Ad Aymavilles? C’è il Rifugio del Vino di Les Crêtes

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Fiocco rosa a OOF: nasce una nuova rubrica. La nostra rivista si arricchisce di una nuova rubrica: Sotto la lente”, a firma di Antonello Maietta. Giornalista, divulgatore e ambasciatore del vino, sempre in movimento e attento osservatore del mondo vitivinicolo, Maietta stuzzicherà la curiosità dei lettori proponendo vitigni riscoperti, storie di famiglie di lunga data o vignaioli emergenti, nomi blasonati e chicche da valorizzare. Un format agile e spigliato per raccontare vini noti o meno conosciuti, abbracciando in uno guardo le peculiarità del luogo, la storia della cantina e le caratteristiche del prodotto scelto, senza dimenticare proposte di abbinamento con le pietanze.

Già Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier per 12 anni, Antonello Maietta vanta un’esperienza invidiabile: iscritto ai corsi dell’Associazione Italiana Sommelier appena diciottenne, sale sul podio come Miglior Sommelier d’Italia nel 1990. Nel 2010 è eletto Presidente Nazionale dell’AIS, alla cui guida rimane per 12 anni. È autore di numerosi articoli e del volume Vini di Liguria, Vinidamare (2008). Collabora con diverse testate giornalistiche, enti fieristici, manifestazioni tematiche. Insignito di numerosi riconoscimenti, nel 2021 è stato premiato dall’Associazione della Stampa Estera in Italia come miglior divulgatore dell’enogastronomia italiana.

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L’attività agricola della famiglia Charrère in Valle d’Aosta risale alla metà del Settecento, quando il trisnonno di Costantino Charrère si trasferì ad Aymavilles dall’Alta Savoia. Nel corso del tempo l’attività agricola ha assecondato le esigenze della comunità locale, passando dalle noci per produrre olio, ai cereali e alla frutta. La storia recente, legata al concetto di viticoltura moderna, si data al 1989, quando Costantino, all’epoca insegnante di educazione fisica e maestro di sci, decide con la moglie Imelda di dar vita al progetto Les Crêtes, un’azienda agricola modello. Il nome evoca le creste delle montagne circostanti, evidenziate nel logo aziendale.

Attualmente Les Crêtes è la più grande cantina privata della Valle d’Aosta – anche se da queste parti i numeri sono sempre molto piccoli – per un totale di circa 250.000 bottiglie. L’azienda è condotta dalle figlie di Costantino, Elena ed Eleonora, che curano rispettivamente il marketing e l’aspetto vitivinicolo, coadiuvate da Giulio Corti, compagno di Elena, impegnato nel settore commerciale.

La sede, impreziosita da un incantevole spazio polivalente dedicato all’accoglienza, il Rifugio del Vino, si trova tuttora ad Aymavilles, a una manciata di chilometri da Aosta. La superficie vitata occupa circa 35 ettari, situati per lo più nelle adiacenze della cantina. Altri appezzamenti sono sparsi su cinque comuni della Valle: il vantaggio di poter beneficiare di condizioni climatiche differenti, con altimetrie fra i 350 e i 700 metri, consente di allevare i diversi vitigni nelle posizioni ottimali. Ne consegue una gamma vasta e articolata, composta da oltre una ventina di referenze, che spazia dagli spumanti rifermentati in bottiglia ai vini da dessert, passando attraverso vini bianchi, rosati e rossi, spesso con tirature assai limitate.

Tra queste tipologie, probabilmente il vino che ha consacrato Les Crêtes tra le grandi aziende italiane è stato lo Chardonnay Cuvée Bois, in origine ispirato alla Borgogna, complice l’amicizia di Costantino con uno storico vignaiolo di Puligny-Montrachet, e oggi caratterizzato da una propria originalità e territorialità.

Per una questione ancora più identitaria, il vino che mettiamo sotto la lente è un altro cavallo di razza della scuderia:  prodotto per la prima volta nella vendemmia 2014 con le uve di un vigneto situato a Montjovet, in bassa Valle. Il vitigno Petite Arvine, a bacca bianca, proviene dal cantone svizzero del Vallese, anche se recenti studi dimostrano un’affinità genetica con alcuni ceppi tipicamente valdostani. Si narra che a introdurlo in Valle fu negli anni Settanta il canonico Joseph Vaudan, responsabile dell’Institut Agricole Régional. Qualunque sia la sua storia, possiamo ormai annoverarlo fra i vitigni tradizionali del territorio.

Dopo un’accurata selezione in vendemmia, le uve sono sottoposte a una pressatura soffice a grappolo intero. La fermentazione dura 12 giorni, poi il vino è lasciato a riposare sui lieviti per almeno 9 mesi, sempre in acciaio.

La veste è giallo paglierino di spiccata luminosità, con screziature verdoline. Al naso è tipicamente floreale – come ci ricorda il nome Fleur – con sentori di glicine, gelsomino, fiori di sambuco e di acacia, seguiti da cenni agrumati di bergamotto, che lasciano spazio in chiusura alle erbe alpine. L’assaggio è equilibrato, caratterizzato da marcata sapidità e vibrante acidità, doti che favoriranno una lunga evoluzione nel tempo. Servito a una temperatura di circa 10 °C, per esaltare la proverbiale freschezza, lo abbiniamo ai salumi di montagna, come la mocetta o il lardo di Arnad, ma si presta ottimamente ad accompagnare pietanze elaborate a base di pescato, anche di acqua dolce per restare in zona, come la trota di torrente al burro e salvia.

 

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Valle d’Aosta Dop Petite Arvine Fleur 2023 – Les Crêtes



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