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taglio del cuneo fiscale e sostegno a lavoratori e imprese, nonostante le critiche dei sindacati #finsubito prestito immediato


È un governo dalla parte dei lavoratori e delle imprese quello guidato da Giorgia Meloni che si appresta nelle prossime settimane a votare ed approvare la sua terza legge di bilancio. La manovra, improntata sulla crescita, sul rigore dei conti pubblici e sul sostegno ai ceti medio-bassi, vede nella riduzione del cuneo fiscale, introdotta temporaneamente nel 2023, uno dei pilastri che la strutturano. La misura diventerà strutturale dal prossimo anno e ha rappresentato un’importante boccata d’ossigeno per i cittadini con reddito da lavoro dipendente fino a 40.000 euro annui. Strutturale sarà anche l’accorpamento delle aliquote Irpef, segno dell’attenzione che il governo ha per le persone meno abbienti. La tutela del potere d’acquisto degli italiani è infatti uno degli obiettivi di questo governo: basti pensare che nei suoi primi due anni di attività, è stato tagliato del 7% il cuneo contributivo per i redditi fino a 25.000 euro e del 6% fino a 35.000. Anche per questo motivo gli stipendi dei nostri concittadini stanno crescendo da ottobre del 2023 di più di quanto sia cresciuta l’inflazione, che risulta essere tra le più basse di tutta l’Eurozona. Il sostegno ai lavoratori è dunque il cuore pulsante delle leggi di bilancio dell’esecutivo targato Giorgia Meloni che, grazie al combinato disposto tra il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef, ha portato un risparmio di oltre un migliaio di euro all’anno per milioni di italiani. Per tutte queste ragioni destano quindi profondo sconcerto le parole del segretario della Cgil Landini, che fin dall’insediamento del governo si è costantemente posto in maniera ostile e pregiudiziale nei confronti di tutte le misure prese per sostenere il lavoro nel nostro Paese. Basti ricordare quello che accadde il primo maggio dell’anno scorso: da una parte il governo, che in Consiglio dei Ministri aveva approvato la più consistente riduzione del cuneo fiscale degli ultimi decenni, e dall’altra i sindacati, che, attaccando il presidente Meloni per la scelta di convocare il Cdm proprio nel giorno della festa dei lavoratori, rilanciavano in piazza l’esigenza di proseguire una mobilitazione nazionale contro l’esecutivo. Ai continui strali di Landini, troppo spesso silente quando al potere c’erano governi amici, il centrodestra sta rispondendo con i fatti. La precarietà e l’eccessiva tassazione hanno afflitto per decenni i lavoratori di questa Nazione che ora, finalmente, possono contare su di un governo dalla loro parte non soltanto a parole. La detassazione dei premi di produttività, dei fringe benefit, e l’incentivo per le mamme lavoratrici dipendenti con almeno due figli, misura che verrà estesa anche alle autonome, sono solo due esempi che rappresentano nitidamente quale sia precisa volontà dell’esecutivo: sostenere le famiglie e promuovere il lavoro, specie quello femminile, che non per caso sta registrando livelli record. Anche verso le imprese l’attenzione è massima, come confermano la super deduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e il rifinanziamento della Nuova Sabatini. “Non disturbare chi vuole fare”: lo ha ripetuto più volte il presidente del Consiglio in questi anni per rimarcare il sostegno verso chi produce lavoro e crea impiego. Le manovre del governo Meloni stanno dimostrando equilibrio, pragmatismo, attenzione all’equità sociale e ai conti pubblici. Proprio la messa in sicurezza dei conti dello Stato è stato un punto prioritario dell’azione dell’esecutivo Meloni che ha varato importanti leggi di bilancio nonostante un buco di oltre 100 miliardi di euro prodotto dal Superbonus. Un vero e proprio macigno sul debito pubblico che gli italiani sono costretti a pagare per gli anni a venire e che tuttavia non ha impendendo all’esecutivo di stanziare importanti risorse – quest’anno la legge di bilancio si aggira sui 30 miliardi di euro – per famiglie, lavoratori e imprese. “Abbiamo, di fatto, smesso di gettare i soldi dei cittadini dalla finestra – ha recentemente ricordato il premier Meloni – o in cose secondarie o addirittura inutili, quando non controproducenti, e abbiamo abbassato le tasse, nonostante la situazione dei conti pubblici che abbiamo ereditato non esattamente facile”. Un governo, votato dal popolo, dalla parte del popolo. In Italia non c’eravamo più abituati.