Soluzioni IA innovative, il ruolo del Mediterraneo

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L’IA è la più grande innovazione tecnologica del secolo e possono esserci soluzioni innovative come un algoritmo per pace e progresso; il Mediterraneo gioca un ruolo fondamentale


Non c’è dubbio che l’intelligenza artificiale sia la più grande rivoluzione tecnologica del nostro secolo. Le sue applicazioni stanno trasformando, e sarà sempre più così, ogni aspetto della nostra vita, dalla medicina alla finanza, dall’industria alla comunicazione. L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui produciamo, consumiamo e interagiamo, portando nel nostro quotidiano innovazioni e cambiamenti che solo fino ad un decennio fa sarebbero sembrati fantascienza.
Negli ultimi tre anni lo sviluppo di questa tecnologia ha seguito una traiettoria fortemente influenzata dagli Stati Uniti.

Le aziende americane hanno dominato il settore, imponendo il paradigma della cosiddetta “scaling law”, una legge empirica secondo la quale le capacità degli algoritmi di intelligenza artificiale andrebbero a migliorare proporzionalmente all’aumento della quantità di dati disponibili e della potenza computazionale impiegata.
Questo ha spinto verso la costruzione di modelli sempre più grandi e complessi, capaci di elaborare enormi volumi di informazioni ma accessibili solo a chi dispone delle ingenti risorse necessarie per il loro sviluppo e addestramento.

Giganti del settore come OpenAI, Google e Meta hanno alimentato questa tendenza con modelli sempre più grandi e sofisticati, caratterizzati da trilioni di parametri e capacità predittive avanzate. L’Unione Europea ha adottato invece un approccio più regolamentato, con l’AI Act che ha posto limiti e linee guida per lo sviluppo di questa tecnologia, cercando di bilanciare innovazione e sicurezza.
Tuttavia, la necessità di risorse computazionali immense ha limitato la partecipazione di molte Nazioni alla corsa all’intelligenza artificiale, creando un divario tra chi possiede infrastrutture avanzate e chi fatica a stare al passo.

In questo contesto, l’avvento di DeepSeek a inizio 2025 ha segnato una svolta importante, mettendo in discussione paradigmi e certezze che parevano inscalfibili. DeepSeek ha dimostrato che è possibile ottenere risultati eccellenti anche con modelli più leggeri e frugali, ottimizzati per funzionare con quantità di dati ridotte e con una minore potenza computazionale.
Questo approccio è stato il risultato di un’intensa fase di ricerca che ha combinato tecniche avanzate di apprendimento auto-supervisionato, riutilizzo efficiente di dataset esistenti e nuovi metodi di compressione dei modelli.

Alcuni esperti del settore hanno sollevato dubbi sulla rapidità con cui DeepSeek è riuscita a raggiungere livelli di prestazione comparabili a quelli dei colossi americani, suggerendo che potesse aver beneficiato in maniera scorretta di risorse open source non intese per lo sfruttamento commerciale. Sebbene la diatriba su questo punto sia ad oggi ancora aperta, i loro modelli sono stati sicuramente anche il frutto di metodologie innovative e di una ottimizzazione radicale delle architetture esistenti.

Questo approccio ha aperto nuove possibilità per realtà che, pur non disponendo di infrastrutture mastodontiche, grazie ad una abbondanza di talenti possono comunque competere nell’innovazione e nella ricerca in questo campo. Se DeepSeek ha davvero inaugurato una nuova era di modelli più accessibili e meno dipendenti dalle immense risorse computazionali, ciò potrebbe cambiare radicalmente l’equilibrio globale dell’intelligenza artificiale, aprendo la strada a un ecosistema tecnologico più diversificato e decentralizzato.
Un’Intelligenza Artificiale frugale rappresenta una straordinaria opportunità per il Mediterraneo. Questa regione, culla di civiltà millenarie e ponte tra tre continenti, è ricca di talenti e di istituzioni accademiche di prestigio.
Le università e i centri di ricerca del Mediterraneo possono giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo di soluzioni IA innovative, sostenibili e accessibili, contribuendo così a un progresso inclusivo.

Un’IA più accessibile può favorire la crescita economica locale, creare nuove opportunità per giovani ricercatori e imprenditori e incentivare la collaborazione tra i Paesi della regione. Inoltre, l’IA può essere un motore di pace. In un’area storicamente segnata da tensioni e conflitti, la cooperazione tecnologica può diventare un ponte per il dialogo e lo sviluppo condiviso.
Dall’ottimizzazione delle risorse idriche alla gestione sostenibile delle città, dalla promozione del turismo culturale alla valorizzazione del patrimonio artistico, le applicazioni dell’IA possono migliorare la qualità della vita e rafforzare le connessioni tra le nazioni mediterranee.
Sfruttando la propria ricchezza culturale e accademica, la regione può diventare protagonista di un’innovazione inclusiva, sostenibile e capace di promuovere il progresso e la pace. Il futuro dell’IA non è ineluttabilmente appannaggio esclusivo delle superpotenze tecnologiche, ma può e deve essere un’occasione per tutti.

*Docente al Politecnico di Torino
e direttrice dell’Hub sull’Intelligenza artificiale dell’Ateneo

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