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Dalle aziende familiari il 68% del Pil. Ma ora serve sostenibilità


IN ITALIA LE AZIENDE FAMILIARI rappresentano una componente essenziale del tessuto economico nazionale: costituiscono l’81% delle imprese e contribuiscono al 68% del Pil. Questi numeri dimostrano non solo il loro peso strategico, ma anche la loro capacità di crescita, con un tasso di sviluppo superiore rispetto alle imprese non familiari. Inoltre, vantano un ritorno sull’investimento in costante crescita e un livello di indebitamento più contenuto. Tuttavia, resta una sfida aperta: il divario di produttività rispetto alle aziende non familiari, attualmente attestato al 18%. Se da un lato le imprese familiari sono un pilastro dell’economia, dall’altro devono trovare la modalità migliore per affrontare un cambiamento cruciale: la transizione sostenibile. Secondo il Rapporto Strategico “Radici nel futuro”, realizzato da Teha Group e Chiomenti, il settore mostra un ritardo significativo rispetto a questa trasformazione. In Europa, meno di una grande azienda familiare su dieci pubblica un Bilancio di Sostenibilità. In Italia la percentuale è del 9,2%, in linea con altri Paesi europei: 7% in Francia, 10,8% in Germania e 10,9% in Spagna.

Questi dati evidenziano la necessità di una maggiore consapevolezza e di strategie più incisive per integrare la sostenibilità nei modelli di business. L’integrazione della sostenibilità, tuttavia, è riconosciuta come un fattore vantaggioso dalla maggior parte delle imprese: il 92% delle aziende familiari e l’89% delle non familiari concordano sul fatto che adottare pratiche sostenibili apporti benefici concreti. Tra le motivazioni principali per intraprendere questo percorso, il 42% delle imprese familiari individua il miglioramento della reputazione e della fiducia nel brand come elemento trainante. Quando si tratta di adottare un nuovo modello economico più sostenibile, le aziende si dividono tra due approcci: il 76% preferisce un cambiamento graduale per evitare squilibri economici nel breve termine, mentre il restante 24% è disposto ad accettare un impatto immediato pur di ottenere risultati concreti e duraturi. Inoltre, il 60% delle imprese familiari ritiene che la transizione sostenibile debba essere guidata dalle dinamiche di mercato, mentre il 57% delle aziende non familiari ritiene che siano le istituzioni a doverne assumere la leadership. Affinché la transizione sostenibile diventi realtà, sarà indispensabile affrontare tre sfide chiave nei prossimi anni: investire in tecnologie digitali integrate alla sostenibilità, aprire le aziende a manager esterni capaci di accelerare l’innovazione e aumentare la propensione all’adozione di tecnologie 4.0, e rafforzare le alleanze di filiera per sviluppare nuove competenze e creare sinergie strategiche.

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Un altro fattore determinante sarà il passaggio generazionale, spesso visto come un punto critico, ma che potrebbe invece diventare un’opportunità strategica. Le nuove generazioni portano con sé una visione orientata al lungo termine e una maggiore sensibilità verso i temi Esg, facilitando un cambio di paradigma all’interno delle aziende di famiglia. In questo contesto, il ruolo del legislatore sarà fondamentale. A livello europeo e nazionale, è necessario accelerare l’introduzione di normative adeguate e strumenti di incentivazione fiscale e finanziaria per facilitare l’accesso al mercato dei capitali e ridurre il divario competitivo con gli Stati Uniti. Le raccomandazioni strategiche del rapporto evidenziano l’urgenza di completare i quadri normativi, intervenendo a livello di policy-making per incentivare gli investimenti sostenibili e a lungo termine. Un punto cruciale è la semplificazione dell’accesso al credito per le PMI, riducendo la burocrazia e promuovendo strumenti finanziari mirati. Semplificazione è la parola chiave del pacchetto Omnibus EU, presentato il 26 febbraio scorso, che propone di rivedere drasticamente il perimetro di applicazione vigente in materia di rendicontazione di sostenibilità, limitandolo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti, e spostare in avanti gli oneri di dovuta diligenza da parte delle imprese nella propria catena del valore. I tempi di recepimento non saranno però immediati.

Un ulteriore elemento chiave riguarda lo sviluppo di piani strategici di “Twin Transition” a livello locale, unendo innovazione digitale e sostenibilità attraverso strumenti di supporto e politiche adeguate. In questo scenario, le aziende familiari dovranno giocare un ruolo attivo sfruttando sinergie con università e centri di ricerca, investendo in nuove tecnologie e adottando best practice di governance aziendale. Tra le azioni consigliate, emergono la formalizzazione di patti societari, l’adozione di piani di successione ben definiti e la creazione di consigli di amministrazione diversificati per favorire una governance più efficace. Fondamentale sarà la collaborazione lungo la filiera produttiva: i leader di settore dovranno guidare il cambiamento e integrare i costi della sostenibilità lungo tutta la catena del valore. Parallelamente, sarà importante costruire alleanze territoriali tra imprese, istituzioni e comunità locali, per condividere risorse e competenze, beneficiando di economie di scala e facilitando così il percorso verso una transizione ecologica e digitale. Per garantire il successo di queste trasformazioni, si raccomanda di incentivare la concentrazione tra pmi attraverso misure fiscali agevolate, semplificazioni creditizie e finanziamenti pubblici, favorendo la crescita dimensionale delle aziende e la loro capacità di investimento nella transizione sostenibile.

Partner e Head of Sustainability Practice TEHA e Partner Chiomenti

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