le cene scontate, Marotta e i videomessaggi per Bellocco

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MILANO Agenda “2021”. Il pm la prende fra le mani e sfoglia tra gli appunti. Parole solo in apparenza criptiche, ci sono date e nomi più o meno noti, dal mondo del calcio a quello dello spettacolo. Ma soprattutto quelli che gravitano attorno al business, ingente, legato alle curve di San Siro. Il pm della Dda di Milano, Paolo Storari, la sfoglia davanti ad Andrea Beretta, classe 1975, ex capo ultrà dell’Inter e ora collaboratore di giustizia dopo aver ucciso, lo scorso 4 settembre 2024, il rampollo della ‘ndrangheta calabrese, Antonio Bellocco. Tra i nomi che balzano agli occhi, c’è anche quello di una leggenda dell’Inter: l’ex capitano – e ora vicepresidente – Javier Zanetti.



Sono numerosi gli appunti che lo “citano” fra le pagine dell’agenda di Beretta dove appuntava ogni cosa, in modo meticoloso, come lui stesso aveva già raccontato ai pm. La domanda del pm è spontanea: chiamava Zanetti per andare a mangiare da lui? In più di un appunto, infatti, si legge “pranzo per Zanetti”, suscitando la curiosità del pm. «Io, quando andavo magari a mangiare lì al suo locale, chiamavo e mi facevo fare la scontistica. Del tipo “Guarda che vado a mangiare, fammi fare lo sconto”». Pranzi “scontati”, dunque, ma non solo: «Parlavamo anche di calcio, di cose… ci dava una mano magari per la tifoseria», spiega ancora Beretta, «per darci degli aiuti magari a livello di far entrare degli striscioni, per le coreografie», poi Zanetti «parlava con Marotta, quella gente là». Come spiegato dal pentito, con Zanetti ci parlava direttamente, «ci scambiavamo anche via WhatsApp telefonate, gli ho fatto fare un murales a Pioltello, con lui con la Champion, è venuto al locale…» «c’era un rapporto, è un bravissimo uomo» dice, con ammirazione, Beretta al pm.

zanetti ultras

Poi dagli inquirenti, una domanda precisa. «Ha mai fatto conoscere Zanetti ad Antonio Bellocco?». Anche in questo caso, Andrea Beretta non si sottrae e spiega ai pm: «Antonio diciamo che non gliel’ho fatto conoscere, però un suo amico, che organizzava una roba, un evento in cui sarebbe andato Zanetti… mi sono messo di mezzo per far salutare questo ragazzo qua che era amico di Antonio durante l’evento…», ma personalmente «no, no» e precisa ancora: «Gli avevo fatto fare forse qualche videomessaggio di saluti, magari per qualche suo amico, “fai un video saluto”. Magari fai il compleanno, compie gli anni questo…».
Rapporti che lo stesso Zanetti, un paio di mesi fa, aveva confermato. «Ho avuto solo rapporti di conoscenza con alcuni esponenti della tifoseria organizzata, sono da 30 anni all’interno della società, per forza di cose conosco qualcuno degli ultras e questo qualcuno mi ha contattato», aveva spiegato in un interrogatorio. «A questi tipi di persone ho sempre precisato di non mettermi in difficoltà».

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Tra le foto sottoposte, invece, all’attenzione di Andrea Beretta, c’è quella di tale Garino, «Appartenente ai Vikings dell’Inter, esponente diciamo di spicco, molto spesso viene negli scontri con noi. Dedito all’uso di coltelli» ma, spiega, «gli avevo proibito di venire allo stadio, erano nate delle discussioni con Nino Ciccarelli a livello di ragazze, boh, le tarantelle loro». «Ora sicuramente sarà rientrato, quando il gatto non c’è i topi ballano». Alla domanda degli inquirenti circa il lavoro svolto da Garino, il pentito ex capo ultrà racconta: «Praticamente fa la testa di legno per una ditta di lavoro interinale del Puma, un ragazzo che viene in curva anche lui, però il nome non mi viene in mente. Quello che ha dato il lavoro ad Antonio Bellocco». A detta di Beretta, «fa la testa di legno del Puma, percepisce uno stipendio per non fare un ca**o».  


Bellocco ultrà inter Beretta

Altro tema toccato dai pm, il rapporto con tale Busnelli, titolare dell’omonima compagnia di trasporto che, secondo quanto emerso dall’inchiesta “Doppia Curva”, avrebbe fornito i mezzi al direttivo del tifo dell’Inter durante le trasferte. Il pm Storari spiega a Beretta che lo stesso Busnelli avrebbe smentito la teoria secondo cui Beretta, Ferdico e Bellocco avessero acquistato un autobus intestandolo a lui. «Il pullman è nostro», replica invece il collaboratore di giustizia, «i soldi li abbiamo raccolti noi con i nostri lavori della Curva, biglietti, cose… so che Marco aveva intenzione d’intraprendere quest’attività lavorativa e che gliel’ha portato lui i soldi, ha dato i soldi a Busnelli». «Ed escludo una eventuale truffa di Marco, il pullman l’ho visto al 100%, era di color crema». E insiste: «È una roba che avevamo messo in piedi noi, non dicevamo troppo magari (…) abbiamo provato ad avere contatti con quelli del Milan, se avevano bisogno magari di usarlo per le trasferte». E ancora: «Pagavamo l’autista, l’autostrada, la benzina, lui faceva tutti i conti e noi pagavamo, cash, mai una fattura, solo contanti». (g.curcio@corrierecal.it)

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