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Traffico e proteste siamo sempre in coda


Tanto tuonò che non piovve. Neppure una ruota di scorta. Il temuto serpentone di tir annunciato contro il blocco dei mezzi pesanti in uscita dallo svincolo di Pescate è stato neutralizzato con il dialogo, un termine anacronistico, ma pur sempre efficace tra chi fa uso della ragione. Il prefetto e lo Sceriffo, alias il sindaco di Pescate Dante De Capitani, hanno trovato un accordo che il tempo dirà se si tratta di una soluzione duratura o di una toppa. Le perizie e i collaudi promossi dagli autotrasportatori hanno sancito la tenuta del famigerato tombotto: insomma De Capitani ha spaventato la categoria con una furbesca minaccia che mirava a ottenere il trasferimento all’Anas di quel peduncolo di strada per sbarazzarsi delle responsabilità civili e penali.

Risolto questo rebus, pompato più del dovuto, il ruggito di un agnello vestito da leone, certo non si dissolve la questione della viabilità che a Lecco e dintorni continua a regalare code chilometriche e collaterali bestemmie, nonostante la Quaresima. Solo qualche settimana fa è bastato uno starnuto sulla Statale 36 nella galleria del Barro, e peggio ancora un incidente in una via secondaria per tenere paralizzata la città per ore e ore. Si vorrebbe che gli automobilisti non superino i trenta all’ora mentre chi sta al volante prega San Nicolò per poterli toccare.

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Premesso che da quando ho appeso l’auto al chiodo il tasso di pericolosità stradale è sceso a picco, resta da capire perché ogni mattina uscendo di casa spesso fatico a ritrovare intatti frecce e sensi di marcia lasciati la sera prima. Viuzze camaleontiche tra le quali ti districhi a malapena mentre per le auto si rivelano un autentico labirinto: ridotte a un groviera dai lavori della fibra ottica e del teleriscaldamento, dai cantieri pubblici e privati che, in questi anni, sono volati sulle ali generose del Pnrr e in sella ai vari bonus e ristori sulle ristrutturazioni, perpetuando un cruccio per i cittadini alla faccia della Lecco a misura d’uomo.

Il tira e molla sulle rotonde con i new jersey che hanno imperversato per quattro anni in centro e in periferia, l’eccesso di sperimentazioni, hanno generato una anomala competizione tra chi stava fermo su un Suv e chi procedeva a piedi magari reduce dal fisioterapista.

Ora, la viabilità è la madre delle contumelie e non è ancora stata inventata la pillola per combattere sintomi e patologie. Pesco nella memoria a conforto di chi prende cantonate a ogni angolo e può consolarsi con questo aneddoto. Nel 1974 il consiglio comunale di Lecco varó un piano regolatore caratterizzato dalla partecipazione dell’intera città : dalle associazioni di categoria alle realtà di volontariato fino alle visite nei tredici rioni della città, per tre passaggi in un anno, ciascuno con l’obiettivo di renderlo il più possibile aderente alle esigenze delle comunità e ad un borgo in piena trasformazione.

Sindaco era il mio compianto amico Guido Puccio e assessore all’urbanistica Pinin Resinelli, ora novantenne. Da segretario della DC ne feci una bandiera e il trampolino di lancio per le fortunate elezioni dell’anno seguente. Ebbene Guido, che era un esterofilo e giramondo per ragioni professionali se ne tornó una volta da Londra con una penna ultimo grido nel taschino (una sua mania) e sottobraccio un architetto specializzato nei sistemi semaforici.

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Presentato al tempio di via Mascari, sede della DC, come l’artista del rosso, del verde e del giallo, ottenne un incarico che portò a termine con rapidità e che sulla carta si rivelò un gioiello. Ma al momento del dunque, come quando si spoglia una statua durante l’inaugurazione, scoprimmo con delusione fanciullesca e incazzatura democristiana (ve la raccomando) che il presunto mago aveva trascurato il dettaglio che la guida in Inghilterra è a destra. Svanito l’effetto coniglio fu liquidato all’istante e la pratica fu girata a un ingegnere milanese.

Ora dovremo fare i conti con la rigenerazione urbana che prevede la costruzione di diverse torri alte una trentina di metri tra Corso Martiri e l’area ex Leuci. In soldoni si tratta di ospitare quasi duecento famiglie su un asse vario congestionato e di poche centinaia di metri. Come dire una partita di calcio con duecento giocatori. Tacendo del cambio di destinazione d’uso di una serie di progetti in viaggio, sembra lecito chiedersi quale visione sottenda ( a palazzo Bovara) lo sviluppo della città.

Per ora si brancola nel buio e si respira solo un’aria di smog dentro e fuori la metafora. Insomma in una città già paralizzata dal traffico si sta pensando che Lecco in futuro potrà essere abitata solo da chi è destinato a non uscire di casa.

Eppure procedendo con lucidità e partecipazione c’è una strada maestra che concilia i cittadini con la viabilità : spendere bene la manna del Pnrr che non richiede la mente di un luminare, ma che potrebbe essere gestita anche dal regista di Olginate, Antonio Albanese, nei panni di “Cetto La Qualunque”.

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