Chi succederà a Justin Trudeau come primo ministro del Canada?

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato che resterà in carica fino alla scelta di un nuovo leader del partito. Ecco i nomi che circolano

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Il tempo stringe per il Partito liberale canadese, che deve trovare un nuovo leader prima entro il 24 marzo: fino a tale data, infatti, il primo ministro dimissionario Justin Trudeau ha sospeso i lavori del Parlamento. Occorrerà trovare un esponente che lo sostituisca e che accetti di farlo per pochi mesi: fino alle prossime elezioni. Previste, salvo sorprese, per il prossimo autunno.

Trudeau ha deciso di fare un passo indietro a seguito di una crisi interna al suo governo e di un forte calo della sua popolarità. La popolazione è infatti scontenta per il carovita e per l’aumento dei flussi migratori. Ma la spallata più dura è arrivata con le dimissioni della ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, considerata una sua fedelissima.

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Il primo ministro ha dichiarato che rimarrà al suo posto fino a quando il suo partito non sceglierà un leader che gli succeda. Tuttavia, tutti e tre i principali partiti di opposizione canadesi hanno assicurato che faranno cadere il governo liberale alla prima occasione con un voto di sfiducia, che a sua volta farebbe scattare le elezioni anticipate.

I nomi che circolano per sostituire Trudeau

Ma chi sono i possibili successori alla guida del governo del Canada? Un nome che circola è quello di Mark Carney, ex capo della Banca del Canada, che è stato anche il primo straniero a ricoprire la carica di governatore della Banca d’Inghilterra dalla nascita dell’istituzione, nel 1694.

Carney è un economista di alta formazione con esperienza a Wall Street, a cui viene riconosciuto il merito di aver aiutato il Canada a evitare il peggio quando esplose la crisi economica globale del 2008 e di aver sostenuto il Regno Unito nella gestione della Brexit. Pur non avendo alcuna esperienza politica, Carney ha dichiarato in un comunicato di essere incoraggiato dal sostegno ricevuto e ha fatto sapere di aver avviato una valutazione con la famiglia: la sua risposta arriverà nei prossimi giorni.

La Freeland stessa, però, è candidata. Il mese scorso Trudeau le ha chiesto di lasciare il ruolo di ministra delle Finanze, ma le ha precisato che avrebbe potuto mantenere il ruolo di vice-premier e di persona di riferimento per le relazioni tra Stati Uniti e Canada.

Ma un funzionario vicino alla Freeland ha spiegato all’Associated Press che non avrebbe potuto continuare a ricoprire ruoli di governo sapendo di non godere più della fiducia di Trudeau. Dopo le sue dimissioni, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha definito la Freeland “tossica” e “per nulla incline alla conclusione di accordi”. Parlando dopo le dimissioni di Trudeau, la stessa fonte ha aggiunto che, sebbene sia troppo presto per fare dichiarazioni, Freeland parlerà con i suoi colleghi questa settimana e discuterà con loro i prossimi passi.

Come ex giornalista canadese liberale che siede nel consiglio di amministrazione del World Economic Forum, sotto molteplici aspetti non è ben vista dal presidente eletto degli Stati Uniti. Essendo inoltre di origini ucraine, è stata anche una convinta sostenitrice di Kiev nella guerra contro la Russia, a differenza di molte figure chiave della prossima amministrazione Trump.

Un altro possibile candidato è il nuovo ministro delle Finanze, Dominic LeBlanc, ex ministro della Pubblica sicurezza e amico intimo di Trudeau (ha persino fatto da babysitter al primo ministro da bambino). Di recente è stato visto unirsi al primo ministro durante una cena con Trump a Mar-a-Lago in Florida.

Relazioni tese con gli Stati Uniti

È improbabile che venga nominato un nuovo primo ministro canadese prima dell’insediamento di Trump, il 20 gennaio: un evento che pone seri problemi politici. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha iniziato ad agitare le acque con il Canada, riferendosi ripetutamente al Paese come al “51° Stato” degli Stati Uniti e minacciando di imporre dazi doganali del 25% su tutti i prodotti canadesi se il governo non arginerà i flussi di migranti e di droga verso gli Stati Uniti che, a suo dire, giungono dalla nazione confinante.

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Trump continua inoltre a preoccuparsi del deficit commerciale degli Stati Uniti con il Canada, che ha erroneamente descritto come un sussidio. Se applicherà dazi, come minaccia di fare, potrebbe presto scatenare una guerra commerciale.

Al contrario, il presidente uscente Joe Biden è stato uno stretto alleato di Trudeau, affermando, dopo le sue dimissioni di lunedì, che gli Stati Uniti non troveranno “nessun alleato migliore, nessun partner più vicino e nessun amico più solido. L’alleanza tra Stati Uniti e Canada è più forte grazie a lui. Il popolo americano e quello canadese sono più sicuri grazie a lui. Il mondo sta meglio grazie a lui. Sono orgoglioso di poterlo chiamare amico. E sarò per sempre grato per la sua collaborazione e la sua leadership”.

Risorse addizionali per questo articolo • Associated Press



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