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Parigi vuole usare il pugno duro contro chiunque inneggi all’odio o inciti alla violenza all’interno del proprio Paese. Una linea quasi “obbligata” per il Governo del primo ministro Francois Bayrou, stretto nella morsa tra l’aumento del numero di crimini politici e l’avanzata della destra favorita anche dalla linea dura promessa sull’immigrazione da parte di Marine Le Pen. Il Governo ha così disposto il foglio di via per sette cittadini arrestati negli ultimi mesi proprio per istigazione alla violenza, attuata soprattutto con video su TikTok. I sette arrestati hanno in comune anche il Paese di origine: si tratta infatti di cittadini originari dell‘Algeria. Ma, dall’altra parte del Mediterraneo, il Governo di Algeri ha alzato gli scudi: le autorità non hanno intenzione di accogliere i propri concittadini non desiderati in Francia, avviando così un’inedita “guerra dei tiktoker“.
Il caso di Doualemn
La vicenda più eclatante al momento è rappresentata da quella di Boualem Naman. Algerino di 59 anni, si trova da 25 anni in Francia e da 15 ha il permesso di soggiorno. Naman ha dimostrato negli ultimi tempi una buona padronanza dei social e, soltanto su TikTok, è riuscito ad ottenere un seguito da 168mila follower. Sul social cinese è conosciuto con il nome di Doualemn e a gennaio un suo video è finito sotto i riflettori degli inquirenti. Il tiktoker infatti ha parlato della volontà di “infliggere una severa lezione” a un oppositore del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune residente in Francia.
Parole che, secondo gli investigatori, rappresentano un vero e proprio incitamento all’odio. Arrestato il 5 gennaio, pochi giorni dopo il Governo di Parigi gli ha tolto il permesso di soggiorno e lo ha espulso in Algeria. Ma qui è avvenuto il primo atto della guerra dei tiktoker: Algeri ha rifiutato di accogliere Doualemn e lo ha rispedito indietro. Tornato in Francia, i giudici hanno riscontrato errori nella procedura di estradizione e hanno rimesso in libertà il sospettato. Tuttavia, pochi giorni fa l’influencer ha ricevuto una condanna a cinque mesi per i contenuti del suo video. Al di là del caso giudiziario, resta il fatto politico: il respingimento di Doualemn ha avviato una forte polemica tra il Governo algerino e quello francese. Parigi ha accusato la controparte nordafricana di “voler umiliare la Francia”, così come dichiarato dal ministro della giustizia, Gerald Darmanin.
Il braccio di ferro sul Sahara Occidentale
Il caso di Doualemn è soltanto quello più noto. Ma, come detto in precedenza, sono in totale sette i tiktoker algerini raggiunti da provvedimenti delle autorità francesi per istigazione all’odio. Tra questi, c’è Youcef Zazou, algerino di 25 anni che aveva invitato i suoi follower a compiere atti di violenza in territorio francese. Condannato per direttissima a 18 mesi e a stare lontano dalla Francia per dieci anni, difficilmente però Zazou tornerà in Algeria. Così come difficilmente tornerà Sofia Benlemmane, donna algerina che sui social ha “augurato” a una sua connazionale di essere violentata per non aver rispettato alcuni precetti religiosi. Lo stesso discorso vale per Imadtintin, Abdesslam Bazooka e Laksas 06, tre nickname di altrettanti influencer algerini raggiunti da provvedimenti giudiziari. Infine, c’è anche il caso di Mahdi, altro tiktoker condannato a otto mesi per apologia di terrorismo.
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Il fatto che si tratti di cittadini algerini potrebbe non essere un caso. In un post su X, l’oppositore algerino Chawki Benzehra, tra i primi a denunciare i toni violenti usati dai suoi connazionali, ha ipotizzato la mano del governo di Algeri dietro i contenuti degli influencer: “Prima si occupavano solo di sport o di società – ha scritto Benzehra – Dal 2023 hanno iniziato ad occuparsi di politica”. Il tutto, sempre secondo il dissidente algerino, sotto input del Governo: “Seguono le direttive di Medhi Ghezzar“, ha sottolineato Benzerha con riferimento all’uomo d’affari che cura le campagne elettorali del presidente Tebboune.
Algeri potrebbe quindi aver appositamente aizzato gli animi per mettere pressione alla Francia. Avviando così una guerra dei tiktoker che Parigi avrebbe volentieri evitato. Sullo sfondo dello scontro però, il discorso legato ai social e agli influencer è poco più che sfumato. La vera questione riguarda, al contrario, il Sahara Occidentale. Al governo di Tebboune non è mai andato giù il fatto che la Francia abbia dato validità al piano del Marocco sull’autonomia della regione. Algeria e Marocco, è bene ricordarlo, sono su due piani opposti: Algeri riconosce il Governo del Polisario (ospitato all’interno del proprio territorio), Rabat rivendica sovranità sull’area. La scelta di campo francese, in poche parole, agli occhi algerini non poteva restare impunita.
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