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Durante la maxi-operazione sono state condotte perquisizioni a tappeto a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre. Le indagini si sono poi estese anche in Portogallo dove per il momento non è stato eseguito nessun arresto. Le persone fermate in Belgio sono accusate di aver corrotto alcuni eurodeputati per favorire gli interessi commerciali dell’azienda
Perquisizioni e arresti in Belgio nel colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. All’alba di oggi, una maxi-operazione della polizia giudiziaria belga ha portato un centinaio di investigatori a condurre perquisizioni a tappeto a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre fermando diversi lobbisti legati all’azienda. Il blitz, eseguito su ordine del giudice istruttore e della procura federale, si è poi esteso fino al Portogallo dove sono state condotte altre perquisizioni. Tuttavia, come riferito dai media portoghesi, nel Paese non sono al momento stati emessi mandati di arresto. Le persone fermate in Belgio sono sospettate di aver corrotto attuali ed ex parlamentari europei per favorire gli interessi commerciali dell’azienda in Europa. Le accuse sono di corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale. Nelle prossime ore le persone fermate dovranno essere interrogate.
L’operazione “Generazione”
L’operazione della polizia giudiziaria belga è stata rinominata “Generazione”. Stando a quanto riportato dai media locali, uno dei principali sospettati nell’inchiesta per corruzione è il lobbista Valerio Ottati. L’uomo, un italo-belga di 41 anni originario del comune di Woluwe-Saint-Pierre, nella regione di Bruxelles-Capitale, è entrato a far parte del colosso Huawei nel 2019. In quel periodo l’azienda stava intensificando la sua attività di influenza in risposta alle pressioni degli Stati Uniti affinché l’Europa abbandonasse le apparecchiature cinesi per il 5G. Ottati prima di entrare in Huawei lavorava come assistente di due eurodeputati italiani, uno del Ppe e uno dei Socialisti e democratici, occupandosi tra le altre cose anche delle relazioni tra Ue e Cina. Poi il salto di carriera diventando direttore degli affari pubblici europei per Huawei. Ottati avrebbe quindi sfruttato i contatti creati nel decennio di lavoro nell’ambiente dell’Europarlamento per portare avanti gli interessi dell’azienda. “La corruzione – ha infatti spiegato la procura federale – sarebbe stata praticata regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di attività di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come regali, spese di vitto e di viaggio, o inviti regolari a partite di calcio”.
Sequestrati documenti e pc ai lobbisti
Nel corso delle 21 perquisizioni condotte questa mattina dalla polizia belga nelle abitazioni di diversi lobbisti legati a Huawei “sono stati sequestrati documenti e dispositivi elettronici, tra cui computer, che ora verranno sottoposti a un’analisi approfondita”. Lo fa sapere la procura federale del Belgio. Al momento, secondo quanto si apprende a Bruxelles, al Parlamento europeo non è giunta alcuna notifica ufficiale relativa all’apertura dell’indagine e non risultano richieste di revoca dell’immunità a carico di deputati potenzialmente coinvolti. “I benefici finanziari legati alla presunta corruzione potrebbero” essersi concretizzati con “flussi finanziari relativi alla copertura di spese per conferenze e versati a diversi intermediari, al fine di dissimularne la natura illecita o di consentire agli autori di sfuggire alle conseguenze delle loro azioni”, spiega ancora la procura, precisando che “l’indagine mira anche a rilevare elementi di riciclaggio di denaro”.
Europarlamento: “Piena collaborazione”
Immediata la risposta dell’Eurocamera. “Il Parlamento europeo prende atto delle informazioni”, fanno sapere dal servizio stampa. “Quando richiesto, collabora sempre pienamente con le autorità giudiziarie”. I lobbisti fermati sono infatti accusati di aver corrotto attuali ed ex parlamentari europei.
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