La ciclabile su viale Kennedy, esempio di democratizzazione degli spazi


A Ciampino è stata realizzata una pista ciclabile che ha modificato in modo importante una delle principali arterie. Tante le critiche all’amministrazione, ma c’è anche ci invece ha particolarmente apprezzato la nuova opera.

Di Emanuele Scigliuzzo

La pista ciclabile su viale Kennedy a Ciampino, è l’ultima novità proposta dall’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Colella. L’infrastruttura ha modificato in modo significativo una delle arterie di ingresso alla cittadina aeroportuale, lungo la quale si trovano anche servizi importanti come scuole, la caserma dei Carabinieri e l’ufficio postale. Sempre nei pressi di viale Kennedy sono presenti anche la stazione e la ASL. Una strada dunque estremamente trafficata che da qualche settimana vede la presenza, quasi per tutta la sua lunghezza, di una pista ciclabile realizzata tra il marciapiede e le vetture in sosta, spostate quindi verso il centro della carreggiata. Contestata da molti, per l’inevitabile restringimento degli spazi e quindi la canalizzazione del traffico su un’unica corsia, la nuova infrastruttura è stata invece apprezzata da chi sostiene la necessità di un cambiamento per favorire una mobilità sostenibile.

Davide Lanciotti, organizzatore del del BiciBus – iniziativa di mobilità sostenibile in forte crescita che vede i ragazzi delle scuole recarsi a scuola in bici, e presidente dell’Associazione dei Genitori Scuole di Ciampino, condivide il suo punto di vista sulla nuova pista ciclabile di Ciampino.

Ama definirsi un ciclista urbano saltuario, ovvero una persona che appena può, compatibilmente con le esigenze familiari, inforca la sua bici per tutti gli spostamenti. Una persona quindi, che tocca quasi ogni girono con mano le necessità dei ciclisti ciampinesi.

La nuova pista ciclabile di Ciampino sta suscitando molte polemiche,

Credo che questa pista ciclabile fosse necessaria per Ciampino e che, nonostante le critiche iniziali, rappresenti un valore aggiunto per la città. È un simbolo di “democratizzazione” dello spazio, che viene restituito a tutti gli utenti della strada. Come membro organizzatore del Bicibus, posso dire che una pista del genere, strutturata in questo modo era attesa da tempo.

Quindi non crede alla pericolosità della ciclabile?

No, al contrario. La pista è stata progettata con criterio: si trova tra il marciapiede e la zona di parcheggio, quindi i ciclisti sono protetti dalle auto in sosta. Molti lamentano il pericolo derivante dalle numerose intersezioni, ma quelle c’erano anche prima. La differenza è che ora il ciclista non si trova in mezzo alla strada, tra le auto in sosta e quelle in marcia, ma è protetto da un lato.

Inoltre, la riduzione delle corsie stradali non aumenta il pericolo, ma anzi, riduce la velocità media dei veicoli, migliorando la sicurezza generale. Un vantaggio anche a favore dei pedoni in fase di attraversamento, che ora hanno una visuale migliore e solo una corsia per senso di marcia: prima poteva capitare che le macchine sopraggiungessero senza capire che qualcuno stava attraversando la strada. Vi assicuro che dal punto di vista degli utenti più deboli della strada si percepisce un pericolo minore di prima. Studi dimostrano che strade con meno corsie favoriscono una guida più prudente e riducono il rischio di incidenti gravi.

Quindi neanche il traffico avrà conseguenze negative?

Per quanto riguarda il traffico, è una questione spesso sovrastimata. Se il flusso dei veicoli è ben regolato, una corsia in meno non crea automaticamente ingorghi. Dobbiamo anche considerare che l’incentivo alla mobilità sostenibile potrebbe anche vedere la riduzione dell’uso delle vetture nel lungo periodo.

C’è anche chi obietta maggiori difficoltà per il passaggio dei mezzi di soccorso.

La pista ciclabile è sufficientemente larga e in caso di emergenza i mezzi di soccorso possono utilizzarla senza problemi rendendo meno complicato il passaggio rispetto a strade come via di Morena e via Mura dei Francesi con una sola corsia per senso di marcia e trafficatissime.

Quindi tutte le critiche su questa nuova opera siano infondate?

Penso che molte critiche derivino da una naturale resistenza al cambiamento. È normale che all’inizio ci siano perplessità, ma col tempo credo che i cittadini apprezzeranno questa infrastruttura. Una città più vivibile e sicura per tutti passa anche attraverso scelte come questa. Inoltre viale Kennedy è un epicentro importante per i cittadini, per cui vedremo molta gente usufruire della strada in modi diversi.

Quali aspetti della nuova infrastruttura sono migliorabili?

Molti lamentano il fatto che sia scollegata da altre piste ciclabili, ed è vero. Ci auguriamo che provvedano a proseguirla e a congiungerla con le altre raggiungendo punti nodali tipo stazioni del treno con parcheggi di scambio. Non si può fare tutto in un giorno. Già così c’è molto malcontento, figuriamoci con uno stravolgimento totale.

C’è qualcosa che, secondo lei, il Comune avrebbe potuto gestire meglio?

Personalmente credo il coinvolgimento della cittadinanza. La condivisione del progetto e la discussione delle perplessità della cittadinanza sono temi da affrontare preventivamente con la popolazione.

La scelta di avviare i lavori senza una fase di condivisione adeguata con i cittadini, secondo me, ha portato alcune persone a percepire il cambiamento come una perdita e un’imposizione piuttosto che come un’opportunità. Credo che un maggiore dialogo e un processo partecipato che spiegasse i benefici e affrontasse le eventuali criticità prima della realizzazione, ci sarebbero state molte meno polemiche. La comunicazione e la pianificazione condivisa sono fondamentali per l’accettazione di progetti così importanti.

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