Nuovo cittì, nuova direzione: come la vivono gli atleti?

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Ricordate quando a scuola cambiava il professore e da un anno all’altro si doveva ricominciare a farci la conoscenza? A volte andava bene, altre meno. Così ci siamo chiesti che cosa accada nel giro della nazionale quando cambiano i commissari tecnici e gli atleti si trovano a interagire con volti nuovi. Certo l’ambiente è piccolo e tutti si conoscono, ma lavorare insieme è un’altra cosa.

Nel team performance della Federazione lavora da anni Elisabetta Borgia, psicologa, che appartiene anche all’identico staff della Lidl-Trek. Oltre a parlare con gli atleti di motivazioni e aspetti che riguardano l’aspetto mentale della prestazione, fra i motivi di attenzione per lei c’è anche questo. Ecco perché approfittando della sua presenza alla Tirreno-Adriatico abbiamo pensato di farle alcune domande in tal senso. Dalle Olimpiadi di Tokyo sono cominciati gli avvicendamenti fra i commissari tecnici. Ad esempio le ragazze sono passate dalla guida e dal metodo di Salvoldi a quelli di Villa. Adesso accanto a Villa c’è Bragato. Quindi Velo ha sostituito Sangalli nella strada delle donne. E Villa ha preso il posto di Bennati nella strada dei pro’.

Elisabetta Borgia è una presenza fissa per gli atleti della nazionale
Elisabetta Borgia è una presenza fissa per gli atleti della nazionale
Che cosa cambia per l’atleta? Che cosa è cambiato per le donne al passaggio da Salvoldi a Villa?

Sicuramente Dino aveva un approccio definito in anticipo nei minimi dettagli a cui le ragazze aderivano. Con Villa siamo passati a dare più responsabilità alle ragazze, che nel frattempo sono cresciute e fanno parte di grandi squadre. Abbiamo lasciato loro la scelta dei giorni in cui fossero tutte presenti, mantenendo la massima disponibilità di Marco per allenamenti e collegiali in base anche agli impegni con i team. Da adesso in avanti, credo che questa idea di responsabilizzazione delle ragazze rimanga, con un’organizzazione con un occhio più a lungo termine.

Su strada le ragazze passano da Sangalli che aveva dato continuità al lavoro di Salvoldi, a Velo. Una fase da gestire?

Lo vedo come un passaggio fisiologico, non vedo degli strappi: ne parlavo in questi giorni proprio con Velo. Sicuramente per la sua personalità, Marco è una persona molto carina nei modi, molto accomodante. Cerca il rapporto personale e quindi credo che il suo approccio funzioni bene, come in realtà funzionava molto bene anche con Sangalli.

Secondo te l’atleta aspetta il tecnico al varco per conoscerlo oppure lo studia per trovare il modo di instaurare una relazione?

Non credo che lo aspetti al varco, quando piuttosto credo voglia capire quali sono i nuovi punti di riferimento e soprattutto le modalità operative. Questo è il momento in cui andiamo a ragionare su atleti e atlete professioniste, sapendo bene che è fondamentale dare un’organizzazione di massima della stagione. E’ necessario mantenere i rapporti. La comunicazione tra il CT e i vari membri del team di appartenenza diventa fondamentale affinché si possano creare dei programmi coerenti. L’obiettivo è che gli atleti vadano forte con la squadra e siano anche pronti per grandi eventi come europei e mondiali.

Marco Velo (qui con Venturelli ai mondiali 2023) passa da tecnico delle crono a responsabile della strada donne
Marco Velo (qui con Venturelli ai mondiali 2023) passa da tecnico delle crono a responsabile della strada donne
Hai parlato con Velo, qual è dunque il tuo ruolo in questa fase?

Il mio rapporto è chiaramente con gli atleti, ma sta diventando anche un ruolo di osservazione delle dinamiche. A volte mi ritrovo a fare da “consulente” per i tecnici. Inizio a diventare la memoria storica, avendo vissuto i vari passaggi ed essendo stata presente nei momenti importanti. Con Velo si ragiona sul tipo di approccio e su come vedere la stagione. Marco fa domande, è molto aperto, quindi in questa fase mi trovo a fare anche da filtro. Essendo super partes, nel senso che lavoro con tutte le discipline, riesco ad avere una visione un po’ più obiettiva, se non altro meno inserita nelle situazioni. Per cui, se richiesto, posso dare anche qualche consiglio su come approcciarsi in base alle diverse personalità degli atleti.

Avviene uno scambio di nozioni fra lo psicologo e i tecnici in base alla tua conoscenze degli atleti?

Premettiamo che ovviamente c’è il segreto professionale e poi oggettivamente con alcuni atleti lavoro in maniera più assidua e più vicina, con altri meno. Però è chiaro che, avendo la fortuna di essere in giro tutto l’anno e di vedere le atlete e gli atleti nelle gare, a prescindere dalla nazionale, ho anche l’opportunità di tenermi aggiornata. E questo certo mi offre un punto di vista privilegiato.

A proposito di assiduità, nella Lidl-Trek lavori con Elisa Balsamo, che ha lasciato la pista non senza amarezza dopo le Olimpiadi. Bragato la considera una del team, si dovrà lavorare per ricucire qualcosa?

La scelta di Elisa di non fare il mondiale pista a fine stagione è stata condivisa. E anche lei, come le altre, ha scelto di focalizzarsi di più sulla strada nell’anno post olimpico. Però sicuramente il suo ruolo è qualcosa di cui si parla con Marco e con Diego. Balsamo è sicuramente un valore aggiunto che dobbiamo riuscire a mantenere, è fuori discussione. Oltre a questo c’è tutta la fase di programmazione e valutazione delle nuove leve, fondamentale da far partire. Atleti che con una preparazione ad hoc, nei prossimi anni possono diventare riferimenti nei quartetti o altre specialità.

Bragato è il cittì della pista donne, ruolo che svolgerà con il supporto di Villa, a sua volta tecnico della strada pro’
Bragato è il cittì della pista donne, ruolo che svolgerà con il supporto di Villa, a sua volta tecnico della strada pro’
Sei parte del team performance della Federazione e dell’identica struttura nella Lidl-Trek. E’ aumentata la consapevolezza del ruolo dello psicologo?

Io mi sento assolutamente considerata in entrambi gli ambiti. Lo conferma il fatto che con la Federazione sono andata per tutta la durata delle Olimpiadi. Quindi mi sento assolutamente coinvolta, chiamata in causa anche per alcune scelte “strategiche”. Sono consapevole del ruolo che ho e mi sento assolutamente valorizzata sia in squadra che in Federazione.

Come descriveresti il tuo ruolo?

Un ruolo speculare. Faccio parte del team performance e il team performance sta lavorando molto bene, anche nella fase dei test in cui si va a individuare il talento. Si cerca di capire come aiutarlo a crescere in maniera omogenea e coerente, senza strappi. Facciamo valutazioni fisiche, ma anche di profilo mentale e emotivo. E quello, come si può ben capire, è il mio pane quotidiano.





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