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Henna Virkkunen ha detto la sua: snellire la burocrazia europea, ridurre le norme, stimolare la competitività, usare l’intelligenza artificiale per la semplificazione. A parlare non è un manager rampante stanco degli apparati bensì la vice presidente esecutiva della Commissione europea per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia. “Il rafforzamento della competitività globale dell’Europa è una delle prime priorità di questa Commissione e presenteremo presto la ricetta con la bussola strategica dedicata”, ha assicurato il 16 gennaio a Bruxelles, durante il summit New Industrial Ambition for Europe.
La kermesse, organizzata da Forum Europe a Bruxelles con il coinvolgimento di Ericsson, Nokia, Asml e Sap, puntava proprio ad accendere i riflettori sul tema della digitalizzazione europea e soprattutto sui meccanismi che potrebbero favorire la competitività, lo sviluppo e l’attrazione di nuovi investimenti. Ecco spiegata la partecipazione di Börje Ekholm, presidente e ad di Ericsson, di Pekka Lundmark, presidente e ad di Nokia, di Christian Klein, ad di Sap, di Christophe Fouquet, ad di Aml, dell’ex premier italiano Enrico Letta e appunto di Henna Virkkunen.
In ritardo sulla ricerca
Lo scenario di partenza è preoccupante se si considera la concorrenza tecnologica di Stati Uniti e Cina. Come sottolineato da Ericsson, la spesa in ricerca e sviluppo (r&d) delle sole sette aziende statunitensi leader nel tech è valsa ben il 50% dell’intera spesa analoga europea: calcolata, però, includendo settore pubblico e privato continentale, e considerando tutti i comparti, non solo il tech.
Non solo. Secondo McKinsey il gap in ricerca e sviluppo e formazione di capitale delle imprese europee è di 450 miliardi di dollari e questo contribuisce a uno svantaggio in produttività del 20% (Ecipe Policy Brief). La stessa Virkkunen ha ricordato che solo il 64% delle famiglie europee ha accesso alla fibra ottica e la copertura 5G raggiunge solo il 50% dei nuclei. “Con l’attuale passo di marcia non raggiungeremo gli obiettivi fissati per il 2030” ha detto.
Virkkunen: “Legislazione digitale deve essere armonica”
Henna Virkkunen ha riconosciuto un completo allineamento di intenti su più fronti e il valore dei recenti rapporti firmati dagli ex presidenti del Consiglio italiani Mario Draghi e Enrico Letta. Prima di tutto ha ricordato che una delle priorità è la creazione di un mercato unico, pur nel rispetto delle singole culture nazionali. “Quando si parla di legislazione digitale penso che dovrebbe essere tutto armonizzato, perché è un male quando le regole vengono implementate in modi molto diversi. Le compagnie che lavorano nel digitale, poi, sono internazionali”.
Un altro punto nevralgico è quello della grande quantità di regolamenti creata negli ultimi 5–10 anni. “Quindi oltre a sforzarci nell’armonizzazione, dobbiamo semplificare e consolidare. Come è stato detto chiaramente nelle lettere di intenti iniziali”, ha detto la commissaria. Nello specifico si parla della riduzione degli obblighi di rendicontazione, che comunque è solo una parte del “fardello amministrativo” relativo ai vecchi regolamenti.
La visione delle aziende
In linea di massima anche le aziende suggeriscono di implementare i rapporti Draghi e Letta, rafforzare ricerca e sviluppo, l’accesso al capitale e il sostegno ai campioni tecnologici. E poi implementare il 5G Security Toolbox, ovvero il pacchetto sicurezza dedicato al mobile, ma estendendolo di fatto a tutte le tecnologie di telecomunicazione, fibra compresa.
Inoltre suggeriscono di riformare le linee guida sulla concorrenza e su fusioni e acquisizioni per sostenere il consolidamento del mercato, stabilire obiettivi chiari per la diffusione del 5G e riequilibrare i costi delle licenze per lo spettro con l’implementazione della rete. Infine, allineare la connettività con gli obiettivi green europei.
I manager delle aziende presenti hanno sottolineato il valore della deregolamentazione, citando l’esempio degli Stati Uniti. La commissaria ha concordato, ricordando però che l’eliminazione di ogni regola non è un vantaggio per l’innovazione poiché è altrettanto importante la certezza legale quando si investe in nuove tecnologie. “Questo settore si sviluppa molto velocemente mentre i nostri processi legislativi sono molto lenti: dobbiamo allo stesso tempo spingere sull’innovazione ma anche valutare i rischi che arrivano”, ha concluso Virkkunen.
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