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Il deputato regionale siciliano Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio per peculato e concorso in truffa aggravata. Secondo l’accusa l’ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, già ministro con Silvio Berlusconi, avrebbe usato l’auto blu in dotazione per fini personali, persino per portare il suo gatto dal veterinario. Con l’Audi della Regione, parcheggiata a casa dell’autista, per 33 volte, tra marzo e novembre del 2023, avrebbe fatto viaggi privati, sarebbe andato a fare visite mediche, avrebbe dato passaggi, nel tragitto Palermo-Cefalù e viceversa, a componenti della sua segreteria, a familiari e a persone assunte nello staff politico e in realtà impiegate nelle più disparate mansioni: dalla pulizia, alla manutenzione della piscina, alla derattizzazione.
Il veicolo sarebbe stato utilizzato, secondo l’accusa, anche per portare al politico la cocaina e per fargli recapitare il cibo acquistato al ristorante dell’amico Mario Ferro, lo chef poi indagato per spaccio di droga nell’ambito di un’inchiesta. L’Audi faceva la spola tra Palermo e Cefalù anche per fare avere a Miccichè medicine e oggetti vari.
Il processo per Miccichè comincerà il 7 luglio. Il gup ha inoltre condannato in abbreviato a 2 anni e 2 mesi Maurizio Messina, dipendente dell’Ars che faceva da autista al parlamentare regionale. Era imputato di truffa sulle indennità di missione e sottrazione delle somme in sequestro. Avrebbe dichiarato missioni di servizio mai fatte che Miccichè poi avrebbe confermato. Una truffa che avrebbe portato nelle tasche di Messina indennità non dovute per 10.736 euro.
“Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea regionale siciliana”. Così Gianfranco Miccichè commenta la decisione del gip di Palermo. “Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione”, ribadisce. “Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni”, aggiunge Miccichè sottolineando di essere “amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile. Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti”, conclude.
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