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PAZIENTE MORTO A CHIETI: ESPLODE IL CASO. SINDACATO GIORNALISTI A MEDICI, “NO A CENSURA” | Notizie di cronaca #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


L’AQUILA – Esplode il caso in Abruzzo a seguito della vicenda del paziente deceduto mentre era in attesa di una prestazione di cardiologia interventistica all’ospedale di Chieti, una polemica che riguarda in particolare il ruolo dell’informazione.

Ad innescare lo scontro l’Ordine dei Medici di Chieti intervenuto dopo le notizie pubblicate da organi di stampa in cui “sono stati riportati i nominativi di medici implicati in indagini in relazione alla morte di un paziente in un ospedale della provincia”. (Qui il link)

In particolare si tratta di un esposto presentato da un collega di reparto di due medici, all’epoca dei fatti in servizio in Emodinamica, ora indagati per omicidio colposo aggravato, rifiuto di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio. Ad innescare l’inchiesta della Procura della Repubblica di Chieti sulla morte di un 67enne, di Ortona, morto al policlinico il 28 novembre 2023, è stata quindi una denuncia interna.

L’Ordine dei Medici parla di “indecorosi titoli e articoli giornalistici che espongano alla ‘gogna’ mediatica professionisti anche prima di essere ufficialmente rinviati a giudizio”.

A replicare, oggi, è direttamente il Sindacato dei giornalisti abruzzesi che definisce “irricevibile nel metodo, e sbagliato nel merito, l’intervento dell’Ordine dei Medici di Chieti che pretende di censurare  i giornalisti per la pubblicazione di una notizia di oggettivo interesse pubblico, come nel caso di due medici indagati per la morte di un paziente”.

Per i medici: “La presunzione di innocenza è la base del nostro Stato di diritto. Non può essere sufficiente un semplice avviso di garanzia, e spesso neanche quello, perché si generi nell’intero ‘sistema di opinione’ la certezza della colpevolezza. È anche sulla base di tali articoli che aumenta sempre di più la distanza medico-paziente e viene minata la serenità del lavoro quotidiano di professionisti appassionati e competenti che l’opinione pubblica e i giornali condannano, spesso, fin dall’inizio, senza attendere le fasi di giudizio in cui, nella pressoché totalità dei casi, i professionisti sanitari riescono a far emergere la propria innocenza”.

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Ma, replica il sindacato dei giornalisti, “il garantismo invocato dall’Ordine dei Medici non si esercita tacendo le notizie o elementi essenziali delle notizie, come le generalità degli indagati. Garantismo significa rispettare la presunzione di innocenza,  diritti della difesa e la continenza,  precisando lo stadio e grado del procedimento penale del quale si parla, come correttamente fatto nel caso di specie”.

“La censura non è garantismo, è una pelosa e malposta pretesa di immunità (anche dalla doverosa pubblicità su fatti di indubbio interesse) ed esprime la misura del clima che sta portando, proprio in questi giorni, all’approvazione della legge Bavaglio, che limita fortemente la libertà di stampa e comprime i diritti dei giornalisti”.

“L’Ordine dei medici di Chieti dimentica che il ruolo dei giornalisti è informare i cittadini su fatti di interesse pubblico, cosa che i giornalisti abruzzesi continueranno a fare incuranti di ogni tipo di intimidazione”, conclude il sindacato.

Intanto oggi, sul caso, è intervenuto il direttore generale della Asl Thomas Schael: “Esprimere vicinanza alla famiglia, colpita da una perdita importante, è nostro preciso dovere, e lo facciamo in questa sede, ma lo è anche capire, al di là dell’inchiesta giudiziaria che accerterà eventuali responsabilità e condotte colpose,     se nella nostra organizzazione ci sono ‘buchi’, difetti del sistema che causano quello che chiamiamo “evento avverso”.  L’allineamento dei buchi, secondo una nota teoria del rischio clinico, porta al decesso del paziente. Ho perciò disposto un’indagine interna finalizzata alla ricostruzione dell’accaduto, che doveva essere fatta ‘a caldo’ se solo la Direzione Aziendale fosse venuta a conoscenza dell’episodio, che, invece, è emerso solo a seguito dell’inchiesta giudiziaria. Un aspetto, questo, che rivela sicuramente una criticità in termini di cultura del rischio clinico tra i nostri operatori, che impone comportamenti di segno diverso”.

“La magistratura farà la propria parte nell’accertamento di eventuali profili penali della vicenda, e la Asl esprime piena fiducia nel suo operato; al nostro interno, però, è importante mettere in fila i pezzi di un racconto per identificare l’evento sentinella e migliorare in termini di sicurezza e qualità le cure. Fare meglio è sempre possibile, e anche se non emergessero negligenze abbiamo il dovere  di rivedere la nostra organizzazione interna, e lo dobbiamo ai cittadini che scelgono le nostre strutture per risolvere un problema di salute: i nostri medici, ai quali vengono riconosciute competenza e professionalità, lo sanno, e siamo certi che sapranno comprendere e affiancare l’Azienda nella ricostruzione del fatto increscioso che ci coinvolge. La morte di un paziente ricoverato ci obbliga alla ricerca della verità per il bene di tutti”.

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