Epta verso il raddoppio del fatturato. «Dal governo serve più coraggio per sostenere le imprese»


Il gruppo dei sistemi di refrigerazione (1,6 miliardi di ricavi nel 2024) vede il traguardo dei due «billion» di fatturato. L’ad Marco Nocivelli: «L’Italia investa sulle sue imprese»

La «One billion company» è già pronta a raddoppiare il fatturato. Nel giro di un paio d’anni e a questi ritmi di crescita (più 17%) può arrivare a due miliardi di euro il giro d’affari per Epta, l’azienda che produce sistemi di refrigerazione commerciale, dalle celle ai banconi per il fresco dei supermercati. Lo scorso anno il gruppo con il quartier generale a Milano e undici stabilimenti nel mondo ha chiuso il bilancio a quota 1.682 milioni in salita (appunto) del 17%, dopo il balzo in alto del 2023 (1.367 milioni per 60 milioni di utili). Una crescita che non si ferma, come positive sono le indicazioni che arrivano anche dalla marginalità con un Ebitda adjusted che si è chiuso a 155 milioni per un margine del 9,2% e l’utile netto a 50 milioni. Continua poi l’impegno nell’innovazione con 27,7 milioni di euro investiti per fare ricerca e sviluppo sulle tecnologie sostenibili: una delle chiavi con cui il gruppo vuole aprire le porte del futuro.
Sostenibilità e tech
«Puntiamo a dare ai nostri clienti nuove soluzioni che permettano importanti riduzioni nei consumi di energia, per sostenerli nella transizione. Per il 2025 le nostre previsioni sono più caute perché la situazione macroeconomica ci dà qualche preoccupazione — spiega Marco Nocivelli, amministratore delegato della corporation controllata dalla sua famiglia — ma non staremo certo fermi». Due sono le strade lungo le quali si muoverà Epta: un rinnovato «purpose» e l’avvicinamento alla quotazione. Nei giorni scorsi, approvando il bilancio 2024, il board ha lanciato il nuovo slogan: «Preserving our planet with conscious innovation. Together». Così lo spiega Nocivelli: «Ci siamo chiesti: perché esistiamo come azienda? La risposta è perché aiutiamo i nostri clienti a prendersi cura del cibo e dell’ambiente. Usando i gas naturali provochiamo meno inquinamento e riusciamo a garantire una migliore conservazione del cibo e minore spreco alimentare». Basta pensare che tra i grandi clienti di Epta figurano marchi come Aldi, Lidl, Carrefour, Walmart negli Usa, insomma i big player della distribuzione globale. Non solo: nei supermercati il 60% dei consumi di energia è impiegato per la refrigerazione. «Offrire soluzioni che consentono, ad esempio, di passare dalla classe energetica C alla B fa risparmiare circa il 20% dei consumi. Senza contare i vantaggi dei nostri impianti nell’ergonomia per i lavoratori». I clienti capiscono i possibili vantaggi tanto che, spiega l’imprenditore, il portafoglio ordini 2025 è più elevato degli altri anni e la loro offerta arriva anche al piccolo negozio del salumiere di paese.
Tra le scelte del board va segnalata la nomina a presidente del gruppo di Michaela Castelli. Una laurea in giurisprudenza e la specializzazione in Diritto societario alla Bocconi di Milano, le neo-presidente ha lavorato in Borsa Italiana fornendo assistenza alle quotate su operazioni straordinarie, temi di corporate governance e informativa price sensitive. Sembra un altro passo di avvicinamento alla quotazione di Epta. «Non è in discussione il se ma il quando andremo in Borsa — afferma Nocivelli — e in preparazione di quel momento vogliamo osservare e applicare tutte le buone pratiche nella gestione dell’impresa». Dal canto suo, la presidente Castelli si dice pronta a cogliere «un’opportunità interessante per rafforzare la leadership di Epta nel mercato della refrigerazione commerciale e contribuire a un futuro più sostenibile». Intanto, Nocivelli è sempre più impegnato nella sfida tedesca, dopo la joint venture del 2023 con il gruppo Viessmann Refrigeration Solutions (400 milioni di fatturato, 1.600 dipendenti) che apre a Epta i mercati di una dozzina di Paesi in Europa. «I primi due anni li abbiamo spesi per stabilizzare l’acquisizione. Stiamo accelerando sulla digitalizzazione per creare una struttura robusta che ci permetterà di puntare alla crescita».
Nella sua veste di vicepresidente di Confindustria con delega alle politiche industriali e al Made in Italy, Nocivelli guarda al Sistema Paese in un momento di passaggio strategico con l’entrata nella stagione dei dazi. «Avvertiamo una certa preoccupazione. Siamo il quarto Paese al mondo per esportazioni, che ammontano a un valore di 650 miliardi. Ma in Italia la produzione è in calo da due anni e c’è un rallentamento degli investimenti. Crediamo che ci voglia una spinta e un supporto dal Paese».
Se è finito il ciclo di Industria 4.0, occorre mettere attenzione a Transizione 5.0 che si muove con difficoltà. «A oggi l’assorbimento di risorse è pari a 600 milioni di euro, lontani comunque dagli otto miliardi del 2024. Ma il sistema industriale garantisce allo Stato un incasso da mille miliardi di euro: l’investimento del Paese nelle sue imprese non è così elevato». E comunque, è convinto Nocivelli, «mantenere competitivo il settore industriale è un compito che non può essere addossato unicamente all’Europa, ma va gestito in maniera corale. Al governo chiediamo coraggio».




















































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7 aprile 2025



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