La relazione
Il business delle famiglie catanesi rimane il traffico delle sostanze stupefacenti in collaborazione con la ‘ndrangheta e la camorra
Nell’organizzazione criminale mafiosa è sempre più frequente l’inserimento di mogli e compagne degli affiliati nell’organigramma delle consorterie; il business delle famiglie catanesi rimane il traffico delle sostanze stupefacenti in collaborazione con la ‘ndrangheta e la camorra.
Lo rileva il presidente della Corte d’appello di Catania, Filippo Pennisi, nella relazione all’inaugurazione dell’Anno giudiziario.Resta presente la tendenza a infiltrarsi negli «appalti di lavori pubblici e relativi subappalti, filiera dei prodotti petroliferi, lavorazione dei prodotti agricoli e grande distribuzione e, in generale, ogni tipo di attività che possa consentire il reinvestimento di capitali illeciti, anche attraverso l’opera compiacente di professionisti e imprenditori apparentemente estranei a logiche criminali».«I gruppi criminali operanti nel distretto proseguono la strategia del cosiddetto inabissamento, funzionale a evitare situazioni di allarme sociale idonee ad attirare l’attenzione delle Istituzioni e delle Forze dell’ordine. Le loro linee d’azione continuano a essere finalizzate a perseguire, più che il monopolio dell’attività criminale di basso profilo, l’esclusiva degli interessi di portata strategica o che comunque garantiscano un ritorno economico particolarmente redditizio. Permane l’elevato interesse della criminalità organizzata per le risorse stanziate per il rilancio del Paese, come pure per le specifiche garanzie pubbliche accordate in favore degli istituti di credito per i finanziamenti concessi alle imprese e da destinarsi ad investimenti o costi per il personale».
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