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La Cgia di Mestre: Ogni anno le imprese pagano 21 miliardi di imposte ambientali


Ambiente

di Giorgio Brescia

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La polizza catastrofale che le imprese dovranno sottoscrivere continua a far discutere: ora, la Cgia di Mestre con una sua analisi intende rilevare che ogni anno le imprese pagano “allo Stato e alle sue articolazioni periferiche 21 miliardi di euro di imposte ambientali. Ancorché la destinazione d’uso di queste risorse non sia vincolata, una parte di questi soldi potrebbe essere utilizzata per la pulizia dell’alveo dei fiumi, per la manutenzione degli argini e delle rive, per la realizzazione dei bacini di laminazione o per le casse di espansione. Interventi che dovrebbero prevenire e mitigare molti eventi calamitosi che non siamo in grado evitare. In realtà queste opere non si fanno più da almeno qualche decennio, oppure vengono realizzate solo dopo che il disastro si è verificato”.

E ancora: “Tra qualche mese le imprese si troveranno a pagare due volte la protezione ambientale: una con le imposte allo Stato centrale e agli enti locali, un’altra sottoscrivendo una polizza con le compagnie assicurative private”.

Se l’obiettivo dell’istituzione della polizza, sottolinea la Cgia, era quello di favorire con l’intervento delle assicurazioni, la rapida riprese delle aziende colpite da eventi calamitosi, la tesi è condivisibile ma “dovrebbe essere accompagnata da una corrispondente riduzione delle tasse ambientali, altrimenti le aziende saranno costrette a sostenere un doppio onere. Temiamo che le imposte ambientali siano destinate ad aumentare, specialmente quelle degli enti locali che negli ultimi 2/3 anni sono tornate a crescere per mantenere i bilanci in equilibrio”.

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Ma l’associazione rileva anche altro, evidenziando che “dei 21 miliardi di euro di imposte ambientali versati dalle imprese private nel 2022, i settori più tartassati sono quelli energivori (fornitura energia elettrica, gas, vapore, ecc.) con 5,3 miliardi di euro, le imprese manifatturiere con 5 e i trasporti con 3 miliardi. Il gettito ascrivibile a questi tre settori incide sull’importo totale per il 63,7 per cento. Se al carico fiscale in capo alle aziende aggiungiamo anche quello delle famiglie, in Italia il gettito complessivo nel 2023 è stato pari a 54,2 miliardi di euro”.

“Tra i 27 Paesi dell’Ue – conclude la Cgia – solo la Germania ha registrato un importo complessivo maggiore del nostro e pari a 71,4 miliardi di euro. Se invece, rapportiamo il gettito delle imposte ambientali sul Pil, la nostra situazione migliora. Scivoliamo all’ottavo posto con il 2,6 per cento, anche se il dato risulta essere nettamente superiore a quello dei principali Paesi europei. La Francia, infatti, registra l’1,8 per cento, la Germania l’1,7 e la Spagna l’1,6. La media Ue, invece, era del 2 per cento”.


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