territorio danese. Ricca di petrolio e gas, la nazione è contesa da Stati Uniti, Russia e Cina, ma la Groenlandia vuole camminare con le proprie gambe, anche se il cammino non sarà semplice.
ELEZIONI GROENLANDIA, I RISULTATI
Vedremo ora cosa accadrà con la vittoria dei Demokraatti, ma secondo l’agenzia di stampa internazionale Reuters, l’approccio dei vincitori in merito alla questione indipendenza potrebbe essere più soft rispetto ai colleghi degli altri partiti. Sconfitti invece Inuit Ataqatigiit, il partito socialista democratico ambientalista al potere, che invece vede nell’indipendenza un progetto a lungo termine, solo dopo anni di negoziati con la Danimarca.
Ha ottenuto il 21 per cento dei voti, in netto calo rispetto alle precedenti elezioni di 4 anni fa, quando aveva invece ottenuto il 36 per cento. Stessa decrescita per Siumut, socialdemocratici, che invece non hanno superato il 15 per cento, perdendo 14 punti percentuali rispetto alla tornata del 2021. Più integralista invece Naleraq, altro partito di opposizione, che avrebbe voluto interrompere i rapporti con la “casa madre” fin da subito, e che punta ad ottenere un accordo di difesa con gli Stati Uniti.
ELEZIONI GROENLANDIA, LA STORIA DELL’ISOLA PIU’ GRANDE AL MONDO
Hanno ottenuto per il 24,5 per cento dei voti, di conseguenza non sono riusciti ad ottenere il comando del parlamento. Alla luce di questa forte ondata di indipendenza è stato massiccio l’afflusso alle urne, con i 56mila cittadini che hanno votato in massa nell’unico seggio elettorale dell’isola, quello di Nuuk, la capitale.
Ricordiamo che la Groenlandia è stata in mano danese, quando era una colonia, fino al 1953, dopo di che l’isola più grande al mondo ha ottenuto più poteri di autocontrollo, con la svolta nel 2009 per quanto riguarda tribunali, minerali e polizia. La Danimarca governa però ancora la sicurezza, la difesa, nonché la politica estera e monetaria, e grazie a questa “partnership”, la Groenlandia beneficia dell’adesione di danesi all’Unione Europea e alla Nato. Da segnalare che gli Stati Uniti hanno una importante base militare sull’isola, ed è per questo che hanno voce in capitolo sulla difesa del territorio, una voce che Trump vorrebbe che acquisisse sempre più importanza.
ELEZIONI GROENLANDIA, COSA FARA’ TRUMP?
Bisognerà quindi vedere quali saranno le prossime mosse del tycoon newyorkers che pochi giorni fa, in occasione del discorso sullo stato dell’Unione, ammise senza troppi giri di parole di voler prendersi la Groenlandia. La pensano però diversamente i governanti della stessa isola così come era emerso dall’incontro di gennaio di Trump Jr, che era sbarcato a Nuuk e che aveva sottolineato gli ottimi rapporti fra le due nazioni.
La premier danese Mette Frederiksen aveva replicato dicendo che la Groenlandia non era in vendita, e che il futuro della stessa sarà deciso solamente dai cittadini e non da nessun’altra nazione. La sensazione è che il presidente degli Stati Uniti non si arrenderà così facilmente e fino ad ora ha dimostrato di mettere in pratica quasi tutto ciò che aveva annunciato durante la campagna elettorale: a breve avremo quindi una Groenlandia a stelle e strisce? Staremo a vedere quello che succederà.
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