In queste settimane abbiamo letto innumerevoli dichiarazioni atte a indirizzare l’Unione Europea all’accrescimento delle spese militari a mero discapito del welfare, ossia delle pensioni, degli ammortizzatori sociali e, in generale, dei redditi.
Quanti pensavano che fosse terminata con il PNRR la politica di austerità dovranno ricredersi, infatti le enormi ricchezze prodotte dal capitale sono destinati agli azionisti e alla speculazione finanziaria, ma non ai redditi e allo stato sociale.
E quanto differenziava la UE dagli Stati Uniti, ossia la presenza di un welfare capace di assicurare servizi sociali gratuiti o a basso costo, viene ormai considerato un lusso eticamente intollerabile ed economicamente insostenibile, meglio allora (si fa per dire) tagliare lo stato sociale per reperire risorse a fini militari, per le tecnologie duali e per potenziare la difesa.
Queste le indicazioni pervenute alla Unione Europea, mentre la domanda interna in molti paesi cala vistosamente e la ricerca dell’accrescimento della produttività si rivela un’arma contro i servizi sociali e i salari.
I nuovi dettami dell’austerità investono quindi welfare e salari, ma non le spese militari e le tecnologie di nuova generazione. Non passa giorno in cui non si seminino paura e rassegnazione, misure di ordine pubblico contro i nemici interni, magari approvando in fretta e furia il decreto sicurezza interrompendone la discussione nella commissione del Senato.
In questi giorni la Polonia ha annunciato di avere portato la spesa militare al 5% del PIL, che poi è il nuovo obiettivo della NATO, dopo la esortazione di portare la spesa almeno al 2%, soglia non raggiunta ancora da 8 dei 32 paesi membri della Alleanza Atlantica.
Donald Trump chiede maggiori spese militari alla UE e in percentuale ancor maggiore di quella sostenuta dagli USA pari al 3,4% del loro PIL.
L’aumento esponenziale delle spese militari farebbe la fortuna delle grandi industrie di armamenti, ma al contempo, specie se accompagnata da tagli al welfare, getterebbe nella disperazione milioni di lavoratori con le loro famiglie.
I tempi necessari per riconvertire l’industria a fini militari sono medio lunghi, specie per le economie meno forti e in ritardo nei processi di innovazione tecnologica.
I nuovi dettami NATO finiranno con scaricare tagli ai salari e al welfare, accrescendo il potere economico degli USA che in molte produzioni europee sono presenti con varia componentistica
E se il documento della Bussola europea era un riposizionamento strategico della UE, l’atto approvato nel marzo 2023 dal parlamento comunitario è invece un segnale concreto per indirizzare sempre maggiori risorse al militare con tanto di leggi approvate per favorire questi processi.
L’ASAP mira ad aumentare la capacità di produzione di munizioni in tutta Europa e, di conseguenza, ad aiutare gli Stati membri a ricostituire le scorte e a consegnare munizioni all’Ucraina anticipando le strozzature e le carenze nelle catene di approvvigionamento della difesa.
Il programma ha attualmente individuato progetti con un bilancio superiore a 500 milioni di euro per stimolare la produzione di munizioni nei seguenti settori:
- Esplosivi con un budget di portafoglio progetti di circa 124 milioni di euro;
- Polvere con un budget di portafoglio progetti di circa 248 milioni di euro;
- Shell con un budget di portafoglio progetti di circa 90 milioni di euro;
- missili con un bilancio del portafoglio progetti di circa 50 milioni di EUR;
- Certificazione di collaudo e ricondizionamento per circa 2 milioni di euro (clicca qui).
Alla luce di queste considerazioni non desta meraviglia la richiesta di accrescere gli organici delle Forze armate, di destinare le truppe all’addestramento per la guerra distogliendole dall’ordine pubblico, l’invito alle industrie a rivedere le loro stesse politiche.
I dettami USA e NATO sono assunti come impegni dalla UE e quanti si opporranno all’aumento delle spese militari e al depotenziamento del welfare saranno considerati nemici della patria e dell’economia e per loro si apriranno le porte della criminalizzazione, del resto il decreto sicurezza servirà a questo scopo.
Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
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