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A Rimini soffia un vento forte, ma non quello della trasparenza. Una piccola società sconosciuta ai più, la Energia Wind 2020 srl, con sede in una strada qualunque di Breno, in provincia di Brescia, ha messo sul tavolo un progetto colossale: 51 pale eoliche alte più di 200 metri nel mare Adriatico, da Rimini a Cattolica, per un investimento dichiarato di circa un miliardo di euro. Tutto questo con un capitale sociale di 10mila euro che basterebbero a malapena per comprare una modesta auto usata.
A sollevare il caso sono state diverse associazioni ambientaliste e cittadini, preoccupati per l’impatto paesaggistico e per l’effettiva sostenibilità dell’operazione. Il progetto prevede turbine più alte del doppio del grattacielo di Cesenatico, che si staglierebbero all’orizzonte marino in modo permanente. Ma chi c’è davvero dietro questo investimento mastodontico? Dai documenti ufficiali della Camera di Commercio di Brescia, emerge che Energia Wind 2020 Srl è una micro impresa inattiva, con zero ricavi da vendite o prestazioni negli ultimi bilanci, ma con debiti per oltre 1,8 milioni di euro e immobilizzazioni per circa 1,7 milioni L’amministratore unico, Riccardo Ducoli, guida una società che non sembra avere la solidità finanziaria per gestire un’opera da un miliardo di euro. Come ha potuto questa società presentare un progetto di tali dimensioni senza che ci sia chiarezza sui reali finanziatori? E soprattutto: come è stato possibile che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) abbia permesso il rapido avanzamento dell’iter autorizzativo? I primi a mobilitarsi sono stati i volontari di Italia Nostra Rimini, che già nel 2020 avevano segnalato il rischio. Lo hanno ribadito ufficialmente nel 2022, presentando al Ministero della Transizione Ecologica un documento che parlava chiaro: “Un impianto industriale di queste proporzioni non è compatibile con una località turistica che ha costruito il proprio valore sul paesaggio, sulla qualità della vita e sulla relazione con il mare” dichiarò all’epoca la presidente Alessia Gattei. Secondo gli ambientalisti, il modus operandi di queste operazioni è ormai noto: suddividere il grande progetto in più società satellite con capitali minimi, in modo da evitare controlli troppo stringenti. Anche nel caso di Energia Wind 2020 srl, le visure camerali mostrano la partecipazione di una serie di società dal nome simile (come Energia 2020 Srl e AF Green Future srl), tutte con quote irrisorie e spesso collegate fra loro. Oltre alle perplessità finanziarie, si aggiunge un altro dubbio fondamentale: è davvero conveniente installare un impianto eolico al largo di Rimini? Secondo alcuni esperti, il vento medio dell’Adriatico non garantisce una produzione costante di energia. Già oggi, impianti eolici in zone dell’entroterra romagnolo mostrano lunghe fasi di inattività. Terna ha segnalato che, nonostante il boom degli impianti, la produzione eolica è diminuita, mentre il fotovoltaico ha fatto registrare una crescita molto più significativa. Se l’Adriatico non è abbastanza ventoso, che senso ha un investimento del genere? È una vera operazione per la transizione energetica o solo un grande affare finanziato con incentivi pubblici? Un altro interrogativo riguarda i benefici per il territorio. Gli impianti eolici non abbassano automaticamente le bollette dei cittadini, anzi: la produzione viene immessa nella rete nazionale e venduta a prezzi di mercato. In compenso, il litorale riminese rischia di essere stravolto, con un impatto visivo che potrebbe scoraggiare il turismo e la nautica. Chi trae realmente profitto da questo progetto? Quali sono gli effetti a lungo termine sull’economia e sull’ambiente locale? L’ennesima corsa all’oro verde? Quello di Rimini potrebbe essere l’ennesimo caso di business spregiudicato mascherato da transizione energetica, come già visto in altri angoli d’Italia. Finché il governo e le amministrazioni locali continueranno a demandare ai privati la scelta delle aree da destinare all’eolico e al fotovoltaico, senza un piano energetico chiaro e condiviso, è inevitabile che speculatori e multinazionali si facciano avanti con progetti colossali, scommettendo sulla possibilità che, tra tante proposte, qualcuna venga approvata. Nel frattempo, i cittadini di Rimini aspettano risposte. Ma il vento della trasparenza, per ora, non soffia abbastanza forte.
Carlo Cavriani
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