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Dopo l’esclusione di Călin Georgescu dalle elezioni presidenziali di maggio, l’estrema destra romena si era trovata senza un candidato per rimpiazzare quello che negli ultimi mesi era diventato di gran lunga il politico più popolare della Romania. Mercoledì però sono state annunciate le candidature di due esponenti dell’estrema destra nel tentativo di riempire il vuoto lasciato da Georgescu: sono quelle del leader del partito Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), George Simion, e della leader del Partito dei Giovani (POT), Anamaria Gavrilă.
Simion e Gavrilă, entrambi sostenuti da Georgescu, devono presentare entro il 15 marzo 200mila firme ciascuno all’Ufficio elettorale centrale e le loro candidature dovranno essere poi approvate dalla Corte costituzionale romena. Sono già d’accordo che se verranno entrambe accettate, uno dei due candidati si ritirerà: «Dobbiamo dare a questo movimento sovranista tutte le possibilità», ha detto Gavrilă nel video in cui i due hanno dato insieme la notizia.
Georgescu era stato a sorpresa il candidato più votato al primo turno delle elezioni di novembre, che erano state annullate dalla Corte costituzionale a causa delle numerose segnalazioni di possibili interferenze russe che avrebbero favorito la sua vittoria.
Da allora l’alleanza fra i tre è diventata molto solida. Gavrilă aveva sostenuto Georgescu già alle elezioni di novembre, a cui Simion si era candidato, arrivando quarto. E nelle ultime settimane sia Gavrilă che Simion avevano criticato la decisioni della Corte costituzionale di escludere Georgescu. Alleanza per l’unità dei romeni aveva inoltre organizzato le proteste per l’annullamento dei risultati del primo turno. Simion è anche attualmente indagato per incitamento alla violenza per aver detto che coloro che hanno deciso di escludere Georgescu dovrebbero essere «scuoiati vivi» in pubblico.
Calin Georgescu, al centro, con George Simion e Anamaria Gavrilă durante una protesta per l’annullamento del primo turno delle elezioni a Bucarest, il 1° marzo 2025 (EPA/ROBERT GHEMENT/ANSA)
George Simion è il candidato che sembra poter trarre più vantaggio da questa situazione.
Simion ha fondato Alleanza per l’unità dei romeni (AUR) nel 2019 come un partito ultranazionalista, euroscettico, profondamente contrario all’immigrazione e unionista, cioè favorevole all’unificazione della Romania e della Moldavia. Si oppone all’insegnamento obbligatorio dell’Olocausto e dell’educazione sessuale nelle scuole, definendole entrambe «questioni minori». Durante la pandemia da Covid-19 era stato il principale partito “no vax”.
Negli ultimi anni, pur mantenendo idee piuttosto radicali, aveva cercato di moderare le sue posizioni per attrarre una fetta più ampia dell’elettorato. Proprio questa scelta aveva portato Călin Georgescu a uscire dal partito nel 2022. Al tempo Simion aveva deciso di condannare l’invasione russa dell’Ucraina, mentre Georgescu era rimasto su posizioni filorusse e di aperta opposizione alla NATO. Alle elezioni dello scorso novembre Simion era considerato il papabile secondo candidato per il ballottaggio, insieme a uno dei candidati più moderati, ma era stato escluso dalla vittoria inaspettata di Georgescu.
– Leggi anche: Chi era Vlad l’Impalatore, e cosa c’entra con la politica romena
Anche Anamaria Gavrilă faceva parte di Alleanza per l’unità dei romeni, con cui era stata eletta deputata nel 2020. Ne era uscita nel 2023 e aveva fondato il Partito dei Giovani. A novembre aveva appoggiato Georgescu alle elezioni presidenziali, condividendone molte posizioni e anche lo stile di comunicazione. Poche settimane dopo si era presentata alle elezioni legislative, prendendo il 6,4 per cento dei voti e riuscendo a far eleggere 24 parlamentari (Alleanza per l’unità dei romeni aveva vinto 63 seggi, diventando il partito di opposizione più grande in parlamento).
Anamaria Gavrilă parla con i giornalisti insieme a Călin Georgescu a Bucarest, il 7 marzo 2025 (ANSA/EPA/ROBERT GHEMENT)
Oltre a loro due ha presentato la sua candidatura alle elezioni presidenziali anche Diana Șoșoacă, una europarlamentare di estrema destra e molto religiosa membro del partito S.O.S. Romania, la cui candidatura era già stata respinta alle elezioni di novembre per via delle sue opinioni estreme. Șoșoacă, che è nota anche per le sue proteste molto teatrali, si pone come un’alternativa a Georgescu: lo critica perché «non è mai stato cristiano» e lo accusa di voler dividere il popolo romeno.
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