BARI
Questa mattina il sindaco di Bari Vito Leccese è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Di seguito il testo del suo intervento:
Signor Presidente della Corte d’appello, signor Procuratore generale, signor rappresentante del Governo, magistrate e magistrati.
Non ruberò molto tempo al programma degli interventi dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ma sentivo il dovere di essere qui, per la mia prima volta da sindaco, per ringraziarvi del lavoro che svolgete quotidianamente.
Perché dal vostro lavoro dipendono il benessere e la crescita della nostra comunità, lo abbiamo detto in più di un’occasione in questi anni. Anni in cui abbiamo assistito al disagio di un’amministrazione della giustizia troppo a lungo ospitata in spazi inidonei e fatiscenti, indegni di rappresentare la qualità del lavoro di chi vi opera: la giustizia non può esistere al di là dei suoi simboli così come il diritto non può fare a meno delle sue forme.
Per questo ci siamo battuti con tenacia, percorrendo l’unica strada possibile, quella della collaborazione inter istituzionale, quella inaugurata dal mio predecessore Antonio Decaro e dal Viceministro Francesco Paolo Sisto, la sola possibile che ci permetterà di raggiungere l’obiettivo sperato.
Lo dico perché questa vicenda l’ho vissuta sulla mia pelle, perché c’ero quando la sede di via Nazariantz fu dichiarata inagibile e, ancor prima, quando ogni intervento sulle sedi giudiziarie comportava un inaccettabile rimpallo di competenze e responsabilità tra il Comune e il Ministero.
C’ero quando le proposte e i progetti si perdevano nei rivoli della burocrazia, delle polemiche e delle contrapposizioni, lasciandovi nell’incertezza. C’ero anche quando, finalmente, nel 2014, la ministra Pinotti firmò il decreto di cessione delle due caserme dismesse e abbandonate da diversi anni, su quei terreni che oggi rappresentano l’avamposto del futuro parco della Giustizia.
Parliamo di una delle opere più importanti per il futuro della nostra città, non solo dal punto di vista urbanistico ma anche sociale e politico. Oggi vediamo finalmente la luce in fondo al tunnel, e al termine della valutazione delle offerte pervenute in risposta alla procedura di appalto integrato, una volta approvato il progetto esecutivo, finalmente potranno partire i lavori, finanziati per 405 milioni di euro.
Quel giorno sarò ancora più orgoglioso di esserci, e di indossare questa fascia, al vostro fianco.
A tal proposito, permettetemi di ringraziare l’Agenzia del Demanio e tutta la struttura che ha lavorato per la realizzazione di un’opera che auspichiamo diventi un simbolo della giustizia in tutta Italia. Come pure i tecnici del Ministero e tutti i rappresentanti degli uffici giudiziari che hanno dato il loro contributo a questo percorso, lungo e complesso. Ogni singolo sforzo è stato determinante per il traguardo più grande di cui oggi condividiamo la responsabilità.
In questa aula, lo scorso anno, il procuratore generale Leone De Castris ha richiamato l’intera classe politica e amministrativa alle responsabilità legate al ruolo di guida e di esempio che esercita nella società, invitandoci alla sobrietà nelle relazioni e nelle pratiche: le sue parole sono state per noi al contempo un monito e un faro. Nei momenti brutti, che pure abbiamo attraversato, come nei momenti belli, che ci hanno visto tornare a gioire insieme alla città.
Avevo preso un impegno con i baresi, e posso dire di averlo mantenuto: uno dei miei primi atti da sindaco è stato quello di rafforzare i presidi di legalità, istituendo la ripartizione “Controlli, legalità, trasparenza e antimafia sociale” con l’obiettivo di rendere più penetrante il sistema dei controlli all’interno dell’ente e delle sue partecipate, per dare un chiaro segnale di trasparenza.
Ho cercato di onorare il senso di quel richiamo in ogni mia azione, dalla campagna elettorale ai miei primi passi al governo della città.
In chiusura, permettetemi di condividere un’ultima riflessione. Non sono giornate serene per la magistratura italiana e per chi crede in determinati valori.
Da rappresentante delle istituzioni che, dalla fine degli anni ’80, in diversi ruoli, ha vissuto le fasi più difficili della vita politica e istituzionale della nostra Repubblica nel rapporto tra i poteri dello Stato, desidero testimoniare la mia vicinanza a tutti voi, convinto del ruolo fondamentale che la giustizia, con le sue caratteristiche incomprimibili di autonomia e indipendenza, svolge nella vita democratica del nostro Paese.
Del resto la nostra Carta costituzionale, che consideriamo la più bella del mondo, e vorremmo rimanesse tale, nella sua limpida affermazione di valori ci ricorda che “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”.
Due frasi semplici, chiare come solo i principi costituzionali che guidano la nostra democrazia sanno essere.
La stessa limpidezza che sprigiona dal tricolore delle coccarde che oggi avete appuntato sulle toghe e che io ho l’onore di portare sul cuore con questa fascia. Colori che ci rendono orgogliosi di rappresentare e di servire fino in fondo il nostro Paese. Grazie e buon lavoro in questo nuovo anno giudiziario.
BARI, IL SINDACO LECCESE ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO
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