È tempo di un Ministero della pace per un nuovo umanesimo

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Il 2024 segna un record di conflitti e disastri naturali. La deterrenza armata ha fallito. Serve un nuovo paradigma politico: un Ministero della Pace per promuovere giustizia, fraternità e nonviolenza come pilastri della democrazia e della sicurezza globale

(Foto AFP/SIR)

Il 2024 è stato un altro anno nero sul fronte delle guerre e della violenza armata nel mondo. Attualmente sono attivi ben 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, e da gennaio 2024 a oggi si sono verificati oltre 100 disastri naturali legati al clima, uno ogni tre giorni. Gli investimenti nelle dotazioni di armamenti si sono rivelati incapaci di risolvere situazioni di crisi; anzi, nella maggior parte dei casi sono stati una delle principali cause. È evidente che qualcosa va cambiato alla radice: la deterrenza e la sicurezza armata non ci stanno portando verso un mondo capace di garantire il diritto di vivere in pace a comunità e popoli. Ma la violenza non è un destino. Questo tempo di Quaresima, come ci ricorda il card. Matteo Maria Zuppi, ci richiama alla conversione “e ci mostra che si può essere migliori e che nessuna malattia dello spirito è inguaribile”. Ce ne possiamo sbarazzare o resisterle.

All’uomo è sempre offerta la garanzia morale di poter essere dalla parte del bene e di poter trasformare ciò che gli è dato.

Se studiamo e conosciamo la storia del bene, anche in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto come il Novecento, tanti uomini e donne sono stati capaci di recuperare la dignità e, con piccoli e grandi gesti, hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità. Ciò accade anche oggi: tanti uomini e donne “sono toccati da Dio”. Non si può più negare l’irreversibile interdipendenza che si è creata nei secoli tra i vari destini umani. A prescindere dalla parte del globo in cui si vive, siamo un “noi” e nonostante noi. Non è capace di futuro la società in cui si dissolve il principio di fraternità e nessuna pratica giuridica potrà ritenersi tale se non permette, in qualche misura, l’esercizio della virtù della nonviolenza e della giustizia per tutti.

Il Papa ci ha implorato di sfidare e trasformare in modo nonviolento i sistemi che opprimono, emarginano e distruggono, creando allo stesso tempo nuove opzioni per la giustizia, la pace e un mondo sostenibile: l’amore elicito e l’amore imperato, l’amore come atto diretto a persone e popoli e l’amore come creazione di istituzioni più sane, ordinamenti più giusti, strutture più solidali. È ancora possibile generare un nuovo paradigma del pensiero politico che opti per la cultura della pace, della nonviolenza e della fraternità universale, l’unica vera via di progresso dell’umanità, perché

fare la Pace non è questione di diventare solo più buoni, ma si tratta di essere più intelligenti!

Gli operatori di pace sono in grado anche di declinare e rivendicare uno strumento di azione politica concreta per un “pacifismo strutturale” a tutti gli effetti e in tutti i campi, antagonista al modello esistente. “Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra: è ora di organizzare la pace”! Serve una politica di pace per pensare la pace. Dalle ceneri del secondo conflitto mondiale, i Ministeri della difesa e dell’interno hanno sostituito il Ministero della guerra, un parto che, per eradicare dalla storia il flagello della guerra, avrebbe dovuto essere quantomeno trigemellare, dando alla luce, e con la primogenitura, anche un Ministero della pace.

La pace è, infatti, un progetto di democrazia e, come tale, necessita di trovare un luogo istituzionale deputato al suo perseguimento, che colmi tanti spazi costituzionali mai attuati e che realmente si occupi di educazione alla pace, di ingaggio di tutti i cittadini che intendono addestrarsi alla difesa non armata, di serie politiche di disarmo, di una politica territoriale di trasformazione nonviolenta dei conflitti e di una politica estera fondata sulla geopolitica dei diritti umani e sulla solidarietà internazionale. Politicamente, la scelta di istituire un Ministero per la Pace (come raccomandato anche nella Dichiarazione sulla fraternità umana) come nuovo paradigma dell’organizzazione ministeriale significherebbe fare questa scelta di futuro per un nuovo umanesimo di pace!

(*) coordinatrice Campagna Ministero della pace (Comunità Papa Giovanni XXIII)





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