«Nessuno slittamento per l’impiego dei fondi»


«Un eventuale slittamento del termine del 2026 sull’uso dei fondi Pnrr? La risposta è no, il termine è quello e si procede in quella direzione. Per poter fare uno slittamento c’è bisogno di una decisione che deve essere varata da tutti gli stati membri, è una cosa molto complessa. È un termine che si conosceva. Io ho provato a spiegarlo più volte durante gli anni passati. È un tema di cui c’era già una consapevolezza nella fase preliminare».

Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione europea con deleghe alla Coesione e alle Riforme, spegne ancora una volta le illusioni su ipotetici tempi supplementari del Piano nazionale di ripresa e resilienza intervenendo in videocollegamento alla scuola di politiche europee Akademeia di Firenze.

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E rilancia il nuovo corso, da lui stesso elaborato della politiche europee di coesione che, scrive su X «possono essere modernizzate per rispondere alle sfide attuali dei nostri territori, dalle grandi città alle aree interne. Trasporti, servizi, casa, comunità: solo con una visione condivisa e investimenti mirati possiamo costruire un futuro più giusto e inclusivo. Serve impegno, serve coraggio».

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Il tema del giorno è però come affrontare il rischio che non si riescano a spendere tutte le risorse del Pnrr entro la metà del 2026, tema politico caldissimo sul quale peraltro il Governo sta da tempo lavorando in stretto contatto con l’UE. E Fitto non si sottrae ricordando che «nella comunicazione che accompagna la modifica legislativa che ho presentato in Commissione due settimane fa, c’è una possibilità che rappresenta una buona opportunità, ovvero creare un collegamento tra la politica di coesione e il Pnrr. Laddove dovesse emergere che un intervento non dovesse completarsi entro i tempi previsti, c’è la possibilità di spostarlo nell’ambito della politica di coesione dove invece ci sono molte idee, ma i progetti ancora in molti casi non si concretizzano».

Le risorse del Sud

Tra i nodi da sciogliere c’è però anche la necessità di non penalizzare la percentuale di risorse destinate al Sud, come del resto la stessa premier ha più volte ribadito.

Sulla politica di coesione, il vicepresidente Ue osserva che «abbiamo creato le condizioni per aprire un dibattito con tutti gli Stati membri e iniziare un percorso di modernizzazione della politica di coesione, usando questo scenario che è quello di un mondo che cambia rapidamente. Come abbiamo visto anche per i dazi gli scenari, le esigenze cambiano in poche settimane. Bisogna dotarsi di una maggiore flessibilità nell’indirizzare le risorse». È il punto chiave della “riforma”. Secondo Fitto, «la politica di coesione deve ridurre le disparità, costruire politiche su misura» ribadendo, con inevitabile riferimento alle spese per il riarmo, che è stata garantita la possibilità agli Stati membri di rivedere in tal senso «i loro programmi», su base volontaria. «Ogni membro può decidere se adeguare o meno il proprio programma – ha aggiunto -. Se viene adeguato noi abbiamo individuato 5 priorità: competitività, difesa, casa, energia, acqua. Non c’è un ordine di importanza ma sono 5 priorità uguali per tutti. Se uno stato membro decide di reindirizzare parte delle risorse su una o tutte di queste priorità ha benefici e incentivi. E creiamo le condizioni per uno spostamento della data finale del programma, dal 2029 al 2039».

Le città

Tra le priorità ci sono i territori, a partire dalle città. «Siamo al lavoro sull’agenda delle città, che hanno un ruolo decisivo in questo contesto. L’obiettivo è definire tale agenda entro quest’anno: ricordo che il 75% dei cittadini europei vive nelle città o nelle grandi aree urbane» sottolinea Fitto, che non dimentica peraltro le opportunità offerte da una diversa attenzione alle aree interne. Qui, dice l’ex ministro italiano, «c’è un problema di spopolamento, serve una strategia in grado di dare risposte mirate». Come per le isole, «altra specificità su cui lavoriamo. Ho incontrato i sindaci delle isole greche, sono emerse una serie di specificità tarate su misura dal punto di vista di infrastrutture, collegamenti, trasporti, servizi».





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