Dazi, Giorgia Meloni propone alle imprese un piano da 32 miliardi di aiuti. I soldi anche dal Pnrr




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Circa 32 miliardi di sussidi pubblici: sono le risorse individuate dalla task force anti-crisi messa in piedi da Giorgia Meloni, che la premier ha garantito agli industriali martedì 8 aprile a Palazzo Chigi.

In occasione del ciclo di incontri con le associazioni di categoria, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio ha promesso oltre 30 miliardi di aiuti per sostenere il tessuto imprenditoriale italiano che rischia di essere travolto dalla guerra commerciale scatenata dai dazi di Trump.

D’altronde la premier era stata chiara: «Siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti, negoziali ed economici, necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati». Strumenti che la task force ha trovato nelle pieghe del bilancio pubblico. 

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Da dove arrivano le risorse

Circa 14 miliardi saranno rimodulati nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano (e dalla sua prossima revisione), ovvero il Pnrr, per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività. Altri 11 miliardi arriveranno dalla revisione della politica di coesione approvata dalla Commissione Ue su proposta del vicepresidente Raffaele Fitto.

Tali fondi possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti dai dazi. Ma anche in questo caso, riferiscono le fonti vicine a Palazzo Chigi, la modifica deve essere definita d’intesa con la Commissione Europea. Il terzo canale di aiuti potrebbe arrivare dal Piano Sociale per il Clima che prevede per l’Italia una dotazione di circa 7 miliardi di euro. 

Un’altra iniziativa che il governo intende portare avanti è quella di rafforzare gli strumenti di sostegno all’export delle imprese, potenziando gli strumenti già esistenti, a partire dal sistema fondato sull’Agenzia Ice, Simest e Sace.

La «to do list» degli industriali

Con queste premesse le categorie economiche hanno presentato la loro «to do list» all’esecutivo. I rappresentanti sono stati divisi in gruppi e sono stati ascoltati a turno per un totale di circa quattro ore. Al primo incontro hanno partecipato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, il presidente di Ice, Matteo Zoppas e il presidente di Cnmi (Camera Nazionale Moda Italiana), Carlo Capasa.

Poi è stato il turno delle pmi (Confapi, Cna, Confimi Industria, Confimprese Italia, Legacoop, Confartigianato, Conflavoro, Confcommercio, Confesercenti, Casartigiani) e, infine, delle associazioni dell’Agroalimentare (con i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Assolatte, Federvini, Unione Italiana Vini, Origin Italia, Federalimentare, Filiera Italia).

Le associazioni degli imprenditori hanno chiesto misure e azioni ben precise. Sicuramente «segnali di tranquillità», come ha detto la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, ma anche «l’allentamento del Patto di stabilità e una negoziazione sulla riprogrammazione del Pnrr», ha aggiunto Marco Granelli, presidente di Confartigianato. Richieste che, almeno in parte, sembrano essere state garantite dalla premier. (riproduzione riservata) 



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