a gennaio produzione industriale +3,2%, Pil 2024 decelera

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A gennaio si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti del 3,2% rispetto a dicembre. Anche se al netto degli effetti di calendario, l’indice generale diminuisce su base annua dello 0,6% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di gennaio 2024). Lo comunica l’Istat, sottolineando che “ad esclusione dell’energia, unico aggregato in flessione, la dinamica mensile positiva è estesa ai principali raggruppamenti di industrie. In termini tendenziali prosegue, seppure in misura più contenuta, la contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario”. 

Su base annua, le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati.

Pil 2024 decelera per le attese negative sul commercio mondiale
A fine 2024 gli scambi internazionali di merci sono risaliti, ma le attese per il commercio globale restano negative e ulteriormente aggravate dalla possibile escalation delle tensioni commerciali e geopolitiche. Lo afferma l’Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana, ricordando che nel 2024 il Pil dell’Italia è cresciuto in volume dello 0,7%, mostrando una progressiva decelerazione nel corso dell’anno. La crescita economica dell’area euro è stata rivista al rialzo nell’ultimo trimestre dell’anno, con prospettive in moderato miglioramento. Tuttavia, il dinamismo economico in Europa – aggiunge l’Istat – è risultato sensibilmente inferiore a quello di altre aree, quali Stati Uniti e paesi asiatici.

Produzione industriale in calo da 24 mesi su base annua
La produzione industriale registra a gennaio il 24esimo calo consecutivo su base annua. È quanto emerge dalle serie storiche dell’Istat. A inizio 2025 l’indice, corretto per gli effetti di calendario, segna infatti -0,6% annuo, una variazione negativa comunque più contenuta rispetto ai cali precedenti, con il picco del -6,9% raggiunto a dicembre 2024.

Nel trimestre, indice cala solo per l’energia, su gli altri settori
Rispetto ai tre mesi precedenti, invece, nella media del trimestre novembre-gennaio, indica l’Istat, il livello della produzione rimane invariato: l’indice destagionalizzato cala su base mensile solo per l’energia (-3,4%); mentre si osservano aumenti per i beni strumentali (+4,1%), i beni intermedi (+4,0%) e i beni di consumo (+2,6%). Al netto degli effetti di calendario, nel confronto annuo, si registra invece una crescita esclusivamente per i beni di consumo (+0,4%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali e l’energia (-0,8% per entrambi i raggrupamenti di industrie) e i beni intermedi (-0,6%). 

I settori di attività economica che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+21,7%), l’industria del legno, della carta e stampa (+6,2%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+4,3%). Di contro, le flessioni più ampie nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%).

Istat: “Pesano le attese negative per il commercio mondiale”
“L’entrata in vigore, seppur ancora parziale, dei dazi statunitensi del 25% verso le importazioni di Canada e Messico, e l’ulteriore 10% imposto ai prodotti cinesi”, afferma l’Istat nella nota, “suggerisce una crescente probabilità di escalation nelle tensioni commerciali. Queste ultime si aggiungono alle preesistenti turbolenze geopolitiche e potrebbero incidere negativamente sulla domanda mondiale, l’inflazione e le catene globali del valore”.

“L’inflazione non è più il problema economico principale a livello internazionale ma continua a rappresentare un rischio rilevante”, osserva l’Istat, spiegando che “in questa fase, le pressioni al rialzo sui prezzi sono limitate ma non trascurabili e nuovi rischi inflazionistici, legati allo scenario economico e geopolitico, stanno emergendo”. “Sulle future scelte di politica monetaria in Europa, analogamente a quelle negli Stati Uniti – aggiunge -, pesa l’incertezza associata al quadro internazionale che riduce la probabilità di ulteriori tagli nei prossimi mesi in entrambi i lati dell’Atlantico”. Nei primi mesi del 2025 l’euro resta stabile dei confronti del dollaro: la valuta europea, a gennaio e febbraio, si è stabilizzata a 1,04 dollari per euro, in deprezzamento rispetto alla media del 2024 (1,08 dollari), prosegue l’Istat, osservando che “a partire dai primi giorni di marzo, le dichiarazioni della nuova amministrazione Usa hanno creato tuttavia una certa volatilità sul mercato finanziario e su quello dei cambi e l’euro ha mostrato una nuova tendenza all’apprezzamento”.

Migliora fiducia consumatori, su l’occupazione a gennaio
La fiducia delle imprese è peggiorata in tutti i comparti a eccezione della manifattura, evidenzia l’Istat. Quella dei consumatori, invece, ha mostrato un miglioramento, trainato soprattutto dalle valutazioni sulla situazione economica personale. A gennaio si è registrata una crescita dell’occupazione, che ha coinvolto gli uomini, le donne e gli individui di tutte le età, ad eccezione dei 35-49enni. Per posizione professionale l’occupazione è salita sia tra i dipendenti sia tra gli autonomi. Per l’intero 2024, a fronte di un incremento più contenuto dei prezzi, si è rilevato un forte aumento delle retribuzioni contrattuali in termini nominali (+3,1%). La crescita è stata più ampia nel settore privato (+4,0%). A inizio anno, l’inflazione in Italia, seppure in leggero rialzo, è rimasta inferiore a quella media dell’area euro. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha segnato, sia a gennaio sia a febbraio, un incremento tendenziale del 1,7%.







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