Dottor Barrese, i 40 miliardi di sostegno di Intesa Sanpaolo alle Pmi manifatturiere del Mezzogiorno sono un segnale di fiducia ma anche il riconoscimento della crescita del Mezzogiorno: è così?
«Prima di ragionare sulle dinamiche del Sud Italia vorrei fare una riflessione su Napoli – dice Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori del più grande istituto di credito italiano -. Perché Napoli è Intesa Sanpaolo, lo attestano i numeri. Intesa Sanpaolo, il Banco di Napoli di un tempo, rappresenta la metà del Pil della Campania. C’è dunque una responsabilità evidente del Gruppo verso questa città e la Campania, e di conseguenza verso il Sud di cui Napoli e la regione sono un motore. La manifattura campana trascina tutto il Mezzogiorno, a cominciare dalla forte correlazione che si manifesta con la Puglia. E questo spiega l’importanza dell’accordo con Confindustria che abbiamo presentato a Napoli».
Insomma, non ha più senso parlare di sorpresa Mezzogiorno.
«Il Sud Italia è un esempio di dinamismo economico. Il trend della manifattura è ormai consolidato e ha un forte impatto su altre aree produttive, dall’automotive ancorché adesso in difficoltà all’aerospazio, dalla moda-abbigliamento all’agroalimentare, con il farmaceutico e il chimico che stanno risalendo in modo importante. E quest’ultimo è in grado di spingere anche comparti strategici come quello delle batterie su cui proprio di recente siamo intervenuti, insieme ad altre banche, per il progetto della Giga Factory del gruppo Seri in provincia di Caserta. Insomma, c’è un tessuto imprenditoriale al Sud non più legato solo al turismo, come accadeva in passato. Il turismo rappresenta certamente un asset del Paese garantendo un 10-15% del Pil, ma il Sud è soprattutto manifattura. Manifattura, peraltro, strutturata in filiere di qualità e spesso di eccellenza anche rispetto al Nord Europa, non soltanto al Nord Italia: e questo è un altro aspetto da sottolineare».
Il dopo Covid ha segnato la svolta…
«Vero. C’è stata una forte dinamicità in termini di nuova imprenditoria, e parlo soprattutto di imprenditoria giovanile. Le Zes regionali prima e ora la Zes unica Sud hanno garantito un contributo oggettivamente importante sotto questo profilo. Noi abbiamo sostenuto questa novità sin dall’inizio, promuovendo anche diverse missioni all’estero e in Italia per incontrare imprenditori e potenziali investitori. In questi anni Intesa Sanpaolo ha erogato 9 miliardi di finanziamenti connessi alla Zes. Per non accennare al Pnrr e alla riserva del 40% di risorse al Sud. Tutto questo spiega perché il Mezzogiorno abbia bisogno di una narrazione diversa».
È il cambio di paradigma al quale si è ispirato Il Mattino con la direzione Napoletano.
«Una linea che condivido pienamente perché lo fa senza nascondere i problemi. Si deve partire da qui sapendo che la nuova imprenditoria, e dunque la Zes, possono essere la risposta migliore. Insediarsi in una zona che dà vantaggi importanti dal punto di vista dell’occupazione e del credito d’imposta, con tempi rapidissimi per le procedure autorizzative e la possibilità di contare su una grande banca come la nostra per sostenere gli investimenti, è un’opportunità di grande stimolo. Certo, bisogna continuare a spingere sulle infrastrutture ma senza dimenticare che già adesso il Sud e i suoi porti sono il primo approdo per chi arriva dal canale di Suez nel Mediterraneo. Bisogna continuare su questa strada perché la crescita del Pil del Paese passa soprattutto da qui. Il Sud può fare la differenza per il futuro del Paese».
Senza Sud il Paese non ha futuro non è più soltanto uno slogan, insomma.
«Più il Sud sarà resiliente in questo percorso di crescita più ne beneficerà l’intero Paese. Peraltro, allargare il perimetro dei settori che contribuiscono alla dinamica economica del Sud ne rafforza la solidità e il ruolo della manifattura è fondamentale. Istituzioni, banche, imprese, la concertazione per la crescita è questa: gli imprenditori devono sempre più vedere nel Sud un’opportunità. Il Sud del Mediterraneo, ecco la sintesi migliore di questo ragionamento. E aggiungo, il Mezzogiorno può candidarsi a meta produttiva ideale, avere opportunità importanti che oggi si vanno a ricercare in altri paesi, a cominciare dalla Cina: la situazione di incertezza e i dazi devono diventare un’opportunità. Attraverso la Zes unica, il Pnrr e la forza di un sistema bancario che vede in Intesa Sanpaolo la banca di riferimento di Napoli, della Campania e del Sud, il Mezzogiorno può mettere in campo una formidabile capacità di attrazione di investimenti».
Tre mesi di sospensione dei dazi potrebbero essere l’occasione per approfondire questa prospettiva, è d’accordo?
«Certamente. Cogliamo l’occasione, subito. Con Zes e Pnrr a disposizione, il mondo venga al Sud dove, peraltro, le condizioni per stare bene anche dal punto di vista ambientale ci sono tutte. Vuole mettere cosa significa vivere a Napoli rispetto a Shenzen?».
E poi c’è il valore aggiunto del fattore umano: competenze spesso non riconosciute ma di livello mondiale.
«Proprio così. La capacità artigianale nella manifattura, il valore assoluto dell’accoglienza nel turismo, la qualità del sistema universitario sono un valore aggiunto assoluto al Sud. Se c’è, del resto, un Paese dove si è vista l’efficacia delle politiche 4.0 è l’Italia: siamo praticamente il principale Paese manifatturiero in Europa dopo che la Germania ha perso smalto negli ultimi anni ed essere leader in Europa vuol dire esserlo a tutti gli effetti anche nel mondo. La sinergia con i saperi e la formazione è fondamentale: noi abbiamo aperto tantissimi laboratori ESG, che tra l’altro spingono le aziende ad affrontare attraverso l’innovazione i temi dell’ambiente e del sociale. E la nostra partecipazione al Centro di Ricerca Agritech con la Federico II conferma che ci sono eccellenze riconosciute nel sistema universitario, non solo a Napoli ma anche a Bari, Palermo e Cosenza. I ranking premiano spesso per varie ragioni altre realtà universitarie del Paese ma per qualità dei laureati il Sud è molto competitivo».
Fuggire dal Sud non è allora l’unica opzione possibile per chi si laurea?
«Molti dei laureati che abbiamo assunto in questi anni sono del Sud e tanti di loro partecipano al progetto Isybank, la nostra banca digitale costruita sulla piattaforma cloud Isytech, che non ha uguali al mondo: la qualità delle competenze acquisite attraverso l‘università è altissima. Ma proprio per questo il Sud è un’area di qualità e dobbiamo sostenerla, anche nella cultura. Il Gruppo ha creato un polo museale di eccellenza con le Galleria d’Italia in via Toledo e insieme alla Federico II abbiamo sviluppato attività su ricerca e innovazione coinvolgendo 40 startup e 500 studenti dell’Ateneo. Lavoriamo per l’internazionalizzazione delle PMI: a breve, andremo a Dubai con una quindicina di aziende, quasi la metà del Sud: non saranno lì per caso, credere in questo territorio vuol dire proprio questo».
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