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Stefania Ranzato è un’imprenditrice di origini venete. Proprietaria della Deas, società attiva nel campo della cybersicurezza, è indagata per concorso in tentato peculato dalla procura di Roma. Lo scorso 4 marzo gli uomini della Guardia di Finanza hanno perquisito le sedi della sua azienda e anche le sue abitazioni private. Con Ranzato e per la stessa ipotesi di reato, è indagato anche Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei e cioè della controllata al cento per cento dal Tesoro.
Proprio Cannarsa, secondo i magistrati capitolini, avrebbe «sollecitato alle strutture tecniche di Sogei una proposta di fornitura da parte di Deas» di importo pari a oltre mezzo milione di euro. Ma quel progetto, sempre secondo i magistrati, non avrebbe avuto sul mercato costo superiore a 200mila euro.
Inoltre per i pm l’obiettivo degli indagati sarebbe stato quello di «appropriarsi dell’importo corrispondente alla differenza tra i valori sopraindicati». Tradotto: Sogei avrebbe avuto intenzione di far lavorare Deas, affidandole un lavoro pagato molto più del dovuto in modo da spartire il denaro in esubero.
A seguito delle perquisizioni (i finanzieri hanno sequestrato anche i dispositivi informatici di Ranzato e Cannarsa) e della notizia di iscrizione nel registro degli indagati, i due hanno rilasciato brevi note. L’ad di Sogei si è detto «sereno ed estraneo ai fatti». E analogamente la referente di Deas ha sottolineato «la correttezza del suo agire», denunciando al contempo una campagna «misogina» nei suoi confronti portata avanti dalla stampa.
Il nuovo filone di indagine
Ranzato e Cannarsa sono indagati nel nuovo filone di indagine dell’inchiesta Sogei, avviata a ottobre scorso quando l’ex manager della società del Mef, Paolino Iorio, è stato arrestato in flagranza per corruzione insieme all’imprenditore Massimo Rossi. Iorio e Rossi hanno chiesto di patteggiare la pena a 3 anni: i giudici decideranno sui ricorsi il prossimo 21 marzo.
Ma torniamo a Ranzato e a Cannarsa. Come hanno fatto i magistrati ad arrivare a loro? Attraverso un’intercettazione, sempre nell’ambito dell’inchiesta Sogei, datata 18 giugno 2024. A parlare è l’ufficiale della Marina, distaccato presso il VI reparto Sistemi C4I dello Stato maggiore della Difesa, Antonio Angelo Masala (indagato a piede libero per l’appunto nell’inchiesta Sogei). Masala parla col suo interlocutore e fa riferimento a un incontro a cui avrebbero preso parte l’imprenditore Massimo Rossi e Carmine Saladino, all’epoca proprietario di Maticmind e tuttora amico del ministro Guido Crosetto. Il motivo del presunto incontro? Masala, sempre intercettato, fa riferimento a una possibile acquisizione di Deas da parte di Rossi o di Saladino, caldeggiata da Cannarsa. Pertanto è per questa ragione che i due si sarebbero incontrati.
Deas in vendita e l’amico del ministro
Ma perché l’amministratore delegato di Sogei, in base all’intercettazione in questione, avrebbe spinto i due imprenditori ad acquistare la società di Ranzato? Domanda che ancora non hanno trovato una risposta.
Nel frattempo fondamentali per i magistrati della procura di Roma sono, a questo proposito, anche le parole di Paolino Iorio in sede di interrogatorio. Nel verbale del 10 dicembre scorso l’ex numero due di Sogei racconta di presunti rapporti privilegiati tra Cannarsa e Ranzato. «Cannarsa mi ha mandato vari messaggi per favorire la Deas, in particolare ricordo un messaggio avente ad oggetto un subappalto da dare alla Deas del luglio 2024», dichiara Iorio davanti ai magistrati Iorio.
E Iorio, sempre in sede di interrogatorio, tira in ballo, come aveva fatto Masala, pure Carmine Saladino. «Credo che Cristiano Cannarsa stesse dando una mano alla Deas facendogli aumentare il fatturato grazie ai contratti con Sogei per farla acquisire da Maticmind di Saladino o ad altri», è quanto si legge nel verbale.
Carmine Saladino, oggi non più proprietario di Maticmind in base a quanto ha dichiarato a Domani, è stato sentito dai pm come persona informata sui fatti. Tuttavia avrebbe negato ogni cosa, anche l’incontro con Rossi di cui parla Masala intercettato.
Ma chi è Carmine Saladino? L’imprenditore, come detto, è intimo amico di Guido Crosetto. Il ministro d’altronde ha vissuto nella casa romana dello stesso Saladino per qualche tempo. Inoltre attorno a Saladino si muovono figure vicine al meloniano. Come Giancarlo Innocenzi Botti, che di Maticmind è stato consigliere d’amministrazione e che ha voluto proprio Crosetto testimone di nozze.
Ma torniamo a Deas. Acquisizioni o meno, un fatto è comunque certo. La società di Ranzato in poco tempo ha fatto incetta di appalti d’oro e ricche commesse pubbliche. Tanto da diventare un piccolo impero da 20milioni di fatturato e uno di capitale sociale.
Contratti top secret
Quali gli appalti? Domani se ne era occupato già a novembre. Si tratta di appalti soprattutto con la Marina Militare, che fa capo al ministero della Difesa. Ad esempio tra il 2023 e il 2024 Deas ha ricevuto pagamenti in quattro tranche per un totale di 5,4 milioni di euro da Teledife, la sigla della direzione informatica, telematica e tecnologie avanzate del ministero della Difesa. Le cifre pagate sarebbero servite per potenziare la sicurezza cibernetica, tra cui una struttura strategica della Marina militare. E poi Deas ha svolto per la Marina lavori per due milioni di euro, nell’ambito di un accordo quadro, per lo sviluppo di una piattaforma contro gli attacchi cyber. Nel 2021 (con i precedenti vertici dello stato maggiore), attraverso la direzione di intendenza della stessa Marina, ha invece ottenuto affidamenti per circa 480mila euro. Sempre dall’intendenza solo a febbraio scorso, e quindi a qualche settimana dall’inchiesta che l’avrebbe riguardata, Deas ha ottenuto un ulteriore affidamento di oltre 100mila euro per l’acquisizione «del servizio di adversary emulation».
I rapporti con la Marina guidata dal capo di Stato maggiore Enrico Credendino sono dunque strettissimi. Del resto questo giornale ha scoperto un documento, un contratto di permuta, in cui il corpo militare ha offerto la disponibilità dei suoi locali, quelli siti nella stazione ricevente sant’Alessandro in via Nomentana a Roma, a Deas in maniera del tutto gratuita. O meglio in cambio degli uffici, Deas si è impegnata a garantire prestazioni professionali per un importo pari a circa 500mila euro.
Al momento gli inquirenti stanno indagando sulle relazioni di Deas e Ranzato con le stazioni appaltanti. Le procedure sono avvenute tutte in modo corretto e in maniera trasparente? Interrogativi a cui i pm, che si apprestano a sentire Ranzato e Cannarsa, presto risponderanno.
Di certo prima dei successi con Deas, Ranzato aveva fondato la Cyber Intuition. Avventura non fortunata: perdite costanti, un rosso di quasi 400mila euro in due anni. Poi con la nuova società, la Deas, le cose sono cambiate drasticamente. Nell’ultimo bilancio il fatturato raggiunge appunto i 20 milioni, mentre l’utile sale a 8 milioni, quasi quadruplicato rispetto al 2022. In più Ranzato ha scelto come unità locali di Deas, oltre agli uffici della Marina, due location esclusive: un immobile in via della Conciliazione e un altro in piazza Montecitorio. L’affitto non è affatto modico: nell’ultimo bilancio 2023 si parla genericamente di locazioni per quasi 400mila euro, escluse le spese condominiali pari nel complesso a circa 150mila.
Da qui, molto probabilmente, la volontà di Ranzato di capitalizzare vendendo a qualche società di Stato. Come per Fincantieri, aveva scritto Domani nelle scorse settimane, l’operazione Deas-Maticmind non è andata in porto. Più in particolare a questo giornale risulta il netto rifiuto dei vertici di Fincantieri, anche perché informalmente gli sherpa dell’imprenditrice ipotizzano un prezzo altissimo, superiore ai 100 milioni di euro. Le ragioni invece per cui Maticmind non abbia voluto acquistare Deas sono ancora tutte da chiarire. L’inchiesta è solo all’inizio.
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