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A sud-ovest di Milano, tra i due polmoni verdi del Parco Agricolo Sud Milano e del Parco del Ticino, si trova un luogo che sembra essersi sottratto al tempo e all’urbanizzazione. Cascina Caremma è una realtà agricola che va oltre l’immaginario comune dell’agriturismo: è un ecosistema autosufficiente, un laboratorio, una scuola a cielo aperto dove la terra insegna, produce e accoglie. Fondata nel 1989 da Gabriele Corti a Besate, agronomo e imprenditore illuminato, è nata con l’idea di preservare la campagna e valorizzare l’agricoltura biologica. Nel tempo è diventata un punto di riferimento per il turismo rurale, grazie a un’offerta che spazia dall’ospitalità alla gastronomia, dal benessere alla didattica, e punta a offrire un’esperienza turistica sostenibile.
La storia di Cascina Caremma
Quando Gabriele Corti ha acquistato Cascina Caremma nel 1989, il suo obiettivo era chiaro: creare un’azienda agricola che fosse non solo produttiva, ma anche sostenibile e capace di raccontare la storia del territorio. La cascina, un tempo abitata da intere famiglie contadine, è stata restaurata con cura per mantenere intatta l’anima rurale, integrando al contempo tecniche di agricoltura biologica – fra le prime a convertirsi in Lombardia – e a fare agriturismo. Nel corso degli anni, la famiglia Corti ha ampliato il progetto, aggiungendo un ristorante con cucina a km 0, una SPA agricola e diversi ettari agricoli passando dai 36 iniziali agli attuali 120.
Gli spazi e le produzioni di cascina Caremma a Besate
Successivamente, ha esteso la propria visione con l’apertura di Hotel Morimondo, una struttura realizzata dal recupero di un’antica cascina del ‘700 legata all’Abbazia di Morimondo, e con il ristorante Il Filo di Grano. Oggi, Cascina Caremma è un modello di multifunzionalità rurale, dove la terra è il centro di un ecosistema che coniuga produzione, accoglienza e didattica. Una realtà in costante evoluzione, con progetti futuri come il nuovo caseificio a vista. “Quando ho deciso di avviare questo progetto, tutti mi davano del pazzo. All’epoca, la provincia di Milano era sinonimo di industria e settore terziario: un agriturismo sembrava un’idea fuori dal tempo”, racconta Gabriele Corti.
Autosufficienza e filiera corta: il cuore del progetto
Cascina Caremma non si limita a produrre cibo biologico, ma punta all’autosufficienza diversificando il più possibile. “Coltiviamo, alleviamo e trasformiamo internamente o esternamente – tramite una serie di collaborazioni illuminate con Cascina Selva, Cascine Orsine, Mulino Bava, Officina della Birra – per soddisfare l’80% del nostro fabbisogno”. Qui vengono prodotti grani antichi per le farine, riso Arborio, mais da polenta, ortaggi, frutta, uova, carne di manzo, salumi, vino, formaggi e yogurt di capra. E persino la SPA è alimentata dalle materie prime aziendali, con prodotti cosmetici a base di lavanda coltivata tra i filari di vigneti. Una cinquantina di referenze che possono essere acquistate nello spaccio aziendale di Cascina Caremma o tramite l’e-commerce. Uno degli elementi più caratteristici dell’azienda è la gestione del pollaio mobile, spostato ciclicamente tra i vigneti per garantire un’alimentazione naturale e la fertilizzazione del suolo. Questa attenzione alla biodiversità e al benessere animale si estende anche all’allevamento di maiali allo stato semi-brado, adesso messo a dura prova e interrotto dalla peste suina.
Una fattoria didattica da oltre 30 anni
In tempi decisamente non sospetti, ben prima che l’educazione alimentare e ambientale diventasse una moda, Cascina Caremma accoglieva scolaresche e gruppi per far riscoprire la vita contadina, il valore dell’agricoltura biologica, delle filiere corte e della biodiversità. “Abbiamo iniziato nel 1992, su richiesta del Parco del Ticino, che voleva dare alle scuole un punto di riferimento per la didattica rurale”, ci racconta Gabriele Corti. Non solo scuole elementari, ma negli anni sono arrivati anche studenti universitari dalla Svizzera e dal Giappone per studiare il loro modello di agriturismo e di impresa agricola sostenibile. “L’aspetto didattico per noi è fondamentale: raccontiamo la nostra realtà, ma allo stesso tempo riflettiamo sulle evoluzioni del settore. La Lombardia è una regione dinamica, dove l’imprenditoria agricola è in continuo movimento”, aggiunge il fondatore.
Le cene-laboratorio aperte a tutti da Cascina Caremma
La didattica da ormai più di 15 di anni non si rivolge più solo a studenti e scuole. Famiglie e appassionati partecipano a laboratori stagionali, che spaziano dalla panificazione alla produzione di salumi, dalla lavorazione del riso alla viticoltura che è sempre stata fondamentale in questa zona. “Abbiamo iniziato oltre trent’anni fa con attività per bambini, poi ci siamo resi conto che c’era una grande richiesta anche da parte degli adulti”, racconta Gabriele Corti. “Da qui è nata l’idea di offrire esperienze pratiche che permettano a tutti di riscoprire il contatto con la terra. Il primo laboratorio l’abbiamo sviluppato con Slow Food sulla panificazione – mio nonno era panettiere e io ho sempre avuto questo imprinting – e non ci siamo più fermati”. Ogni laboratorio segue una struttura precisa: prima una parte introduttiva per comprendere la cultura e la storia di quella produzione nella zona, poi si passa alla pratica con le mani in pasta e infine una cena tematica focalizzata sull’alimento lavorato. “L’obiettivo dell’esperienza è quello di riavvicinare la gente al cibo”, spiega Corti.
I piatti di Cascina Caremma
In questo momento, dal 13 marzo 2025 fino al termine di aprile, i laboratori sono dedicati alla panificazione e costano 39€ a persona. Ogni giovedì sera gli ospiti possono impastare e cuocere la propria focaccia – il focus di quest’anno – nel forno a legna del Seicento, per poi gustarla a tavola. Il laboratorio si inserisce nella Festa del Pane 2025, un evento che celebra la tradizione della panificazione con un menù che celebra le tradizioni lombardi e i prodotti della cascina, tra cui crescentine con salamino, zuppa di cavolo nero nella pagnotta di segale e torta di pane al cioccolato e pinoli. Inoltre, ogni partecipante alla fine della serata riceve un pezzetto di lievito madre di inizio ‘900, per continuare a panificare anche tra le mura domestiche.
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