Indicatori di allerta per le imprese: ecco come è possibile salvarsi dalle conseguenze penali del fallimento

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


La riforma del diritto fallimentare, introdotta nel 2019 e poi rimaneggiata diverse volte, ha stabilito un principio dirimente che mette al sicuro l’imprenditore e gli organi di controllo societario da conseguenze penali.

Si tratta della verifica di alcuni indici di allerta, segnalati i quali o si avvia una delle procedure previste dalla legge in materia di crisi di impresa oppure, ignorati tali valori, non ci sarà scampo rispetto alla applicazione delle norme penali fallimentari.

È a tutti gli effetti una opportunità da considerare e da tenere sotto controllo di volta in volta ogni anno adeguandosi ad una normativa che vuole prevenire la crisi delle imprese piuttosto che gestire, a fatto compiuto, le sue complicazioni.

Quali sono gli indicatori quindi?

La determinazione degli indicatori di rischio e di allerta è affidata al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e, sebbene ogni impresa possa orientarsi aumentandone gli strumenti, quantomeno di base occorre osservare i seguenti indici:

• Indice di sostenibilità degli oneri finanziari;

• Indice di adeguatezza patrimoniale;

• Indice di ritorno liquido dell’attivo;

• Indice di liquidità;

• Indice di indebitamento previdenziale e tributario.

Indice di sostenibilità degli oneri finanziari

Si misura in relazione a questa formula: Oneri finanziari/Fatturato x 100. Il valore di questo indice va assolutamente controllato: un maggior valore, infatti, implicherebbe l’aumento del peso degli oneri finanziari sul fatturato. E ciò vorrebbe dire una costante erosione del reddito e, a cascata, una sempre minor liquidità. Vi è poi anche una questione legata ad eventuali nuovi indebitamenti. Le banche, infatti, nella concessione dei finanziamenti utilizzano come parametro di riferimento i ricavi di vendita, in quanto sono la prima fonte di entrata dell’azienda. Di conseguenza, se l’incidenza degli oneri finanziari è bassa rispetto al volume del fatturato, è presumibile che la sostenibilità del debito sia stabile.

Ma quanto deve misurare questo indicatore? Secondo gli standard, in base ai diversi settori, la soglia tollerata varia dall’1,5% al 3,8%. Superata questa barriera, l’indebitamento finanziario assume dei contorni minacciosi per la tenuta dell’impresa.

Indice di adeguatezza patrimoniale

Si misura in relazione al rapporto Patrimonio Netto/Debiti totali. La situazione ideale è quella che vede l’indicatore pari o superiore a 1. Nella realtà, però, la stragrande maggioranza delle imprese soffre il fenomeno della sottocapitalizzazione, ricorrendo a diverse forme di indebitamento. Anche qui molto dipende dal settore, ma tendenzialmente è importante che tale rapporto non raggiunga un livello inferiore a 0,3, in considerazione di quanto appena riportato. Al di sotto di questa soglia, scatta un segnale di allarme. Significa infatti che il peso del debito sta divenendo troppo eccessivo e rischia di schiacciare la tenuta patrimoniale dell’azienda. In questi casi, la miglior soluzione è preventiva: va infatti sempre tenuto in equilibrio il mix delle fonti di finanziamento.

Indice di ritorno liquido dell’attivo

Si misura da questa formula: Reddito netto + Costi non monetari – Ricavi non monetari / Totale Attivo x 100.

Al contrario dei precedenti, non esiste un livello ottimale per stabilire quando il ritorno liquido dell’attivo sia preoccupante. Va infatti sempre comparato con alcuni valori di settore. Va comunque evidenziato che più è alto tale parametro, maggiore è la liquidità prodotta dall’attivo di Stato Patrimoniale.

Occorre dunque lavorare sull’abbattimento dei costi di gestione o sull’incremento del fatturato (ai fini di aumentare il reddito netto), eliminando i riferimenti alle poste non monetarie che vengono sostanzialmente annullate.

Indici di qualità

Sul tema degli indici di liquidità occorre precisare che gli stessi non hanno una sola conformazione, ma se ne possono distinguere almeno tre:

• Indice di liquidità immediata

• Indice di liquidità primaria

• Indice di liquidità secondaria

Così avremo nel primo caso il rapporto tra liquidità immediata/passività correnti; il valore ottimale sarebbe pari o superiore a 1. Nel secondo caso: liquidità immediate + differite/passività correnti; anche in questo caso l’equilibrio si ha se l’indice è uguale o superiore a 1. Infine, nel terzo caso, la formula è liquidità immediata + differita + rimanenze / passività correnti ed anche in questo caso l’indicatore di equilibrio deve essere superiore a 1.

Indice di indebitamento previdenziale e tributario

Spesso sottovalutato culturalmente dagli imprenditori italiani, rappresenta un alert importantissimo rispetto alla capacità aumentata delle agenzie di riscossione di recuperare tributi e contributi non versati.

L’indice si calcola dal rapporto tra debiti previdenziali + tributari / totale attivo x 100. Un indicatore inferiore ad 1 rappresenta un valore di equilibrio.

*Dottore Commercialista – Revisore Legale





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link