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Non c’è equilibrio. In questo momento storico, il sistema sembra aver smarrito la capacità di sostenere e valorizzare chi crea valore reale. Osservo il declino dei ruoli fondamentali che tengono in piedi la nostra economia — imprenditori, liberi professionisti e lavoratori dipendenti — e provo una stanchezza profonda, un misto di delusione e nausea per come stiamo gestendo il futuro.

La deriva del “posto fisso” come unico sogno
Viviamo in una società che spinge sempre più verso il “posto fisso” come unica aspirazione, dimenticando una verità semplice ma scomoda: senza chi rischia, investe e crea — imprenditori e professionisti — quel “posto fisso” non potrebbe nemmeno esistere. Eppure, oggi, il valore di chi innova, produce e sostiene l’economia viene ignorato o, peggio, dato per scontato.

Gli imprenditori, pilastri dello sviluppo economico, sono lasciati soli a combattere contro una burocrazia soffocante, un mercato incerto e costi insostenibili. I liberi professionisti, che un tempo godevano di rispetto e stabilità, oggi arrancano, guadagnando spesso cifre che rasentano il ridicolo, con la beffa di nessuna tutela e un futuro previdenziale che appare un miraggio.

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Senza imprenditori non c’è economia
Siamo arrivati a un punto in cui chi avvia un’impresa o una carriera professionale spesso si chiede: “Ma ne vale la pena?” È una domanda terribile, che non dovremmo mai permettere a chi crea valore di porsi. Senza imprenditori, senza professionisti capaci e motivati, chi produrrà quei posti di lavoro tanto desiderati? Chi porterà innovazione, chi sosterrà il tessuto sociale?

E allora sì, provo nausea, perché sembra che tutto questo non importi. Come se fosse normale vedere imprenditori e professionisti costretti a fare i conti con la fatica di un sistema che non premia, ma demotiva.

Un sistema che non funziona
Il declino non è una fatalità, ma il risultato di un sistema che sembra aver perso di vista la meritocrazia e il valore del rischio. Sosteniamo con ogni mezzo la mediocrità, dimenticando che chi osa, chi innova, chi investe tempo, energie e denaro è ciò che tiene in piedi questa società.

Non si tratta di screditare i lavoratori dipendenti, anzi. Ogni ruolo è essenziale, ma quando il sistema smette di valorizzare chi crea valore alla base — imprenditori e professionisti — il castello crolla. Non possiamo permettere che il sogno di “fare impresa” o “diventare professionisti” si trasformi in una condanna.

Un monito per il futuro
Serve un cambio di rotta radicale. Ecco alcune priorità:
-Premiare chi rischia e investe: Incentivi fiscali reali per chi innova e crea occupazione.
-Ridare dignità alla professione: Protezioni sociali adeguate per i liberi professionisti, che non sono meno importanti di altri lavoratori.
-Meritocrazia al centro: Basta con logiche assistenzialistiche che disincentivano il merito. È il momento di sostenere chi ha competenza, passione e idee.
-Promuovere reti e sinergie: Liberi professionisti e piccoli imprenditori devono unirsi, condividere risorse e competenze per fare fronte comune contro un mercato sempre più competitivo.
-Educare al valore del lavoro e del rischio: Bisogna smettere di demonizzare chi investe e rischia, restituendo alla figura dell’imprenditore il rispetto e la considerazione che merita.

Stanchezza, ma non rassegnazione
Sono stanco, sì. Stanco di vedere imprenditori e professionisti lasciati soli, schiacciati da un sistema miope che sembra quasi compiacersi del proprio immobilismo. Stanco di un’economia che abbandona chi rischia e premia chi si accontenta, che soffoca il merito e rende normale la mediocrità. Ma non mi rassegno.
Non so se sia per amore delle mie figlie, o per il ricordo degli insegnamenti dei miei genitori, che mi hanno trasmesso il valore della dignità e del lavoro. Forse è perché sono un Italiano, e nel profondo credo ancora che questo Paese abbia la forza di rialzarsi.
Questo è un monito: se continuiamo su questa strada, il declino non farà che accelerare. Non possiamo permetterci una società che svilisce il valore, che smette di credere nell’eccellenza e abbandona chi contribuisce al progresso.

Articolo redatto da Francesco Cacchiarelli 23-03-2024 18:16:30

 

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Francesco Cacchiarelli economista di impresa in Sutri

Iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Viterbo, al numero 084 sezione A, anzianità 1989

Iscritto nel Registro dei Revisori Legali MEF, al numero 103287 sezione A, anzianità 1999

 

 

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