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La transizione del settore elettrico dell’Ue potrebbe ridurre i prezzi finali dell’11% già nel 2035 e portarli a -30% nel 2040. Ma questo richiederà 2.300 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture di rete entro il 2050, con un finanziamento annuale medio di 90,8 miliardi di euro. A segnalarlo è un report realizzato da Allianz che nel titolo fa un po’ il verso al «drill, baby, drill» di Tump: «Plug, baby, plug», ovvero come «sbloccare il mercato elettrico europeo». Nel corposo e dettagliato documento viene anche sottolineato che per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040, i fondi anticipati potrebbero spingere il fabbisogno annuale di investimenti oltre i 100 miliardi di euro. La rete di distribuzione assorbirebbe il 56% degli investimenti totali, con un fabbisogno di 220 miliardi di euro entro il 2030, soprattutto in Germania, Francia e Italia, che insieme rappresentano il 50% degli investimenti nella rete di distribuzione. Nel frattempo, viene anche evidenziato nell’analisi di Allianz research, l’infrastruttura di trasmissione, destinata a crescere del 28% entro il 2030, richiederà 694 miliardi di euro entro il 2050. Al di là delle reti nazionali, la capacità di interconnessione e di stoccaggio dovrà raddoppiare entro il 2030, con un aumento di 10 miliardi di euro all’anno e un risparmio di 23 miliardi di euro a lungo termine entro il 2050.
I dati evidenziati sono in linea con quanto riportato nei giorni scorsi da Bankitalia, che in un rapporto ad hoc ha portato alla luce che per adeguare la nostra rete elettrica alla crescita delle rinnovabili servono 23 miliardi di euro al 2032 e che anche l’installazione di sistemi di accumulo potrà contribuire allo sviluppo dell’energia pulita. E se Palazzo Koch ha lanciato anche un chiaro segnale al governo sottolineando che «va reso più stabile il quadro normativo per fornire maggiore certezza agli investitori», il capitolo fondi da destinare alla transizione del settore elettrico riguarda tutti i Paesi comunitari.
L’infrastruttura elettrica europea e le disparità nella progettazione del mercato sono diventati i principali ostacoli alla transizione verde, viene evidenziato nel report di Allianz research. «I ritardi nello sviluppo della rete hanno creato un arretrato di oltre 800 GW di capacità eolica e solare in attesa di connessione, quasi il doppio dell’offerta attuale. Nel frattempo, i prezzi persistentemente alti dell’elettricità stanno minando la competitività industriale e gravano sui consumatori. Senza investimenti e ammodernamenti urgenti della rete, l’Europa rischia di non raggiungere l’obiettivo di zero netto al 2050, che prevede che le fonti rinnovabili intermittenti forniscano l’82% dell’elettricità del continente».
Le cifre indicate dallo studio come necessarie non sono di poco conto, ma nell’analisi si spiega anche che per ridurre i costi di investimento nella rete e migliorare l’efficienza, l’Europa deve rendere la domanda più flessibile, sfruttare l’accoppiamento settoriale e l’integrazione dei veicoli elettrici (Ev) e migliorare la progettazione del mercato. «L’espansione dell’uso dei contatori intelligenti può ridurre i picchi di carico e il fabbisogno di stoccaggio, riducendo al contempo il consumo energetico delle famiglie del 2-10%. Le tecnologie Power-to-X possono utilizzare l’elettricità rinnovabile in eccesso per alimentare le industrie a valle. Nella sola Germania, i 10 TWh di energia rinnovabile in meno nel 2023 potrebbero essere utilizzati per produrre idrogeno verde, coprendo il 12% della domanda nazionale senza ulteriore generazione. I veicoli elettrici dotati di ricarica bidirezionale possono migliorare ulteriormente la stabilità della rete, ridurre la congestione e ridurre le emissioni dell’Ue del 7%. Infine, l’allineamento delle zone di tariffazione dell’elettricità alle condizioni della rete ridurrebbe i costi di congestione e migliorerebbe l’integrazione delle fonti rinnovabili, garantendo una transizione energetica più flessibile ed efficiente in termini di costi».
Gli stessi ricercatori che hanno messo a punto il report evidenziano tra l’altro che con l’Europa alle prese con i vincoli fiscali e l’aumento delle spese militari, non è possibile affidarsi esclusivamente ai finanziamenti pubblici per soddisfare le esigenze di investimento nelle reti. Per colmare il deficit di finanziamento annuale di 30-50 miliardi di euro, sottolineano, saranno essenziali l’armonizzazione normativa, la mobilitazione del settore privato e nuovi strumenti di finanziamento. «Le riforme strutturali, come l’avanzamento dell’Unione dei Mercati dei Capitali e l’istituzione di un Operatore di Sistema Indipendente, migliorerebbero ulteriormente i flussi di capitale, ottimizzerebbero la pianificazione della rete e potenzierebbero gli scambi transfrontalieri di energia elettrica. Anche il rafforzamento del Meccanismo per collegare l’Europa (Connecting Europe Facility, CEF) e di altri meccanismi di finanziamento a livello europeo sarà fondamentale per garantire un efficiente impiego di capitali. L’espansione dei green bond, dei fondi di transizione e l’adeguamento dei requisiti patrimoniali possono contribuire ad attrarre gli investitori istituzionali, mentre incentivi fiscali mirati, come i conti di ammortamento e i crediti d’imposta, possono alleviare le pressioni finanziarie. Diversificando le fonti di finanziamento e semplificando le autorizzazioni per le infrastrutture, l’Europa può accelerare l’espansione della rete mantenendo la sostenibilità economica».
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