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la città è al secondo posto in Italia


Dopo anni di calo costante, le procedure di fallimento in Italia tornano a crescere: dai 1.093 casi registrati nel 2023, minimo storico degli ultimi decenni, si è passati a 2.314 nel 2024, con un incremento del 112%. Un dato che segnala una chiara inversione di tendenza e riaccende l’attenzione sulla necessità di strumenti efficaci per prevenire e gestire le crisi aziendali. Preoccupanti, nel dettaglio, i numeri di Napoli. Il capoluogo partenopeo è infatti la seconda città d’Italia per fallimenti.

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Le cause e l’andamento negli ultimi 10 anni

I fallimenti aziendali sono stati causati – secondo Massimiliano Parco (Economista del Centro Europa Ricerche CER, Teaching Assistant in Economia, monetaria e creditizia Università LUISS Guido Carli) – da una “combinazione di choc economici come la crisi finanziaria del 2008, il debito sovrano, la pandemia e la crisi energetico-inflazionistica e fragilità strutturali interne, tra cui l’accesso limitato al credito, l’elevata pressione fiscale e la complessità normativa”. Secondo dati Istat, dai 11.625 casi di fallimenti del 2012 si è arrivati al picco di 14.735 nel 2014, per poi calare progressivamente fino al 2020, in linea con la ripresa del Pil. Nel 2020, a fronte di un crollo del Pil del -8,9%, i fallimenti sono scesi sorprendentemente a 7.160 (-32,1%). Una contrazione dovuta alle misure straordinarie varate durante la pandemia tra cui moratorie, sussidi e blocco dei licenziamenti, che hanno temporaneamente frenato le insolvenze. L’effetto rimbalzo è arrivato puntuale nel 2021, con un aumento del 36,2% e 9.755 nuove procedure. Arrivati al 2023, si è registrato un minimo storico: appena 1.093 fallimenti. Ma il 2024 ha segnato una netta inversione di tendenza: +1.000 casi rispetto all’anno precedente, per un totale di 2.314 fallimenti.

I settori e le città più colpite. Napoli seconda

Tra luglio 2024 e gennaio 2025, secondo dati InfoCamere, 2.064 aziende hanno aperto una procedura: 665 nei servizi (commercio, trasporti, alberghi), 459 nell’industria e 443 nelle costruzioni. Roma guida la classifica con 209 istanze (10,1%), seguita proprio da Napoli (129), poi Bari (93) e Padova (91).

Per contrastare i fallimenti in modo più tempestivo ed efficace, nel 2022 è entrato in vigore il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che introduce un approccio preventivo alla gestione delle difficoltà aziendali. Il nuovo impianto normativo mira a salvaguardare la continuità operativa attraverso tre categorie di strumenti: prevenzione della crisi, ristrutturazione (prioritaria rispetto alla liquidazione) e liquidazione con possibilità di fresh start. L’obiettivo è favorire interventi rapidi e mirati per evitare il dissesto e sostenere la ripresa delle imprese in difficoltà, ma c’è un altro strumento che negli ultimi anni si è verificato come un’ottima soluzione per il salvataggio aziendale: il workers buyout (Wbo).

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