«It’s now or never»: l’Europa deve reagire ai dazi di Trump: ne va della sua stessa esistenza


I dazi americani rappresentano una sfida significativa per l’Unione Europea, ma potrebbero anche servire da catalizzatore per un cambiamento necessario nel panorama tecnologico europeo.

Storicamente, l’UE ha mostrato una certa timidezza nell’ambito dell’imprenditoria innovativa e tecnologica, risultando in una dipendenza dai giganti tech americani e cinesi per servizi e prodotti, generalmente a scapito della sovranità sui dati. Usiamo i loro telefoni, acquistiamo i loro prodotti – ad esempio, sto scrivendo questo articolo con il mio Mac e, una volta terminato, andrò a farmi un giro sulla mia Tesla -, ci abboniamo ai loro servizi e paghiamo in due modi: con gli euro e con i nostri dati.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Quando una buona parte dei cittadini europei guiderà auto cinesi, ad esempio, il loro governo non solo avrà creato dei nuovi campioni internazionali in un settore strategico come il trasporto individuale un tempo appannagio dei player europei ma disporrà anche di un gran mole di dati, cosa che, in un’ottica geopolitica è, diciamolo, un gran bel regalo. Le aziende cinesi, infatti, sono obbligate a consegnare tutti i dati raccolti dai loro prodotti al governo centrale.

E’ evidente che l’Europa deve reagire ad un trend che la vede sempre più schiacciata, e spesso umiliata, dal supporto statale alle impresi cinesi, da un lato, e dalla naturale propensione degli americani nei confronti del rischio e dunque degli investimenti tecnologici.

In questo senso, il gap tra Stati Uniti e nell’UE è evidente. Secondo GlobalData, nel 2024 le startup europee hanno raccolto circa 45 miliardi di dollari, meno della metà rispetto ai 101 miliardi del 2021. Per contro, sempre nel 2024, le startup statunitensi hanno raccolto circa 148,8 miliardi di dollari in finanziamenti di venture capital (più di tre volte rispetto a quelle europee), segnando un aumento del 34,6% rispetto all’anno precedente, nonostante una diminuzione del numero di accordi.

Inoltre, il capitale di rischio nell’UE rappresenta solo il 5% del totale globale, mentre gli Stati Uniti detengono il 52% . Questa disparità limita la capacità dell’Europa di competere su scala globale nel settore tecnologico.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Scendiamo più nel concreto e analizziamo un settore strategico per ogni Paese, soprattutto oggi, all’interno di un nuovo ordine mondiale che si sta costruendo: la cybersecurity, cruciale per la sicurezza nazionale e la protezione dei dati. Oggi tutto è digitale: dalla banca online alla cartella clinica, dai semafori alle centrali elettriche. Se non siamo in grado di proteggerli, siamo vulnerabili. Eppure, l’Europa investe pochissimo: nel 2024, gli USA hanno messo sul piatto 10 miliardi di euro per la sicurezza informatica, l’Europa appena 1.

Una differenza abissale. Un tempo forse noi europei potevamo far finta di niente: zio Sam ci proteggeva. Ma oggi, in tutta evidenza, non è più così: questa carenza di investimenti, infatti, pone l’Europa in una posizione estremamente vulnerabile ad ogni livello. Mi chiedo come i capi di governo dei Paesi UE possano accettare una cosa tanto drammatica.

Più in generale, se l’Europa avesse sviluppato grandi player nel settore software, la situazione attuale potrebbe essere diversa. Il software, essendo prevalentemente digitale, è assai meno soggetto a dazi rispetto ai beni fisici, e offre percò un grande vantaggio competitivo. Tuttavia, la mancanza di investimenti e di un ecosistema favorevole ha impedito la nascita di colossi europei nel settore.

La burocrazia e la frammentazione regolamentare sono percepite come ostacoli significativi. Ad esempio, l’UE ha prodotto quasi 14.000 atti legislativi tra il 2019 e il 2024, creando un ambiente complesso per le imprese . Inoltre, molti talenti europei migrano verso gli Stati Uniti, attratti da migliori opportunità di finanziamento e condizioni di mercato più favorevoli.

Giunti a questo punto è imperativo che l’Europa superi le sue paure e investa massicciamente in tecnologia. Serve una scossa. Settori come la cybersecurity, le tecnologie medicali e il software sono strategici.

La Commissione Europea ha stanziato 762,7 milioni di euro nel 2024 attraverso il Programma Europa Digitale per sostenere la transizione digitale e la cybersecurity nell’Unione Europea. Questi fondi sono destinati principalmente a sovvenzioni pubbliche (contributi a fondo perduto) e appalti pubblici. Se tuttavia pensiamo che il vero valore strategico sia quello di ridurre il gap tecnologico rispetto a Stati Uniti e Cina su questo settore cruciale, la strada, che ci piaccia o meno, è una e una sola: bisogna decuplicare gli investimenti in venture capital, quelli che servono per creare i grandi player, senza I quali dipenderemo sempre da chi, e da un momento all’altro, potrebbe voltarci le spalle.

Come cantava Elvis, “It’s now or never”. L’Europa deve saper vivere questo momento come una storica opportunità per rafforzare la sua posizione nel panorama tecnologico globale, riducendo la dipendenza da attori esterni e promuovendo l’innovazione interna. Ne va della sua stessa esistenza.

*Entrepreneur-in-residence, I3P Incubatore Politecnico di Torino

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!