Davos tra agende politiche e sfide globali

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Il Forum economico mondiale di Davos prosegue con una serie di interventi di grande rilievo. Tra i protagonisti, il presidente argentino Javier Milei, che ha dichiarato: “Anche a Davos viene promossa l’agenda woke. Rendiamo l’Occidente di nuovo grande”. Milei ha espresso una dura critica verso quella che ha definito “la sinistra agenda woke”, descrivendola come “un virus mentale” e “il maggiore cancro del nostro tempo”. Ha esortato i leader presenti ad abbandonare queste idee e ha concluso il suo discorso anticipatamente con un deciso “Viva la libertà”. Riprendendo lo slogan trumpiano “Make America Great Again”, ha invitato a seguire l’esempio dell’Argentina e di Donald Trump, condannando il femminismo radicale e lo statalismo.

In programma nella giornata di ieri anche l’atteso intervento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo da quando si è insediato alla Casa Bianca. L’evento ha avuto una durata di 45 minuti con una sessione finale di domande e risposte con i principali leader economici. Trump ha nuovamente affermato le sue posizioni protezionistiche, criticando l’amministrazione Biden per una politica economica che avrebbe gettato al vento 8 miliardi di dollari e riaffermando la sua determinazione a battere l’inflazione. “Il mio messaggio alle imprese del mondo è: ‘Venite a produrre in America, vi daremo le tasse più basse, altrimenti dovrete pagare i dazi“, ha detto Trump, per poi scagliarsi contro il green deal, invitando a lasciare “che la gente compri le auto che vuole”. In tema di politica estera, il presidente americano ha affermato che “se il petrolio costasse meno, la guerra in Ucraina finirebbe”; Trump non ha scartato a priori, comunque, l’ipotesi di ulteriori sanzioni alla Russia. Sul tema si è espresso anche Mark Rutte, segretario generale della NATO, che ha sottolineato l’importanza di intensificare le sanzioni per mettere pressione sull’economia russa e favorire una risoluzione del conflitto in Ucraina, invitando al contempo i membri europei dell’Alleanza a rispettare l’obiettivo del 2% di spesa per la difesa.

Tra gli altri ospiti di ieri anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha dichiarato: “Non è nell’interesse di UE o USA che Mosca controlli Kiev”, e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che è intervenuta in un panel dedicato alla transizione energetica. Metsola ha ribadito la necessità di investire nella rivoluzione digitale, affermando che l’Europa è “un continente in ascesa” e deve agire con decisione per sfruttare il suo potenziale.

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Un messaggio significativo è arrivato anche da Papa Francesco, che ha inviato una lettera al presidente del Forum, Klaus Schwab. Il Pontefice ha posto l’accento sull’importanza di un uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale (IA), avvertendo del pericolo di subordinare la dignità umana alla ricerca dell’efficienza tecnologica. “L’IA deve essere messa al servizio di uno sviluppo più sano, più umano e sociale”, ha dichiarato, aggiungendo che le disuguaglianze create dalla tecnologia non possono essere definite vero progresso.

Sul fronte economico, a Davos si discute anche della possibilità di un’area doganale post-Brexit tra UE e Regno Unito. Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione europea, ha aperto all’ipotesi di un accordo “paneuropeo” che includa Londra, a patto che questa aderisca alla Convenzione Pan-Euro-Mediterranea (Pem). L’obiettivo sarebbe quello di facilitare il commercio e ridurre le barriere commerciali, ma la decisione finale spetta al governo britannico, che sta consultando rappresentanti del business locale.

La terza giornata del Forum ha visto protagonisti come il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, che ha lodato l’impegno diplomatico di Trump nel promuovere un cessate il fuoco a Gaza. Christine Lagarde, presidente della BCE, ha invece sottolineato la necessità di un mercato dei capitali più competitivo in Europa e ha dichiarato che il continente deve “giocare in attacco” per rispondere ai dazi annunciati dagli Stati Uniti. Anche Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, ha espresso la disponibilità dell’UE a reagire in modo deciso alle sfide commerciali poste da Washington.

Un rapporto pubblicato dal Forum ha lanciato l’allarme sui costi del ritorno al nazionalismo economico e alla frammentazione geopolitica, stimando perdite fino a 5700 miliardi di dollari per l’economia globale, pari al 5% del PIL mondiale. Questa tendenza rischia di superare i costi della crisi finanziaria del 2008 e aggravare l’inflazione globale, che potrebbe superare il 5% in uno scenario di frammentazione.

Infine, Javier Milei ha evidenziato l’importanza di nuovi alleati nella promozione delle sue idee di libertà, citando figure come Elon Musk, Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu. “Quest’anno non mi sento solo”, ha dichiarato, sottolineando come il vento stia cambiando in favore di un Occidente più forte e fedele ai suoi valori tradizionali. Con dibattiti e posizioni forti, il Forum di Davos continua a essere il fulcro delle discussioni economiche e politiche globali.

Gloria Giovanditti



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