Tragedia a Capanne detenuto dà fuoco alla cella e muore nel rogo

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Un detenuto straniero si dà fuoco nella cella

Tragedia a Capanne – Un detenuto tunisino di 56 anni è deceduto questa mattina nel carcere di Capanne, a Perugia, dopo aver appiccato un incendio nella sua cella.

Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo, identificato come Sami Bettibi, avrebbe dato fuoco a coperte e materasso. Dopo aver appiccato l’incendio, l’uomo si era barricato all’interno della cella. Il personale della polizia penitenziaria è intervenuto tempestivamente, spegnendo le fiamme con un idrante.

Soccorso in condizioni critiche, è stato immediatamente trasferito in ospedale, dove è deceduto poco dopo.

Bettibi, che avrebbe dovuto scontare ancora un anno di reclusione, aveva svolto una visita medica in infermeria nella mattinata e, rientrato in cella, avrebbe dato inizio alla protesta.

La Procura della Repubblica di Perugia ha avviato un’indagine per chiarire le dinamiche dell’accaduto.

La notizia è stata diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), rappresentato dal segretario dell’Umbria, Fabrizio Bonino, che ha fornito dettagli sulla tragica vicenda.

Secondo quanto riportato, l’uomo era stato trasferito da un reparto penale a uno circondariale, dove ha messo in atto una protesta estrema che ha avuto esiti fatali. “È stata una reazione disperata”, ha commentato Bonino, precisando che, nonostante gli sforzi tempestivi degli agenti di polizia penitenziaria, non è stato possibile evitare il tragico epilogo. La salma del detenuto è attualmente a disposizione della magistratura, dopo che è stata trasportata in ospedale nel tentativo disperato di rianimarlo.

La morte del detenuto si è verificata nella Terza Sezione del carcere, un’area già sotto accusa per le sue condizioni critiche. Il SAPPE ha più volte denunciato l’insufficienza delle strutture, chiedendo interventi urgenti. Durante una recente ispezione, i rappresentanti sindacali avevano sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) a considerare un cambio di leadership all’interno dell’istituto, sottolineando che solo una gestione più responsabile e attenta potrebbe garantire un ambiente di lavoro dignitoso per il personale e una sicurezza effettiva per tutti.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha espresso la sua profonda delusione riguardo alle condizioni in cui operano gli agenti. “Nella Terza Sezione, abbiamo riscontrato infiltrazioni d’acqua piovana sui soffitti, mentre le pareti sono sporche e in alcune aree sono presenti residui di escrementi, lanciati dai detenuti. È inaccettabile che i detenuti rimangano in queste condizioni, senza che siano stati adottati provvedimenti per il loro trasferimento”, ha affermato Capece.

Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il malfunzionamento dei cancelli automatici, che da tempo non operano correttamente. Questo non solo ostacola le normali attività quotidiane all’interno della struttura, ma rappresenta anche un serio rischio per la sicurezza dell’intero carcere, rendendo difficile gestire tempestivamente gli accessi e la movimentazione dei detenuti.

Nella giornata precedente alla tragedia, si era tenuto un incontro con il Direttore Generale Beni e Servizi dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott. Antonio Bianco, durante il quale il SAPPE ha esposto in dettaglio le problematiche strutturali del reparto circondariale a Perugia Capanne. La situazione è stata definita critica e necessitante di interventi urgenti, specialmente alla luce del tragico evento avvenuto.

La morte del detenuto ha riacceso il dibattito sulle condizioni di vita all’interno delle carceri italiane, evidenziando problematiche che persistono da anni. Le segnalazioni del SAPPE, che hanno cercato di attirare l’attenzione delle autorità competenti, sembrano non aver prodotto gli effetti desiderati, lasciando il personale di polizia penitenziaria e i detenuti in una situazione di vulnerabilità.

L’episodio di Capanne giunge in un momento in cui la questione della sicurezza nelle carceri italiane è più che mai attuale, con richieste di riforme che si fanno sempre più pressanti. Le autorità sono chiamate a rispondere a questa emergenza, garantendo non solo la sicurezza degli agenti, ma anche il rispetto dei diritti dei detenuti, affinché episodi come quello di Capanne non si ripetano in futuro.

La comunità, ora in stato di shock, è in attesa di risposte e spiegazioni da parte delle istituzioni competenti, mentre il SAPPE continua a chiedere interventi concreti per migliorare le condizioni all’interno delle carceri, affinché tragedie simili non debbano più verificarsi. La morte del detenuto di Capanne deve servire da monito per affrontare con urgenza le criticità che affliggono il sistema penitenziario, garantendo così un ambiente più sicuro e umano per tutti.

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