Il boom dell’enoturismo in Italia – VVQ

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Presentata la prima indagine CESEO-LUMSA sul turismo del vino

L’enoturismo italiano è in piena espansione: più visitatori, un’offerta sempre più variegata e un fatturato in crescita. Ma dietro il successo si nascondono anche criticità da affrontare, come l’aumento dei costi e la necessità di maggiore professionalizzazione. È quanto emerge dalla prima indagine sul turismo del vino condotta dal Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo (CESEO) dell’Università LUMSA, presentata ieri a Palazzo Giustiniani, sede della Presidenza del Senato.

L’evento ha segnato il debutto ufficiale del CESEO, nuovo osservatorio nato per analizzare il settore e guidarne lo sviluppo con dati concreti e strategie mirate. La ricerca, realizzata con il supporto del Movimento Turismo del Vino (MTV), offre una panoramica dettagliata sull’enoturismo italiano, mettendone in luce punti di forza e sfide future.

Numeri da record: l’enoturismo non si ferma

I dati parlano chiaro: l’enoturismo è sempre più una risorsa strategica per il comparto vitivinicolo e il turismo italiano. Nel 2024, il fatturato legato all’ospitalità in cantina è cresciuto del 24%, con il 53% delle aziende che ha registrato un incremento delle entrate.

Il coinvolgimento diretto dei produttori resta uno degli elementi distintivi: 2 cantine su 3 accolgono personalmente i visitatori, mentre il 90% offre degustazioni abbinate a prodotti tipici del territorio, rafforzando il legame tra vino, cultura e gastronomia locale.

Un altro dato rilevante riguarda l’accessibilità delle esperienze: oltre il 68% delle cantine accoglie visitatori senza appuntamento e l’85% resta aperto tutto l’anno, segno di una crescente apertura al turismo di prossimità e internazionale.

Dietro il successo, una corsa a ostacoli

Nonostante la crescita, le aziende del settore devono fare i conti con un aumento generalizzato dei costi. L’81% delle cantine segnala rincari significativi, con quasi un 30% che registra aumenti tra il 5% e il 10%.

Le piccole e micro imprese, che costituiscono la maggioranza del comparto (il 64% del campione), sono le più vulnerabili, con margini sempre più ridotti che limitano la possibilità di investire in strutture, servizi e personale qualificato.

Accoglienza in cantina: un’arte ancora tutta da perfezionare

Uno degli aspetti più critici emersi dall’indagine è la carenza di personale specializzato nell’accoglienza turistica. Solo il 38% delle cantine ha addetti con competenze specifiche nella Wine Hospitality, mentre nel 63% dei casi l’accoglienza è affidata direttamente al produttore o a personale senza una formazione specifica.

Questo significa che, nonostante il successo dell’enoturismo, molte esperienze sono ancora gestite in modo artigianale, con il rischio di non soddisfare appieno le aspettative di un pubblico sempre più esigente.

Per colmare questa lacuna, il Movimento Turismo del Vino ha annunciato lo sviluppo di percorsi formativi dedicati, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’ospitalità e rafforzare la professionalità degli operatori.

Enoturismo esperienziale: non solo vino

L’esperienza in cantina si sta trasformando, diventando sempre più immersiva e variegata. L’indagine conferma che le aziende stanno ampliando la loro offerta per attrarre target diversi, dalle famiglie agli amanti della natura.
•       33% delle cantine organizza picnic tra i filari
•       30% propone passeggiate nei vigneti
•       25% offre cene con il produttore
•       20% ha attivato corsi di cucina
•       38% ha esperienze dedicate alle famiglie, con aree gioco e fattorie didattiche

L’enoturismo, dunque, non è più solo degustazione, ma un’esperienza a tutto tondo che unisce territorio, cultura e relax.

Sostenibilità: un valore sempre più centrale

La sostenibilità è un altro pilastro dell’enoturismo italiano. Secondo la ricerca, il 43% delle cantine è certificato BIO e il 38% adotta pratiche di agricoltura sostenibile, dati nettamente superiori alla media nazionale.

Un altro segnale positivo riguarda la mobilità sostenibile: il 26% delle cantine ha installato colonnine di ricarica per auto elettriche, un passo importante verso un turismo più green.

Digitalizzazione e AI: il grande gap da colmare

Nonostante una buona presenza online, il settore non sfrutta ancora appieno le potenzialità del digitale.
•       97% delle cantine è su Facebook, 96% su Instagram, ma la strategia social non sempre porta a un aumento dei visitatori
•       42% delle aziende invia comunicazioni regolari ai clienti, mentre il 15% non monitora il traffico sul proprio sito web
•       Solo il 21% utilizza strumenti di Customer Relationship Management (CRM) per fidelizzare la clientela

Anche l’intelligenza artificiale è ancora poco diffusa: solo il 20% delle cantine la utilizza, principalmente per attività di marketing e gestione delle prenotazioni. Questo rappresenta una delle sfide future più interessanti, perché l’AI potrebbe migliorare la personalizzazione delle esperienze e l’efficienza nella gestione delle visite.

Il futuro dell’enoturismo: crescita sì, ma con strategia

L’indagine CESEO-LUMSA fornisce una fotografia dettagliata di un settore in piena espansione, ma evidenzia anche i nodi critici da sciogliere per garantire una crescita sostenibile e duratura.

Investire in formazione, professionalizzazione e digitalizzazione sarà fondamentale per mantenere l’Italia ai vertici dell’enoturismo mondiale. Il nuovo Centro Studi CESEO avrà un ruolo chiave nel monitorare l’evoluzione del settore e nel fornire strumenti concreti alle aziende.

Se l’enoturismo è oggi una delle leve più forti per la valorizzazione del nostro patrimonio vitivinicolo, il futuro dipenderà dalla capacità di innovare, diversificare e migliorare la qualità dell’accoglienza, mantenendo sempre saldo il legame con il territorio e le sue tradizioni.





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