Manca un mese agli europei su pista, primo atto della stagione postolimpica. Marco Villa ne ha vissute tante, ma questa sa già che ha un valore particolare perché c’è da rimescolare tutte le carte, dopo un quadriennio più breve del solito, fortunato nel suo epilogo parigino, ma dopo il quale i big hanno deciso di mettere per un po’ da parte la pista (agonisticamente parlando, beninteso, perché a Montichiari Ganna, Milan e compagnia sono sempre di casa).
Bisogna quindi riprogettare la nazionale e Villa sta già pensando intensamente alla squadra che porterà a Zolder per la rassegna continentale di metà febbraio. Partendo dalle basi.
«Dovremo affiancare gente d’esperienza – dice – a quei giovani promossi dalla categoria under 23, per le specialità prestative e di gruppo, dove li voglio vedere in azione assumendosi le responsabilità. Sarà un primo passo agonistico, ma intanto già stiamo gettando le basi, basti pensare che da Montichiari sono passati almeno una trentina di ragazzi, il gruppo dal quale dovremo scegliere».
Sei riuscito a trovare un equilibrio con l’attività su strada? Ormai tutti sono impegnati con i rispettivi team per la preparazione…
Noi abbiamo una formula che è consolidata, devo dire che tutti si sono messi a disposizione e, quando sono stati liberi dagli impegni con i rispettivi team, sono venuti in pista a lavorare. Sanno che queste sedute pagano anche nell’attività su strada e noi dalla nostra parte abbiamo ormai rapporti consolidati con tutti i team internazionali, ci veniamo incontro.
Uno dei “grandi vecchi” potrebbe essere Viviani. Lo hai seguito a Brema?
Sono stato con lui e Consonni l’ultimo giorno e non posso nascondere che per me è stata un’emozione, respirare quell’aria che ha fatto parte per anni della mia vita. Io li ho trovati bene, entusiasti proprio come fossero due ragazzi. Al di là dei risultati, sono stato soddisfatto.
Con Viviani avete parlato anche di europei?
Sicuramente, è intenzionato fortemente a esserci, d’altronde a dicembre si stava allenando duramente per essere pronto per il Tour Down Under perché sperava ancora in una chiamata. Mi piacerebbe vederlo impegnato in un grande team per l’ultimo anno, la sua esperienza sarebbe utile e si potrebbe togliere ancora belle soddisfazioni, fino al mondiale di Santiago a ottobre che sarà il suo saluto.
Continui però ad averlo a disposizione…
Elia è un punto di riferimento, un esempio. So bene che appena deciderà di appendere la bici al chiodo pioveranno le offerte perché uno come lui, con la sua esperienza, con tutto quello che ha imparato vivendo anni all’estero, è una risorsa. E’ un programmatore meticoloso, che ha avuto grandi maestri come Brailsford e Lefevere. So che prenderà le giuste decisioni.
Quest’anno servirà per far fare esperienza ai ragazzi. Su che basi sceglierai?
Il problema è il calendario, visto che l’Uci ha disposto per ora solamente una prova di Nations Cup e io contavo di sfruttare questa per far correre più gente possibile fra vecchi e nuovi. Elisa Balsamo ad esempio si era detta disponibile a fare una prova dopo l’Amstel, ma la tappa asiatica è stata cancellata. Con un calendario così scarno, dovremo trovare occasioni nel programma, gare 1.1 per far fare ai ragazzi e alle ragazze le giuste esperienze in vista dei mondiali e di quel che seguirà. Questo però significa anche che gli europei e la prova in Turchia di Nations Cup assumono una rilevanza particolare. Io sceglierò in base alle disponibilità, basandomi sui corridori che frequentano la nostra sede e con i quali abbiamo lavorato. Il criterio è unicamente questo.
Con le donne hai meno problemi, vista la loro età, ma ci sono ricambi?
Da una parte è vero, dopo Tokyo abbiamo trovato un gruppo giovanissimo che sta crescendo anno dopo anno e sono convinto che senza le tante sfortune del 2024 anche a Parigi nel quartetto ci saremmo tolti belle soddisfazioni e l’oro di Consonni e Guazzini nella madison lo dimostra. Ma io guardo anche dietro.
Ad esempio?
Ad esempio c’è la Venturelli che è già un innesto importante e so che vale per noi della pista come per la strada, visto il suo talento poliedrico. Ma c’è anche altro. Ad esempio ho già portato la Baima a gareggiare a Grenchen dove in un consesso di alto livello e soprattutto della massima categoria ha colto un terzo posto nello scratch e vinto l’eliminazione dell’omnium. Risultati che ottieni solo se hai grandi capacità. Con lei abbiamo anche la Sgaravato che sta lavorando con le elite e sta rapidamente bruciando le tappe.
E’ però anche vero che, in una fase di aperta transizione come questa, c’è il rischio di andare agli europei raccogliendo molto meno del recente passato. Non hai paura che subito si potrebbero alzare le critiche?
Ci sono abituato, so bene che faremo più fatica in questa fase, proprio perché questo, ma anche il prossimo anno serviranno per fare esperienza, per costruire mattoncino dopo mattoncino. Ma c’è sempre chi guarda al tutto e subito. Io comunque sono fiducioso e penso che comunque saremo sempre presenti al massimo livello. L’importante è mantenere la sintonia con i vari team per far lavorare i ragazzi. Questo è il periodo della semina e io mi devo concentrare su quello.
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