Il futuro dei veicoli autonomi nel trasporto pubblico: vantaggi e sfide

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I veicoli a guida autonoma rappresentano una delle innovazioni più promettenti nel settore della mobilità urbana.

Da anni oggetto di dibattiti e sperimentazioni, queste tecnologie offrono prospettive uniche per il trasporto pubblico, affrontando sfide come l’inquinamento, la congestione del traffico e l’accesso alla mobilità per tutti. Nonostante il tragico incidente causato dal veicolo Cruise in Ottobre 2023, per il quale lo Stato della California ne ha sospeso a tempo indeterminato le attività, il mercato per i veicoli a guida autonoma per il trasporto pubblico continua a attirare l’interesse di pubblico e investitori.

La domanda non è più se, ma quando e come questa trasformazione avrà luogo, considerando che le principali barriere non sono più tecnologiche, ma infrastrutturali.

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Lo stato dell’arte: tra promesse e sfide tecnologiche

Negli Stati Uniti e in Cina, i veicoli autonomi hanno già superato la fase sperimentale in contesti controllati. Aziende come Waymo e Baidu hanno lanciato servizi di robotaxi in città selezionate, dimostrando la fattibilità di un trasporto pubblico senza conducente. In California la Glydways ha presentato la sua Glydcar, un pod a quattro posti, appositamente progettata per il trasporto di massa così come le Citycab a due posti e il Robovan a 20 di Musk o gli AV (Autonomous Vehicles) di May Mobility a breve integrati nei servizi pubblici di Minneapolis’ SouthWest Transit a Eden Prairie, Minnesota.

Tuttavia, le condizioni di guida autonoma – strade larghe, ben segnalate e poco trafficate – evidenziano come queste soluzioni siano ancora lontane dall’essere pronte per ambienti urbani complessi come quelli europei.

L’Europa, infatti, presenta un panorama più frammentato. Strade strette, spesso con coperture tradizionali, infrastrutture datate e condizioni meteorologiche variabili rappresentano un ostacolo significativo. Ad esempio, centri storici come quello di Milano o Parigi richiedono veicoli con una capacità di adattamento molto più avanzata rispetto a quelli testati nelle larghe arterie di Phoenix o Shenzhen.

Per rendere i veicoli autonomi una realtà anche nel Vecchio Continente, sarà necessario investire in mappe stradali estremamente dettagliate, capaci di rappresentare con precisione la complessità delle infrastrutture esistenti.

Il ruolo delle mappe 3D per il futuro della mobilità

La creazione di mappe 3D ad alta risoluzione è fondamentale per il funzionamento dei veicoli a guida autonoma. Queste mappe permettono al software di “vedere” e analizzare l’ambiente circostante, identificando segnali stradali, marciapiedi, ostacoli e persino condizioni del manto stradale.

A oggi, i dati per queste mappe vengono raccolti tramite una combinazione di telecamere, lidar (laser scanner), sensori e radar montati sui veicoli. La banca dati e potenza di calcolo richieste sono notevoli e i produttori di veicoli sono avvantaggiati in quanto possono (entro i limiti ancora in definizione delle varie normative internazionali) fare leva sui dati dei veicoli in circolazione:

 Tuttavia, questa modalità risulta dispendiosa, difficile per la manutenzione e poco pratica per coprire intere reti stradali nazionali, soprattutto in Europa. Una soluzione alternativa potrebbe arrivare dall’utilizzo di flotte di veicoli già in circolazione: le Citycab e i Robovan, ad esempio, si appoggiano alla potente banca dati fornita dalle 6 milioni di Tesla in circolazione.

Questa metodologia potrebbe essere adattata per scopi pubblici, coinvolgendo veicoli della pubblica amministrazione, come autobus, camion della nettezza urbana e taxi. Utilizzare queste flotte per raccogliere dati sullo stato delle strade consentirebbe di ridurre i costi e aumentare la capillarità della mappatura.

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Un caso di successo: la provincia di Brescia

Un esempio concreto di utilizzo intelligente delle flotte pubbliche per la raccolta dati proviene dalla Provincia di Brescia. Qui, sensori montati su veicoli della pubblica amministrazione sono stati utilizzati per monitorare le condizioni del manto stradale. I dati raccolti sono stati analizzati tramite piattaforme IoT e Big Data, consentendo di pianificare interventi di manutenzione in modo più efficiente.

Questo approccio dimostra come sia possibile integrare la raccolta dati per veicoli autonomi con altri progetti di smart mobility, ottimizzando le risorse. Ad esempio, un sistema simile potrebbe essere utilizzato per aggiornare costantemente le mappe necessarie ai veicoli autonomi, garantendo che siano sempre precise e aggiornate.

Prospettive per il trasporto pubblico

La transizione verso un trasporto pubblico autonomo potrebbe portare numerosi vantaggi:

  • Riduzione dei costi operativi: per offrire più corse, anche notturne.
  • Miglioramento della sicurezza: i veicoli autonomi riducono il rischio di incidenti causati da errore umano, che rappresentano circa il 90% degli incidenti stradali.[1]
  • Accessibilità e inclusività: i veicoli autonomi potrebbero offrire soluzioni di mobilità per persone con disabilità o per coloro che vivono in aree mal servite dai trasporti tradizionali.

Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi, sarà necessario affrontare alcune criticità:

  • Normative: l’Europa deve ancora stabilire regole unificate per l’utilizzo di veicoli autonomi sulle strade pubbliche.
  • Opinione pubblica: la diffidenza verso i veicoli autonomi rimane alta, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei passeggeri e dei pedoni.
  • Infrastrutture e adeguamento tecnologico: la modernizzazione delle infrastrutture è un prerequisito indispensabile che, in combinazione con mappature accurate e dinamiche, crea l’ambiente adatto al trasporto di massa AV.

Un futuro condiviso: collaborazione pubblico-privato

Per accelerare l’adozione dei veicoli autonomi nel trasporto pubblico, sarà cruciale una stretta collaborazione tra aziende private e amministrazioni pubbliche. Da un lato, le aziende tecnologiche possono fornire soluzioni innovative per la raccolta dati e la gestione delle flotte. Dall’altro, le amministrazioni possono mettere a disposizione le proprie infrastrutture e risorse per testare e implementare queste tecnologie su larga scala.

Ad esempio, piattaforme di mobilità integrata potrebbero combinare veicoli autonomi con altri mezzi di trasporto pubblico, creando un sistema realmente multimodale e sostenibile. In questo contesto, i robotaxi e i minibus autonomi potrebbero fungere da feeder service, collegando le zone periferiche con i principali nodi di trasporto.

Conclusioni

I veicoli autonomi hanno il potenziale di rivoluzionare il trasporto pubblico, rendendolo più efficiente, sicuro e inclusivo. Tuttavia, per trasformare questa visione in realtà, sarà necessario affrontare le sfide tecnologiche poste da un’infrastruttura storica come quella che troviamo in Europa.

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Investire in mappe stradali digitali dettagliate e sfruttare le flotte di veicoli pubblici per la raccolta dati rappresentano strategie chiave per superare questi ostacoli. In definitiva, il futuro del trasporto pubblico autonomo dipenderà dalla capacità di collaborare e innovare, costruendo un ecosistema di mobilità capace di rispondere alle esigenze di città e cittadini.

Note


[1] Ministero Infrastrutture e Trasporti, https://mit.gov.it/nfsmitgov/files/media/progetti/2022-09/20220916_Piano%20Nazionale%20Sicurezza%20Stradale_Def.pdf



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