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Il comparto del gioco di azzardo ha raggiunto la cifra di € 160.000.000.000 giocati in Italia nello scorso anno, arrivando quasi a raggiungere la spesa alimentare. A fronte di questo e di un aumento dei casi patologici in carico e stimati ci si aspetterebbe un intervento a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine, con una riduzione reale dell’offerta di azzardo online e fisico e una regolamentazione che fornisca strumenti di prevenzione e contrasto alle dipendenze.
Invece no, è la denuncia della campagna ‘Mettiamoci in gioco’, che segnala un’ulteriore legalizzazione del gioco d’azzardo: “Siamo molto preoccupati per il contenuto della bozza di decreto legislativo sul riordino del settore azzardo ‘fisico’. La bozza istituisce la distinzione tra punti gioco certificati e non. La differenza tra i due risiede nella formazione del personale”.
Ma questo non è l’unico neo della bozza: “La bozza prevede anche punti gioco non certificati, introducendo per questi una distanza di 200 metri dai punti sensibili che essa stessa individua, riducendoli solo alle scuole secondarie di secondo grado e ai SerD (Servizio per le Dipendenze patologiche, ndr.). Viene, quindi, ridotta la distanza anche per questi punti gioco, rispetto alla stragrande maggioranza delle leggi regionali vigenti, in più viene drasticamente ridotto il numero di luoghi sensibili”.
Un’altra questione denunciato dalla Campagna riguarda il rapporto con la criminalità ed il gioco d’azzardo online: “Non c’è traccia, così come era già accaduto per il riordino del gioco d’azzardo online, di una riduzione della pericolosità dei giochi, così come non ci sono provvedimenti per quei giochi d’azzardo che risultano più facilmente infiltrabili dalla criminalità organizzata.
Ancora una volta gli interessi della lobby dell’azzardo prevalgono sulla salute pubblica e per mantenere l’entrata erariale, che sappiamo essere ben poco rispetto al volume di denaro che circola nell’azzardo, si continua a lasciare spazio a possibili e concrete infiltrazioni criminali, anche di tipo mafioso, come diverse inchieste giudiziarie hanno ampiamente dimostrato”.
Alla responsabile dei coordinamenti territoriali della campagna ‘Mettiamoci in Gioco’, Denise Amerini, chiediamo il motivo per cui c’è preoccupazione per la possibile riforma sul gioco d’azzardo: “La preoccupazione è tanta, visto quanto è accaduto in questi anni. Il decreto legislativo 41/2024, ‘Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza’, è intervenuto esclusivamente sul gioco d’azzardo on line, con misure che fin da subito abbiamo contestato, a partire dalle parole utilizzate: si parla di gioco pubblico a distanza, di gioco di abilità, e la parola ‘azzardo’ non compare mai, quando è dimostrato che è l’azzardo a produrre dipendenza. Si parla di gioco responsabile, attribuendo al comportamento della singola persona le eventuali conseguenze in termini di perdita di controllo e di dipendenza.
Sappiamo come sia difficile, per una persona che sta sviluppando comportamenti a rischio di dipendenza, riconoscerlo, e come le tipologie di gioco d’azzardo siano studiate e concepite per essere sempre più additive. A questo provvedimento ha fatto seguito la legge di bilancio, che ha soppresso l’osservatorio sul GAP (Gioco d’Azzardo Patologico, ndr.) istituito presso il ministero della salute, strumento importante di conoscenza e indirizzo, ed ha abrogato le norme che prevedevano un fondo specifico di € 50.000.000 annui per la prevenzione, cura e riabilitazione del GAP. In più, ha stabilizzato la quarta estrazione settimanale di lotto e superenalotto, aumentando di fatto l’offerta, e prorogato le concessioni in essere, invece di procedere con l’indizione di nuove gare”.
Un altro punto controverso riguarda la distanza delle sale da gioco dai luoghi ‘sensibili’: cosa si prevede?
“Oggi, la proposta di legge di riordino del gioco fisico interviene sulla distanza dai luoghi sensibili, identificati esclusivamente nelle scuole secondarie di secondo grado e nei SerD, ridotta a 200 metri, e solo per i punti gioco non certificati. Si vanifica il lavoro di molte amministrazioni locali, che sono intervenute stabilendo distanze minime e limitazioni orarie, con un indubbio effetto positivo rispetto allo sviluppo di patologie da dipendenza.
La proposta interviene anche sugli orari di chiusura, introducendo due fasce orarie differenziate per esercizi certificati e non, con poche ore di chiusura nella giornata, permettendo l’apertura per tutta la notte, fino alle ore 5 del mattino. Provvedimenti sbagliati, che non vanno affatto nella direzione necessaria, di riduzione e regolamentazione dell’offerta, indispensabili per prevenire le gravi conseguenze sociali ed economiche dell’azzardo e la patologia da dipendenza”.
Ulteriore punto riguarda i punti di gioco certificati: quale distinzione corre tra punti gioco certificati e non?
“La distinzione risiede esclusivamente nella formazione del personale. Già oggi, però, la stragrande maggioranza delle leggi regionali prevede la formazione obbligatoria per il personale: la proposta non aggiunge nulla in termini di qualificazione”.
Per quale motivo sono previste le sale slot anche vicino ai luoghi sensibili?
“Premesso che i luoghi sensibili vengono drasticamente ridotti, l’azzeramento delle distanze si basa sull’assunto, molto caro ai gestori, che i cosiddetti distanziometri non servano a nulla. In assenza di una normativa complessiva, questi non sono certo misure risolutive, ma, laddove applicate, hanno dimostrato la loro efficacia, confermata dagli operatori dei servizi. Allontanare l’offerta dai luoghi sensibili, e ridurre l’offerta, è un concreto disincentivo, soprattutto per quei giocatori che ancora non hanno sviluppato una patologia conclamata”.
Quale volume ha il gioco d’azzardo?
“Le gravi carenze della legislazione in materia hanno fatto esplodere un settore che nel 2023 ha registrato una raccolta di € 147.000.000.000, e nel 2024, in assenza ancora di dati definitivi, si attesterà intorno ad € 160.000.000.000. Doveroso sottolineare che l’80% dei profitti è dato dai giocatori patologici”.
Quanto incide nei minori e nei soggetti fragili il gioco d’azzardo?
“Una recente ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità dice che fra i ragazzi fra i 14 anni ed i 17 anni, i giocatori problematici, che giocano ogni giorno, sono il 4%, e che quelli a rischio importante sono il 5,9%. Il 40% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di non aver mai avuto controlli, nei bar, nelle tabaccherie, ma anche nelle sale da gioco. Sono dati complessivamente in crescita, e ricordiamo che per i minorenni l’azzardo è vietato. Sempre i dati del CNR ci dicono che gioca il 47% degli indigenti, il 56% delle persone con reddito medio/basso, l’80,2% dei lavoratori saltuari o precari”.
Quale vantaggio ha lo Stato nella promozione di questa riforma?
“Quello che si afferma, è che senza i proventi dell’azzardo non si chiuderebbero i bilanci dello Stato, che sono soldi importanti per la finanza pubblica. Ma, come sappiamo, a fronte di una raccolta di € 147.000.000.000 nel 2023, soldi sottratti all’economia reale, allo Stato ne sono andati € 11.000.000.000. Una percentuale molto bassa. E nessuno quantifica i costi in termini di salute individuale e collettiva, in termini sociali, di impoverimento delle persone, e in termini di lotta alla criminalità, che, come dimostrano i dati della Commissione antimafia e della DIA (Direzione Investigativa Antimafia, ndr.), trova nell’azzardo legale terreno fertile e privilegiato per il riciclaggio”.
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