Non è facile trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ma quando accade è davvero una svolta. A Frediano Farsetti, per esempio, accadde quando, garzone in una bottega fiorentina di belle arti, capitò di consegnare alcune tele a Ottone Rosai, al quale confidò il suo sogno: aprire un’attività propria. L’anziano pittore gli suggerì di abbandonare Firenze: «Ormai è una città di bottegai e antiquari. Vai a Prato, invece: è una città industriale, in crescita, piena di persone che hanno voglia di fare. Vedrai che riuscirai». Il giovane non se lo fece ripetere due volte: inforcò la sua Gilera e iniziò la sua avventura, aprendo la sua prima Galleria d’Arte. Era il 1955 e Frediano Farsetti aveva 21 anni, poco dopo lo raggiunse il fratello Franco. Settant’anni dopo, Farsettiarte è una tra le prime gallerie in Italia: alla sede di Prato (dove si trovano i caveau, i magazzini e la biblioteca) nel 1982 si è aggiunta quella di Milano (all’incrocio tra via Manzoni e via della Spiga), ma prima di Milano, da ormai sessant’anni, Farsetti è presente anche a Cortina D’Ampezzo. Da qualche anno è stata inaugurata la nuova galleria cortinese frutto di un restauro dell’ex stazione della funivia di Pocol, dove fino al 21 gennaio sarà possibile ammirare “Mario Schifano tra pittura e cinema “con importanti lavori di un artista “esageratamente passionale”. «Esporremo anche la grande macchina cinematografica dipinta dall’artista stesso e proietteremo i video da lui realizzati», conferma a Economy Sonia Farsetti, che oltre ad aver raccolto il testimone dal padre è Presidente dell’Associazione Nazionale Case d’Aste italiane (Anca). Il suo ufficio trabocca di cataloghi su ogni parete: una miniera di informazioni preziosa per i collezionisti, che vogliono avere la garanzia di acquistare un’opera non solo bella da guardare, ma con un’attribuzione e un valore attendibili. «Abbiamo in archivio circa 100mila opere che sono passate da noi, una memoria storica che ci consente di approfondire ogni opera. Se un timbro, un’attribuzione, un’etichetta non ci quadra siamo in grado di fare tutti i confronti del caso. Abbiamo materiale bibliografico e archivistico in abbondanza. Poi comunque l’esperienza conta, così’ come la conoscenza dei clienti che ti affidano le opere. E, al di là del valore, anche un’opera da 1.000 euro può diventare un buon investimento… mentre una da 100mila può rivelarsi un pessimo affare, se fatto senza i giusti criteri». E di opere, da Farsettiarte, ne transitano di notevoli, tanto da essere prestate anche ai musei. In due giorni, il 29 e il 30 novembre, l’asta live n. 255 dedicata all’arte moderna e contemporanea ha battuto opere per 5,5 milioni di euro: Farsettiarte ha proposto, per esempio, L’écuyère à Saint-Paul di Marc Chagall, un olio su faesite, battuto a ben 899.950 euro, ma anche “Fiori” di Giorgio Morandi del 1942, 248.500 euro per una tela di 29,5×26 centimetri, e poi “I tulipani” di Gino Severini del 1916 (442.050 euro), la “Sera” di Umberto Boccioni del 1906 (351.350 euro)… Per non parlare dell’arte contemporanea: Victor Vasarely, Salvo, Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Giulio Turcato… sono solo alcuni degli artisti che Farsettiarte propone, con quotazioni di svariate decine di migliaia di euro. «Al di là dell’investimento», rimarca Sonia Farsetti, «a muovere dev’essere prima di tutto la spinta della passione per l’arte, e non necessariamente una moda. L’investimento deve partire da un piacere personale di chi acquista. È una forma di gratificazione che va al di là del valore: quello che si compra è un pezzo di storia. In ogni caso la casa d’aste si limita a registrare quello che accade nel mercato dell’arte».
Sonia Farsetti, che ha studiato giurisprudenza, ha respirato per tutta la vita l’atmosfera della casa d’aste. Aste che sono nate con lei: tutto iniziò nel 1962, «l’anno in cui nacqui io», ricorda Sonia Farsetti. «Con mio zio, Franco Farsetti, mio padre decise di avventurarsi in questo nuovo ambito. Allora c’erano molte gallerie d’arte ma pochissime case d’asta. E quelle che esistevano trattavano arredi, tappeti, antiquariato… Così, contando sul dinamismo di Prato, che allora era una cittadina abitata da industriali, in pieno boom economico, lanciarono la prima asta d’arte moderna. Fu un evento: passò la Rai, che trasmise al TG nazionale un servizio e arrivarono persone da tutta Italia. I due fratelli Farsetti non si aspettavano questa fiumana di gente: l’asta era stata organizzata in un piccolo teatro e c’era addirittura gente che comprava dalla strada, infilando la mano dentro le finestre. Venne venduto tutto, proprio tutto… fuorché un taglio di Lucio Fontana: si levò un mormorio di disappunto alla presentazione del banditore e si alzò un signore dicendo “offro una lira”. Anni dopo, lo stesso quadro venne battuto a svariate centinaia di migliaia di euro». La morale? «L’arte ha sempre un quid in più, che è l’intuito di chi acquista, chi fa solo lo speculatore spesso ci rimette», sottolinea Sonia Farsetti: «per fare un buon investimento ci deve essere un intermediario come una casa d’aste o una galleria di quelle più accreditate, che garantiscono solidità e serietà – poi l’errore può capitare a tutti, ma con una struttura alle spalle dedicata a verifiche e ricerche abbinata all’esperienza maturata nel tempo il margine di errore si riduce notevolmente».
Certo, per chi ha nel Dna la passione per l’arte non dev’essere facile privarsi di certi capolavori: «Io non venderei niente. Ma fa parte del mestiere: è più facile comprare che disfarsene. D’altronde, non sono opere mie: non posso trattenerle». Ogni anno 2 aste di arte moderna, 2 di arte contemporanea, 2 di dipinti tra ‘800 e ‘900, 2 di antiquariato, 2 di gioielli e orologi, 1 di arte della tavola, prossimamente anche un’asta di design: il calendario di Farsettiarte è decisamente impegnativo. Il 5 dicembre, da Farsetti sono transitati un Rolex Gmt Master da 35mila euro e un Audemars Piguet Royal Oak Offshore da 28.000, ma anche una custodia con sei sveglie da tavolo Cartier.
Ma oltre alle aste con il banditore “live”, ci sono le aste online a tempo che si sono rivelate un ottimo strumento per proporre opere di vari dipartimenti a prezzi spesso molto contenuti.
Come vengono reperite le opere e i vari beni?
«La principale fonte di approvvigionamento è soprattutto il nostro parco clienti, con i quali manteniamo relazioni da decenni e che continuano ad affidarci opere perché sanno che cerchiamo di valorizzarle al massimo. Lo storico delle quotazioni in asta lo conferma. Inoltre siamo tra i pochi che ancora continuano a stampare, per le aste principali, cataloghi corredati di commenti storico artistici, e questo è molto apprezzato da chi ci affida le opere».
A quanto ammontano i diritti d’asta? «La casa d’aste stabilisce col venditore una commissione che principalmente dipende dal valore delle opere, più alto è il valore minori saranno i diritti d’asta»ı., conferma Sonia Farsetti. «Il compratore invece ha a suo carico una commissione sul prezzo di battuta che viene calcolata a scaglioni e che è riportata nelle condizioni di vendita: da un minimo del 20,5% per valori sopra i 350mila euro a un massimo del 28% per valori inferiori ai 20mila euro ».
Meglio l’asta o la galleria? «Dal punto vista della ricerca e dello studio organizzare una mostra è meraviglioso… e non c’è il pressante impegno di dover raccogliere un certo numero di opere per la scadenza dell’asta». Per reperire le opere Farsettiarte invia periodicamente i cosiddetti “inviti alla consegna”?. « Si, così come vengono percorsi anche gli altri canali che oggi offre il modo della comunicazione anche digitale. Ma la percentuale maggiore di opere che vengono raccolte non arriva per quelle vie», conclude Sonia Farsetti: «il nostro bacino di approvvigionamento è frutto dalla nostra storia».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link