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11 Mar La voce di NORISK SCF – Mercati in tempesta tra dazi, dollaro debole e borse in calo
L’incertezza globale, sia economica che politica, è ai massimi della storia recente e l’attuale inquilino della Casa Bianca è certamente figura di spicco nell’alimentare tensioni costanti.
Guardate questo indice che riassume l’incertezza globale: è ai massimi di sempre!
La malattia dell’ “annuncite” cronica di Trump non fa bene al mercato, alle imprese e ai consumatori: i dazi sono una sciocchezza e sia il Wall Street Journal che il leggendario Warren Buffett ripetono quello che noi abbiamo sottolineato più volte in materia di tariffe. Si tratta di un banale aumento dei costi per gli americani e/o di una riduzione nei margini delle imprese.
Queste le parole di Buffett in un’intervista a CBS News.
Cosa pensano gli americani dei dazi? Guardate questo sondaggio.
In sostanza meno di 1 cittadino su 2 pensa che tassare i beni provenienti dal Canada, dal Messico e dalla UE sia un grande affare per US. Un po’ più sfumata la posizione sulla Cina, ma è più comprensibile vista la grande rivalità per il dominio tecnologico del mondo.
Una delle ragioni per i dazi, oltre al possibile miglioramento dei conti pubblici (di nuova tasse si tratta) è il tentativo di riportare le produzioni negli Stati Uniti.
La domanda che occorre porsi è la seguente: in uno stato che oggi viaggia al 4% circa di disoccupazione, dove si trova la “nuova forza lavoro” se davvero la manifattura tornasse a casa?
In America di disoccupati di qualità ne restano pochi e se per 30/40 anni abbiamo tutti, nel mondo occidentale, delocalizzato le produzioni è stato per spendere di meno.
Un’idea potrebbe essere di chiedere ai Cinesi di venire (a vivere) negli Stati Uniti a produrre gli iPhone, ma non credo che questa “geniale trovata” piacerebbe ai fautori di America First!
I mercati azionari americani sono in fase di storno e non c’è da stupirsi: al netto di tutte le ragioni possibili i cali sono fisiologici e due anni abbondanti di salita ininterrotta non sono la normalità.
Nella pagina che segue il grafico total return a 5 anni delle “mag 7” con il massimo drawdown nell’arco del periodo.
Come potete vedere questo è l’andamento:
- Fase di forte rialzo 2020-2021;
- Massimi relativi fine 2021;
- Perdita del 49,3% (massimo drawdown) tra fine ’21 e fine 2022;
- Da fine 2022 ad oggi una tendenziale salita costante intervallata da correzioni minori.
La parte in rosso del grafico ci indica le % di perdita nei vari momenti di questi 5 anni: attualmente siamo a -16% circa dagli ultimi massimi toccati a fine 2024.
Correzioni tra il 15 e il 20% sono fisiologiche e vanno accettate.
Come sono andati i mercati azionari in generale sin qui?
Come si vede, “America a parte”, Europa e Hong Kong vanno molto bene.
Peccato che gli indici americani pesino per il 65% circa nell’indice azionario mondo e che quindi un -5,77% del Nasdaq e -1,89% dello S&P 500 “pesino” molto di più di un +15,57% del Dax tedesco ad esempio.
La sintesi è l’ultima riga della tabella: con un indice mondo che dall’inizio dell’anno è in crescita “solo” dell’1,2%. Se a questo aggiungiamo che il dollaro è in “caduta libera” contro euro comprendiamo perfettamente come sia un anno sin qui molto complesso e che la doppia correzione di mercato US e del dollaro non risparmi nessuno.
Questo è il grafico dell’EurUsd degli ultimi 5 giorni e fa vedere come in pochissimo tempo il dollaro abbia perso più del 4%. Una variazione quasi da divisa di un mercato emergente. Diciamo che fino a 1,11-1,12 non è una vera inversione di tendenza, ma il perdurare di un trading range.
Se US soffrono abbiamo visto, invece, che l’Europa è ampiamente positiva in borsa e le notizie varie di allentamento del bilancio pubblico tedesco e del piano ReArm della UE stiano facendo bene ai mercati azionari continentali e all’Euro, mentre, ancora una volta, performano male i bond.
Guardate il rendimento del Bund tedesco a 10 anni negli ultimi gg.
Siamo passati dal 2,4% al 2,83% in poche sedute.
Essendo il bund il “benchmark UE” è chiaro come tutti i titoli dell’area Euro (BTP, Bonos, OAT) abbiano seguito il bund: quindi tutti rendimenti in salita e prezzi in discesa. Ci si aspetta che i bilanci pubblici peggiorino visto che “dovremo” spendere soldi, tanti soldi per la difesa. Sarebbe stato meglio un fondo UE come post Covid, ma per ora quest’ipotesi è stata accantonata a favore di nuovo debito pubblico “in deroga” alle leggi di bilancio.
Concludiamo con i nuovi tassi BCE sui depositi scesi al 2,5% dopo l’ultimo taglio da 0,25%. Dovrebbe essere una buona notizia, ma Trump, il calo della borsa US e l’indebolimento del dollaro hanno rubato la scena alla BCE.
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