SCENARIO AUTO/ Solo le elezioni in Germania possono far svoltare l’Ue

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Un altro favore ai produttori di auto cinesi. Secondo il Financial Times, i brand occidentali, per non pagare le multe UE previste se le loro flotte non rispetteranno i limiti di emissioni imposti da Bruxelles, stanno valutando di acquistare crediti di carbonio dalle case cinesi, che ne sono provviste vista l’aumentata produzione e vendita di auto elettriche. Le sanzioni, d’altra parte, secondo alcune stime potrebbero arrivare a 15 miliardi di euro. Il meccanismo per evitare le multe, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, che alcune aziende hanno già applicato con Tesla, non fa altro che confermare il momento di confusione di tutto il comparto europeo, dove le stesse aziende dimostrano di non avere le idee chiare su cosa fare per uscire dalla crisi. Intanto, il 30 gennaio la UE dovrebbe riaprire il dibattito sul dossier automotive, sulle sanzioni così come sul programma di produzione esclusiva delle auto elettriche a partire dal 2035. Una discussione che conoscerà un momento cruciale a fine febbraio, subito dopo le elezioni che potrebbero cambiare sostanzialmente il quadro politico in Germania. La Von der Leyen dovrebbe prendere atto di un mutato quadro politico anche su questo tema.



Non possono aumentare la vendita delle auto elettriche perché il mercato non le vuole e, comunque, dovrebbero abbassare troppo i prezzi. E allora, per non pagare le multe UE, le case automobilistiche acquisterebbero i crediti di carbonio dai rivali cinesi. Un altro favore a Pechino?

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Un’altra situazione che andrebbe ad arricchire ulteriormente i cinesi, dando loro un ulteriore vantaggio competitivo. Mi limito a segnalare una coincidenza: Ola Kallenius, neopresidente dell’ACEA, l’Associazione Europea dei Costruttori, e presidente del Cda di Mercedes Benz, ha chiesto all’Unione Europea di incoraggiare i cinesi a portare la produzione in Europa nell’ambito di un accordo sui dazi. Ma Mercedes Benz ha come azionista Geely, uno dei principali marchi cinesi, che controlla anche Volvo, Lotus e Aston Martin. Mi chiedo se si tratti di una richiesta teleguidata.



Le aziende automobilistiche sembrano decise a farsi del male da sole. Come si esce da questo circolo vizioso?

Sono contro il pooling (le aggregazioni tra i produttori per risolvere questo problema, nda), come sono contro questa assurdità delle sanzioni, partita il primo gennaio. Spero che le tolgano: il mercato rifiuta le auto elettriche, o comunque è molto freddo nei loro confronti e questo vale per l’Italia, ma anche per altri Paesi, Germania compresa. Le aziende europee non possono arrivare alla media chiesta dalla UE di avere almeno il 21% di auto a emissioni zero nella loro offerta: sono al 15%, forse meno.



Qual è la soluzione adottata dalle imprese?

Stellantis, Toyota, Ford, Mazda e Subaru hanno creato una cordata, stringendo accordi con Tesla per acquistare i suoi crediti green, regalando un miliardo di euro a Elon Musk. Se adesso questo varrà pure per i cinesi, siamo a posto: a Pechino si fregano le mani. Il comportamento dei costruttori europei non lo capisco, è incredibile. Si sono accorti soltanto un paio di mesi fa della tegola delle sanzioni, quando c’era il presidente di ACEA, Luca De Meo. Prima non ne parlavano neanche.

Ma a Bruxelles, intanto, si stanno chiedendo come risolvere i problemi del settore?

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Qualcosa si sta muovendo grazie alle pressioni politiche del governo italiano e del ministro Adolfo Urso e ai metalmeccanici europei che il 5 febbraio scenderanno in piazza a Bruxelles. Di certo, se si dovesse arrivare a cancellare le sanzioni, non sarà per i costruttori. Si è appena chiuso il salone dell’automobile di Bruxelles, dove Kallenius ha chiesto alla Commissione Europea una decarbonizzazione guidata dal mercato. Il salone è caduto proprio nel momento di un acceso dibattito sul futuro dell’automotive: cosa ci voleva a organizzare una manifestazione come quella degli agricoltori? Invece mandano i soliti comunicati. Vanno avanti a lettere, ad atteggiamenti soft, mentre dovrebbero mostrare gli attributi.

Si parla tanto di questo tavolo che deve aprirsi a livello europeo sull’automotive. Quando si comincerà a parlarne davvero?

Il confronto dovrebbe aprirsi fra il 30 gennaio. Un’iniziativa su cui hanno inciso molto le pressioni del governo italiano.

Non dei tedeschi?

I tedeschi hanno le elezioni a febbraio, lì potrebbe cambiare tutto. Il dibattito in sede UE dovrebbe cominciare a fine gennaio: doveva accadere prima, ma poi Ursula von der Leyen ha avuto una brutta polmonite ed è stata ricoverata in ospedale. Alla fine di febbraio, invece, ci sarà il “Clean Industrial Deal”; le prime risposte potrebbero arrivare in quella occasione, pochi giorni dopo le elezioni tedesche, che sono il 23. Se il voto darà una forte spallata all’establishment attuale, cambia la solfa e la Von der Leyen dovrà adattarsi alla situazione. D’altra parte, non è nuova ai cambi di posizione: ha sposato il Green Deal nella precedente Commissione Europea e adesso fa la banderuola.

Ma sono già stati indicati dei temi specifici per il dibattito?

Si discuterà della crisi del settore, delle sanzioni, che sono il primo argomento da affrontare. La richiesta è di eliminarle, anche se i costruttori, nel frattempo, inspiegabilmente si accordano con Tesla e i cinesi per pagare loro i crediti. La politica, quella italiana in particolare, sta cercando di far togliere le sanzioni e loro accettano di sborsare un miliardo per evitarle, organizzano il pooling e sono disposte a pagare Musk o qualcun altro per sistemare la situazione.

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Questo confronto potrebbe portare alla revisione della direttiva che vieta di produrre auto che non siano elettriche (o con carburante sintetico) dal 2035 in poi?

Ursula Von der Leyen ha riconosciuto che ci sono dei problemi: 54 mila lavoratori delle aziende della fornitura, tra cui colossi come Bosch, Continental, ZF, Schaeffler, perdono il posto di lavoro. Sono fornitori, componentisti. In Italia ci sono gli stabilimenti di Stellantis fermi. Non so quanto potrà resistere Mirafiori a produrre qualche migliaio di macchine, rispetto a centinaia di migliaia come faceva un tempo. La situazione è veramente drammatica: viene imposto di costruire macchine elettriche che il mercato rifiuta, mentre vuole auto endotermiche, ibride. Ma è democrazia questa?

A che conclusioni può arrivare allora questo dibattito in sede UE?

Spero che si arrivi alla conclusione di togliere queste sanzioni, ma saranno determinanti le elezioni in Germania. Possiamo aspettarci di tutto: è un mondo in cui i dietrofront sono all’ordine del giorno. Potrebbero anche decidere per la neutralità tecnologica, almeno la speranza è quella, così suggerirebbe il buon senso. Non dico no alla macchina elettrica, ma bisogna valutare tutte le soluzioni che possono aiutare a rispettare l’ambiente. Ultimamente è diventato un grandissimo business anche questo.

(Paolo Rossetti)

 

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