Germania, i tedeschi aggrappati al contante

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#finsubito


Un biglietto del metro o del bus costa ormai 3,80 euro, valido due ore ma solo in un senso, se si torna indietro anche per una sola fermata, bisogna obliterarne un secondo. L’abbonamento non mi conviene, vado spesso a piedi, quello mensile è aumentato a 106,40 euro. Sempre più spesso la macchinetta non accetta il contante, e devo pagare i biglietti con la Bankcard, o la carta di credito. Fino a ieri non era mai avvenuto. Penso che vogliano risparmiare sul personale che dovrebbe rifornire di monetine le migliaia di distributori, e indurre allo stesso tempo ad abbandonare il contante, amato con ostinazione dai tedeschi, affezionati anche allo scomparso Deutsche Mark. L’anno scorso risultavano mancanti ancora 53 milioni di marchi, circa 27,1 milioni di euro, che sarebbe possibile cambiare presso la banca centrale. Probabilmente non per amore, tuttavia, ma nascosti all’insaputa degli eredi da qualche parente scomparso.

Quasi un berlinese su quattro vive sulla soglia di povertà

Quasi un berlinese su quattro vive sulla soglia di povertà, non credo che tutti abbiano un conto in banca e una carta di credito. Per i tedeschi vale solo il contante? si chiede Wirtschaftswoche, il più importante settimanale economico. E preferiscono conservarlo sotto il materasso o in qualche ripostiglio, che i ladri scoprirebbero in pochi minuti, oppure sullo Sparbuch, il libretto di risparmio, più che su un conto corrente.

Stanno attenti alle monetine, e la Bundesbank, la banca centrale, vuole costringere con una legge i tedeschi a comportarsi come gli italiani e gli altri europei, a dire lasci perdere al cliente che cerca le monetine da uno o due cent, e i consumatori a non attendere il resto. Il Runden, arrotondare, dovrebbe diventare obbligatorio. Ma in moti protestano contro l’abolizione del Rotgeld, il denaro rosso, dal colore dei centesimi.

Fernanda, mia moglie, mi rimprovera, perché non pago mai i piccoli conti usando le monete, ma con un biglietto da dieci o da venti, e il resto si accumula nelle mie tasche. Quando decenni fa ero scapolo a Amburgo, gettavo le monetine, i Pfennig, i centesimi, in un grande posacenere di cristallo, probabilmente un regalo (non ho mai fumato). Alla vigilia di Natale, regalai il malloppo in metallo al bambino della mia aiutante domestica, a patto che contasse le monete e mi rivelasse l’ammontare.

Il piccolo si comprò una bicicletta, erano più di 200 Deutsche Mark, poco meno di 200mila lire. Scrissi un articolo, la differenza tra l’Italia e la Germania era il mio posacenere, tra italiani spreconi e tedeschi parsimoniosi. Die Welt riportò la mia corrispondenza prendendola sul serio, non avevano capito che li prendevo in giro. Forse ero io a non capire che avevano ragione loro.

I tedeschi stanno attenti al resto

Alla cassa del supermercato mi innervosisco perché si perde tempo. I clienti davanti a me aspettano che la commessa faccia il conto, poi cercano il portafoglio, cominciano contare monetine, si accorgono che non ce la fanno, pagano con un biglietto da 10, 20 o 50, e la commessa conta puntigliosa il resto. Mai che qualcuno per un paio di centesimi, dica: lasci perdere. Pochi giorni fa ho comprato dal benzinaio quattro batterie per la tastiera del computer, 4,99 euro. La commessa ha perso minuti a cercare un cent. Non ho osato proporle: lasci perdere, perché so che l’avrei offesa. Nessuno dei clienti in coda per pagare il pieno, ha protestato.

La battaglia contro il contante per il momento non è ancora vinta. Secondo la Bundesbank, quella che a suo tempo si opponeva che gli italiani spreconi ottenessero l’euro, il 40 per cento dei tedeschi conservava nel 2023 a casa riserve liquide. Una percentuale in calo, nel 2018 era quasi il doppio, il 78 per cento. I tedeschi non si fidano, commenta Wirtschaftswoche, non vogliono che lo Stato sbirci nel loro portafoglio.

E c’è anche un altro sospetto. Sempre secondo la Bundesbank. Nel 2023 erano in circolazione banconote per 921 miliardi di euro, senza contare i miliardi in monetine, ma solo il 40 per cento circolava in Germania, il resto era depositato in conti all’estero, o era stato speso per comprare gioielli, o una villa da qualche parte, senza dare nell’occhio al fisco, o per acquistare lingotti d’oro, sempre l’investimento più sicuro.

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