Consumiamo di più ma guadagniamo di meno, italiani schiacciati dalla pressione fiscale al 50%


Gli ultimi dati Istat rivelano che, nell’ultima parte del 2024, sono aumentati i consumi delle famiglie italiane, nonostante un leggero calo dei redditi. A essere intaccati in questo contesto sono stati i risparmi, con una riduzione della propensione a mettere soldi da parte.

Ad aggiungersi a questo quadro anche un’impennata della pressione fiscale. Il dato ha superato il 50%, anche se questo ha permesso allo Stato e alle amministrazioni pubbliche di far segnare il primo trimestre positivo di bilancio dal 2019.

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Redditi e potere d’acquisto in riduzione

Nel suo ultimo rapporto sui conti trimestrali dei settori istituzionali, l’Istat ha riscontrato il primo calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane in due anni. Nel quarto trimestre del 2024, i nuclei hanno potuto permettersi di acquistare lo 0,6% di beni e servizi in meno a parità di denaro speso.

Si tratta del primo dato negativo di questo tipo dal 2022, quando nell’ultimo trimestre il nostro Paese era stato colpito dalla crisi energetica e dall’impennata del prezzo del metano, dovuta alle sanzioni alla Russia. Un’inversione di tendenza che si compone di tre fattori:

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  • diminuzione dei redditi lordi disponibili dello 0,1%;
  • aumento dei consumi dello 0,5%;
  • diminuzione del tasso di investimento dello 0,1%.

Si interrompe quindi la striscia di sette trimestri consecutivi di crescita del potere d’acquisto delle famiglie, con effetti pesanti sui risparmi.

Risparmi bruciati per aumentare i consumi

Nel quarto trimestre del 2024, come detto, le famiglie italiane hanno aumentato i consumi dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Questo nonostante i redditi fossero in calo, una circostanza che ha determinato anche un calo della propensione al risparmio.

Nell’ultima parte dello scorso anno questo dato è passato dal 9,1% all’8,5%, a causa proprio dell’aumento dei consumi. Le famiglie hanno quindi rinunciato a mettere soldi da parte per aumentare il numero e il valore di beni e servizi acquistati e, in parte minore, per coprire una diminuzione del loro reddito lordo.

L’Italia torna in avanzo primario, pressione fiscale al 50%

In questo scenario si aggiunge anche un aumento sensibile della pressione fiscale. Secondo i dati Istat, in un anno questo dato è cresciuto dell’1,5%, superando la soglia del 50% e attestandosi al 50,6%. Questo significa che lo Stato, attraverso la somma delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi, ha incassato più della metà del prodotto interno lordo dell’intero Paese.

Non una buona notizia per le famiglie in difficoltà, ma ottima per il bilancio dello Stato. Il quarto trimestre del 2024 ha infatti fatto segnare il ritorno a un saldo primario positivo, che non accadeva dall’inizio della pandemia. Se si escludono gli interessi sul debito quindi, negli ultimi tre mesi dello scorso anno lo Stato ha speso meno di quanto ha guadagnato.





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