“Mio figlio non era un criminale”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


Michele Prospero, padre di Andrea, smonta con fermezza le ricostruzioni che hanno trasformato il figlio in un personaggio da romanzo noir. “Il riserbo della magistratura ha un senso, ma le teorie strampalate che hanno preso piede su Andrea sono una vergogna. Non era un cyber criminale e certe congetture sono un insulto alla sua memoria e alla nostra famiglia”.

Andrea, studente di Informatica, è stato ritrovato senza vita il 29 gennaio in un monolocale di Perugia, dopo cinque giorni di mistero. Suo padre, diretto a Roma per partecipare a un programma televisivo insieme all’avvocato Carlo Pacelli, non ha intenzione di tacere di fronte alle ricostruzioni fantasiose che stanno circolando. “Mio figlio è stato ucciso, non accetto altre versioni”.

L’assenza delle istituzioni e le difficoltà familiari

Michele Prospero parla di un’assenza che pesa quanto un macigno. “Dopo il funerale di Andrea, il Comune è sparito. Ho passato una vita a lavorare lì, ma ora il silenzio è assordante”.

Il lutto non è l’unica battaglia da combattere. Matteo, fratello maggiore di Andrea, è alle prese con nuovi accertamenti al cuore all’ospedale Rizzoli di Bologna, mentre il padre stesso deve fare i conti con problemi alla vista dopo un intervento alla cataratta. “Non vedo bene da un occhio, dovrei operarmi, ma prima viene Matteo”.

Intanto Anna, la figlia più piccola, cerca di mantenere il controllo, dividendo il suo tempo tra lo studio e il dolore che si porta dentro. “Sta preparando gli esami a Perugia e ha una forza incredibile”.

Le domande ancora senza risposta

L’inchiesta guidata dal procuratore capo Raffaele Cantone e dal sostituto Giuseppe Petrazzini continua a scavare nei dettagli di una vicenda che si fa sempre più inquietante. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, segno che qualcosa si sta muovendo dietro le quinte. “Attendiamo aggiornamenti a breve, nonostante le tante inesattezze che sono circolate su Andrea”.

Michele Prospero non arretra di un millimetro e smentisce le ricostruzioni che vorrebbero dipingere il figlio come un esperto del deep web. “Non è vero che aveva uno smartphone da otto anni. Lo abbiamo preso solo durante la pandemia, perché serviva per la didattica a distanza”. Ancora più inspiegabile è la sua presenza nei gruppi Telegram in cui lo hanno inserito post-mortem. “Dopo la sua morte, qualcuno ha continuato a chattare usando il suo nome. Non mi spiego chi abbia pagato l’affitto del monolocale dove è stato trovato, ma sono certo che non sia stato lui”.

Le indagini si concentrano sulle chat di Telegram

L’inchiesta è entrata in una fase in cui ogni dettaglio può fare la differenza e gli investigatori tengono la bocca cucita. Il mosaico della morte di Andrea inizia a prendere forma, e le chat di Telegram sono diventate la chiave per decifrare quello che sembra un gioco sporco. La Polizia Postale le ha individuate già prima che i media ne parlassero e dentro quei gruppi si muovevano persone con nickname criptati, figure che non sembrano certo studenti fuori sede in cerca di compagnia.

Cinque telefoni cellulari, tre carte di credito fantasma e una pioggia di oltre 40 SIM card sparse nella stanza di via del Prospetto. Un arsenale digitale che fa pensare a tutto tranne che a un normale studente. Gli investigatori stanno seguendo la pista di chi ha pagato l’affitto del monolocale, affittato fino al 30 gennaio, e di chi ha messo tra le mani di Andrea il suo primo computer portatile. C’è chi muove i fili nell’ombra e la rete si sta stringendo attorno ai nomi che ancora sfuggono.

La discussione in ostello e l’ultima mattina

Un nodo fondamentale dell’indagine riguarda le ultime ore di Andrea. Dopo aver lasciato l’ostello Don Emilio Bromuri, si è diretto in un appartamento nel cuore di Perugia. Un tragitto che, a posteriori, sembra segnato da una regia occulta. Gli investigatori stanno ricostruendo il mosaico di incontri e movimenti, mettendo insieme dettagli che puntano tutti verso una scena poco limpida. Più di un elemento suggerisce che in quell’abitazione sia andato in scena un confronto acceso, degenerato in qualcosa di ben più sinistro. Andrea non avrebbe preso volontariamente la combinazione letale di benzodiazepine e ossicodone che lo ha stroncato in pochi minuti. Il dubbio che sia stato costretto a ingerirle sta prendendo corpo nelle indagini.

L’inchiesta avanza e la nebbia intorno alla vicenda si sta diradando. La famiglia vuole certezze e non si accontenta di ricostruzioni superficiali. “Quel posto era un crocevia di persone, Andrea ci è entrato una volta e non ne è mai uscito vivo. Sapremo presto chi lo ha condotto alla sua ultima notte”.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link