cosa farà l’Italia per rispondere a Trump

Giorgia Meloni raduna la task force dei ministri per valutare, settore per settore, le ricadute dei dazi decisi da Donald Trump sui prodotti italiani. Ci saranno Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Tommaso Foti (Affari europei). Poi, con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani dovrebbe avere un incontro ristretto, in cui si potrebbero decidere le prossime mosse del governo.

Sullo sfondo, la possibile missione di Meloni a Washington su cui, dietro il massimo riserbo, sono in corso interlocuzioni diplomatiche e valutazioni di opportunità politica.

Meloni da Trump: i rischi del viaggio

Secondo varie fonti, Meloni potrebbe andare a Washington nella prima metà della settimana di Pasqua, prima dell’arrivo del vicepresidente americano JD Vance a Roma. Dalla Casa Bianca sarebbe arrivata una disponibilità di massima a calendarizzare un incontro con Donald Trump. Ma sul viaggio sono in corso riflessioni approfondite.

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Meloni potrebbe porsi come un ponte tra gli Stati Uniti e l’Europa, ma il rischio è quello di scavalcare gli alleati e delegittimare le azioni degli alleati europei come Francia, Germania e Spagna. E in ambienti di governo il tema è trattato con la massima cautela, senza nascondere il rischio di un bilaterale nello Studio Ovale proprio nei giorni in cui l’Ue – il 15 aprile -, lancerà le contromisure ai dazi su acciaio e alluminio.

Parlando al congresso della Lega, che preme per trattative bilaterali con Trump, la premier definisce il governo pronto “a mettere in campo tutti gli strumenti – negoziali ed economici – necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati”. 

La risposta italiani ai dazi di Trump: fondi per aiuti alle imprese

Ognuno dei ministri della task force sta preparando un report sui settori italiani più esposti. A Palazzo Chigi, nel confronto con le categorie imprenditoriali, si parlerà soprattutto di soluzioni interne, con le imprese che premono anche per lo spostamento di risorse dal Piano Transizione 5.0 ai contratti di sviluppo.

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Si cercano i fondi che vanno trovati nelle pieghe del bilancio pubblico: in questo senso è considerato cruciale il pressing del governo, esplicitato anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per la sospensione o un allentamento del Patto di stabilità.

Una partita decisamente complessa, ma che, se vinta, potrebbe consentire, secondo i ragionamenti diffusi nella maggioranza, di effettuare interventi in deficit che in caso contrario sarebbero possibili solo con una manovra correttiva.