“Sciame in corso. Terra sollevata di 3 centimetri”. Cosa succede ai Campi Flegrei

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La paura è tornata: per centinaia di migliaia di abitanti che abitano nell’area dei Campi Flegrei è stata una notte di forte preoccupazione a causa del terremoto di magnitudo 4.4, avvertito distintamente anche a Napoli interessando un’area ancora più vasta rispetto al solito. Quando c’è un sisma così forte, solitamente viene seguito da uno sciame sismico di assestamento nelle ore successive ed è quello che sta accadendo anche questa mattina. L‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) pone l’accento soprattutto sul sollevamento del suolo che ormai si verifica da molti mesi.

“Siamo preoccupati”

Parola d’ordine mettere in sicurezza gli edifici danneggiati per evitare i rischi alla popolazione. “Se ci sono lesioni o crepe bisogna far verificare le condizioni della propria abitazione o dell’edificio. Quello di stanotte è stato il secondo evento più significativo dall’inizio della crisi bradisismica”, ha spiegato a RaiNews24 Mauro Di Vito, direttore della sede di Napoli dell’Ingv “Osservatorio Vesuviano”. “Non ci sono cambiamenti rispetto alla situazione precedente, ma certo ci preoccupa. Noi stiamo facendo monitoraggi sulle emissioni di gas del sottosuolo e al più presto aggiorneremo il quadro per determinare tutte quelle azioni utili alla popolazione. Non posso escludere che vi siano altri eventi simili, ma eventi di magnitudo significativa come questo sono rari“, ha concluso Di Vito.

“Il suolo si sta sollevando”

La forza del terremoto che ha toccato magnitudo 4.4, la quinta più forte degli ultimi due anni, affonda la sua origine al suolo che si sta continuando a sollevare. Lo dice chiaramenteo alla trasmissione “Uno Mattina” il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni, spiegando che negli ultimi giorni “il sollevamento è passato da un centimetro a tre centimetri al mese e questo ha creato una recrudescenza della sismicità“. Purtroppo, fino a quando la situazione rimarrà invariata “continueremo ad avere dei terremoti”. Recentemente ci siamo occupati proprio del suolo che continua ad innalzarsi che ha avuto un’accelerazione da gennaio in poi.

Il problema della CO2

L’Ingv spiega che si tratta di terremoti legati all’attività vulcanica ed è presente anche “un degassamento importante, di cui dobbiamo tenere conto ma dobbiamo considerare anche che in passato queste velocità di sollevamento sono state di gran lunga superiori”. Da qui l’allarme sulla CO2 (anidride carbonica) con quantità molto elevate e alcune ordinanze già emanate dai Comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli per la popolazione tra le quali i divieti di sostare e abitare in locali interrati e seminterrati dove non circola adeguatamente l’aria. Alla precisa domanda se ci si debba preoccupare, in generale, il presidente dell’Ingv ha spiegato che un vulcano attivo non si puà governare e “non c’è assolutamente modo di fermarlo”. I rischi principali sono tre: “sismico, geochimico per il rilascio di Co2 che siccome è più pesante dell’aria soprattutto negli scantinati può dare dei problemi (una Co2 troppo concentrata può generare anche la morte e quindi è estremamente importante fare misure di controllo) e poi c’è il rischio eruttivo“.

Cosa succede con il magma

Una delle poche e confortanti notizie è l’assenza, per adesso, della risalita del magma dal sottosuolo: una condizione di cui si dovrà certamente tenere in considerazione in futuro “ma al momento non ci sono evidenze“, conclude Doglioni. In relazione all’innalzamento del suolo e sulla possibilità che possa essere interpretato come segnale di un pericolo di eruzione, il presidente ha spiegato che in passato ci sono stati “tanti eventi di bradisismo ascendente senza questo evolvesse in eruzione. L’ultima è stata nel 1538, quando il suolo si sollevò di circa 14 metri, quindi stiamo parlando di una situazione molto diversa.

È chiaro che avendo a che fare con un vulcano attivo e vanno considerate tutte le conseguenze del caso. Però devo dire che la Protezione Civile e tutti i sindaci locali stanno facendo veramente il massimo assieme all’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv”.



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